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Ucraina: passo indietro di Mosca, Washington soffia sul fuoco

Gli aggiornamenti

15.40 – Secondo Oleg Tiagnibok, leader del partito nazionalista ucraino UDAR – ora al governo insieme a Patria e Svoboda – l’Ucraina dovrebbe bloccare la ricezione dei canali televisivi russi che “danno dei fatti una visione falsa”.

15.15 – All’Unione europea “non possiamo accettare una disintegrazione territoriale dell’Ucraina né le ingerenze di Mosca”. Lo ha affermato Sandro Gozi, sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega agli Affari europei alla trasmissione Prima di Tutto, su Radio Uno Rai. “L’Italia e la Germania sono le nazioni che stanno giocando il ruolo più attivo, hanno il potenziale maggiore per spingere verso la mediazione, dato che sono i Paesi più interessati e che hanno più possibilità di dialogo con Kiev e con Mosca”.

15.00 “La Russia ha accettato la convocazione del Consiglio Nato-Russia per domani. E’ un fatto molto positivo per mantenere aperto il canale del dialogo”: lo ha annunciato alle Commissioni Esteri riunite di Camera e Senato la titolare della Farnesina, Federica Mogherini.

14.00 – La Casa Bianca starebbe approntando un pacchetto di ‘aiuti’ per l’Ucraina del valore di 1 miliardo di euro.

13.30 – Le forze filorusse che circondano la base dell’aviazione ucraina di Belbek, nei pressi Sebastopoli, hanno sparato colpi di avvertimento ai soldati ucraini che cercavano di avvicinarsi alla base. Lo riferisce all’Afp un ufficiale ucraino che si trova al’interno della struttura. Le truppo filorusse che sorvegliano la base hanno sparato in aria quando una colonna di 300 uomini disarmati dell’esercito ucraino si è avvicinata al campo d’aviazione attorno alle otto italiane di stamani, ha detto Oleksey Khramov per telefono all’Afp. “hanno sparato vari colpi in aria e hanno detto che avrebbero aperto il fuoco se avessero continuato ad avanzare” ha spiegato. I soldati ucraini si sono fermati e sono rimasti fuori dalla base.

12.40 – Secondo il governo della Crimea, sono 23 su 34 le unità militari ucraine dispiegate nella Repubblica Autonoma che sono passate sotto il comando delle autorità filo-russe, per un totale di 5500 soldati.

12.10 – Gli Stati Uniti – ha detto al Wall Street Journal il segretario al Commercio Michael Froman – sospenderà le trattative in corso con la Russia per aumentare gli scambi commerciali e gli investimenti. “Alla luce degli eventi in Ucraina – ha detto il rappresentante dell’amministrazione Obama – abbiamo sospeso le trattative bilaterali commerciali e di investimento con il governo russo che puntavano a una piu’ stretta collaborazione commerciale”.

11.55 – Nel corso di una conferenza stampa nella sua residenza fuori Mosca, il presidente russo Vladimir Putin ha definito la destituzione dell’ex presidente ucraino Viktor Ianukovich e la conseguente instaurazione di un nuovo governo a Kiev “un’azione incostituzionale” e “una presa del potere con le armi”. “L’unico presidente legittimo – ribadisce Putin – è Yanukovich”. E conferma che, per il momento, “non è necessario inviare truppe russe”, benché la Russia “si riservi il diritto di usare ogni mezzo per proteggere i russi in Ucraina”. Insomma quella militare resta “l’estrema risorsa” cui ricorrere.

11.45 – Al parlamento ucraino è stato registrato il progetto di legge n. 4327 de 28 febbraio 2014 “sulla Guardia”, che prevede il riconoscimento e legalizzazione delle squadracce della cosiddetta “autodifesa del majdan”. Questo procedimento parlamentare mira ad affidare funzioni di ordine pubblico alle bande di estrema destra che nei mesi e nelle settimane scorse hanno assaltato palazzi governativi e sedi di partito e aggredito esponenti politici antifascisti. Le bande della cosiddetta “autodifesa del majdan” ancora occupano le sedi del Partito delle Regioni e del Partito Comunista e dei sindacati che erano state assaltate nei giorni del golpe e recentemente hanno occupato la sede dell’agenzia stampa GolosUA. (Fonte: https://www.facebook.com/ucrainaantifascista?fref=ts)

11.35 – Due navi da guerra russe hanno attraversato lo stretto del Bosforo. Le due navi, riferisce Cnn Turk, erano dirette dal Mar Mediterraneo verso il Mar Nero. Entrambe le imbarcazioni, identificate come ‘Saratov’ e la ‘Yamal’, sono classificiate come navi da sbarco e fanno parte della Flotta del Mar Nero russa, che ha sede in Crimea.

11.30 – A partire da aprile la Russia cancellerà lo sconto sul gas concesso a dicembre all’Ucraina e che ha fatto scendere il prezzo del metano da circa 400 a 268,5 dollari per mille metri cubi. Lo fa sapere l’ad di Gazprom Alexiei Miller citato dall’agenzia Itar-Tass

11.20 – Tensione altissima nella città ucraina orientale di Kharkov, dove da giorni si susseguono manifestazioni contro il governo golpista di Kiev e dove i manifestanti avevano occupato il palazzo della Regione sgomberando i poliziotti e i miliziani di estrema destra mandati dalla capitale. Oggi un enorme schieramento di polizia sta proteggendo l’insediamento del nuovo governatore imposto da Kiev, Igor Baluta, che sostituisce quello – Dobkin – scelto dai dimostranti nei giorni scorsi. Davanti al palazzo della Regione blindato la folla grida ‘Russia, Russia’.

11.15 – Dopo Germania, Belgio, Italia e altri paesi dell’Ue, anche la tradizionalmente filo-Usa Gran Bretagna sarebbe contraria a sanzioni commerciali o finanziarie contro la Russia, chieste invece a gran voce da Washington. Lo si evince da un documento ufficiale, fotografato in mano a un funzionario britannico che lo stava portando a Downing Street, per consegnarlo al primo ministro David Cameron. Nel documento, riferisco alcuni media locali, sarebbero contenute le diverse opzioni previste da Londra per far fronte alla crisi ucraina. “Il Regno Unito non dovrebbe sostenere per ora sanzioni commerciali… o chiudere centri finanziari di Londra ai russi”, si legge. Durante la visita di ieri a Kiev, il ministro degli Esteri britannico William Hague aveva avvertito la Russia dei “costi e delle conseguenze” dell’intervento in Ucraina, senza fornire alcun dettaglio. Secondo la Bbc, il documento suggerisce che le dichiarazioni pubbliche britanniche dovrebbero restare “generiche” e le minacce specifiche dovrebbero essere “utilizzate in messaggi privati”.

11.05 – Il premier ucraino Arsenyi Yatseniuk incontrerà i capi di Stato e di governo dell’Unione europea giovedì a Bruxelles. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio Ue Herman van Rompuy. 

La situazione alle 11.00

Dopo essere arrivati ad un passo dallo scontro militare in Ucraina tra le truppe di Mosca e quelle sempre meno consistenti di Kiev, sembra che in queste ore stia prevalendo una certa cautela. Frutto degli sforzi di una parte dell’Ue capitanata dalla Germania (e che include l’Italia) di ricomporre la crisi a livelli accettabili, dopo aver condotto a Kiev una provocazione senza precedenti nei confronti degli interessi politici, economici e militari russi proprio a ridosso dei confini di Mosca.

Il primo segnale di distensione è arrivato proprio da Vladimir Putin che alcune ore fa ha ordinato alle truppe russe mobilitate a fine febbraio in tutte le regioni che circondano l’Ucraina di rientrare nelle loro caserme. Il presidente russo ha ordinato “alle truppe e alle formazioni che hanno preso parte alle esercitazioni militari” nei distretti militari centrale e occidentale di questi giorni “di tornare ai loro posti di schieramento permanente” ha informato il portavoce di Putin Dmitry Peskov.
Da parte sua il rappresentante permanente russo presso l’Onu Vitaly Churkin, ha sottolineato che l’intervento russo in Crimea sarebbe stato chiesto da Viktor Yanukovich, il presidente ucraino destituito dalla nuova maggioranza parlamentare filo-Ue e filo-Nato. “Il presidente legittimamente eletto dell’Ucraina ha fatto appello al presidente Putin a utilizzare le forze armate della Russia per ripristinare lo Stato di diritto in Ucraina”, un appello che risalirebbe al 1 marzo ha dichiarato Churkin in una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nella notte.

Non è chiaro ancora se l’ordine di Putin alle truppe affinché rientrino nelle loro basi è rivolto anche a quelle schierate in questi giorni in Crimea, che comunque per lo più non sono arrivate dal territorio della Federazione Russa ma erano già stanziate o nella flotta del Mar Nero o nelle basi militari di Mosca nel territorio della Repubblica Autonoma. Allo stato un disimpegno russo dalla Crimea sembra abbastanza improbabile, anche in vista del referendum indetto dalle autorità di Simferopol il prossimo 30 marzo e che dovrebbe concedere al territorio di Mosca ceduto all’Ucraina da Kruscev nel 1954 uno status simile a quello di uno stato indipendente. Secondo il premier della Crimea, Sergey Aksyonov, il referendum potrebbe tenersi anche prima di fine mese.

Fatto sta che nelle ultime ore altre unità militari ucraine di stanza in Crimea sono passate sotto gli ordini delle autorità della Repubblica Autonoma dopo la flotta da guerra, vari caccia e alcune migliaia di soldati. Altre tre reggimenti missilistici antiaerei delle Forze Armate dell’Ucraina, di stanza a Jalta, Feodosia e Fiolent hanno dichiarato la loro “disponibilità a difendere la popolazione di Crimea”. In totale si tratta di più di 700 soldati e ufficiali che controllano 20 sistemi missilistici antiaerei “Buk” e più di 30 sistemi missilistici antiaerei S-300 PS.

Se Bruxelles e Mosca sembrano voler riportare la crisi in una dimensione quanto meno non militare gli Stati Uniti sembrano impegnati in una offensiva a tutto campo che se da una parte mira a colpire gli interessi russi dall’altra sembra voler mettere in difficoltà anche l’Unione Europea, che Washington vorrebbe spingere contro Mosca acuendo la faglia già creata dal golpe ucraino. Durante la notte il Pentagono ha annunciato che gli Stati Uniti hanno “sospeso tutti i legami militari” tra Washington e Mosca in seguito all’intervento russo in Crimea. “Questa decisione include “le esercitazioni e le riunioni bilaterali, gli scali delle navi e le conferenze di pianificazione militare”, ha affermato il portavoce della Difesa USA, il contro-ammiraglio John Kirby, in un comunicato. Inoltre oggi il segretario di stato americano John Kerry è arrivato a Kiev per mostrare sostegno al nuovo governo nazionalista che si è impossessato del potere a Kiev.

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