Dopo quella di Donetsk anche la regione di Kharkov ha proclamato la sua indipendenza dal governo nazionalista di Kiev. Ieri pomeriggio un consistente gruppo di deputati regionali della città dell’Ucraina orientale ha assunto il controllo delle funzioni di governo esautorando le delegazioni delle istituzioni statali ed ha proclamato la nascita della Repubblica Popolare di Kharkov in un clima di scontri in strada tra miliziani fedeli alle autorità centrali e quelle separatiste. Sul modello di quanto era avvenuto in mattinata nella città industriale di Donetsk, le nuove autorità hanno affermato che il ‘nuovo stato sovrano stabilirà relazioni con altri stati in accordo con il diritto internazionale’ dopo un referendum popolare da organizzare quanto prima con l’avallo del deposto presidente Viktor Yanukovich che le comunità russofone continuano a considerare il legittimo capo dello stato. Anche in questo caso durante la proclamazione dell’indipendenza i deputati regionali hanno chiesto alla Russia di garantire il pacifico e regolare svolgimento del referendum sull’autodeterminazione e l’eventuale unione con Mosca. Ma la polizia ha bloccato l’ingresso nell’edificio del Consiglio Regionale di 136 attivisti che previamente erano stati ‘eletti’ come nuovi deputati locali dai manifestanti.
In serata il governo centrale ha risposto inviando a Kharkov alcune squadre di agenti delle forze speciali Alfa, alle quali il ministro degli Interni di Kiev Arsen Avakov ha dato ordine di riportare l’ordine all’interno di quella che è stata definita una ‘operazione antiterrorismo’. Questa mattina la parte dell’edificio occupata dai manifestanti secessionisti è stata sgomberata con la forza da miliziani arrivati a bordo di alcuni pullman mentre all’interno si sviluppava un incendio, e i poliziotti avrebbero arrestato circa 70 persone. Rimane comunque occupata la torre della tv regionale, per protesta contro la decisione da parte del governo centrale di bloccare i canali televisivi che trasmettono in russo.
Secondo alcune fonti il governo ha inviato nelle regioni orientali anche alcuni battaglioni della nuova Guardia Nazionale, il corpo di sicurezza creato dopo il golpe che ha assorbito molti degli estremisti di destra di Pravyi Sektor e di Svoboda protagonisti degli assalti violenti dei giorni della cosiddetta ‘rivoluzione’. Alcuni provocatori arrivati da Kiev, alcuni dei quali armati, sono stati individuati e fermati nella giornata di ieri a Donetsk e in altre località.
Da parte sua Mosca è tornata a denunciare la presenza di 150 mercenari appartenenti alla multinazionale militare privata statunitense Greystone nell’Est dell’Ucraina.
Secondo il ministero degli esteri russo, “in base alle informazioni disponibili, nelle regioni sud-orientali dell’Ucraina, anche a Donetsk” oltre alle forze interne e alla Guardia Nazionale dell’Ucraina, “con la partecipazione illegale di militanti armati del Settore di Destra” ci sarebbe anche altro. “Particolarmente allarmante è il fatto che questa operazione siano collegati circa 150 esperti americani della organizzazione militare privata Greystone, travestiti da unità di soldati Sokol” ha denunciato in un comunicato. Un fatto gravissimo, ha avvertito da Mosca il ministero degli Esteri, che “potrebbe scatenare la guerra civile”.
Da parte sua il presidente ad interim ucraino Oleksandr Turchynov ha annunciato duri provvedimenti contro partiti e movimenti che “fomentano il separatismo” e la Rada discuterà oggi un giro di vite per arginare l’effetto domino che dalla Crimea sta risalendo verso nord.
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Nel video, ieri immediatamente dopo la proclamazione della Repubblica Popolare di Donetsk, dalla sede dell’amministrazione regionale sono stati diffusi gli inni dell’URSS e l’Internazionale.
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