Un sanguinoso attacco degli insorti antigolpisti dell’est dell’Ucraina avrebbe inferto un duro colpo all’esercito di Kiev. Il ministero della Difesa ucraino ha reso noto che i ribelli nella notte hanno abbattuto un cargo militare che trasportava truppe e rifonimenti all’aeroporto di Lugansk, nell’est del Paese. Secondo le informazioni fin qui diffusi nell’attacco che ha colpito il cargo durante l’atterraggio sarebbero morti almeno 49 militari, tutti paracadutisti della Brigata Aeromobile 25.
Intanto ieri è stata un’altra giornata di combattimenti e di sangue con varie vittime in diverse località dell’est del Paese, dove le truppe di Kiev hanno riconquistato l’importante città portuale di Mariupol. Ma intanto, proprio 24 ore dopo lo sconfinamento presunto dalla Russia di alcuni mezzi militari dei “separatisti”, tra cui tre carri armati “residuati” dell’Urss, denunciato dal ministero dell’Interno ucraino, il Cremlino ritorce l’accusa imputando alle truppe di Kiev di aver sconfinato nella regione di Rostov sul Don con due blindati che sarebbero stati fermati dalle guardie di frontiera russe.
Secondo la versione dei fatti più credibile un blindato ucraino sarebbe entrato in Russia e si sarebbe fermato per un guasto vicino al villaggio di Millerovo, dove è stato però individuato dalle guardie di frontiera di Mosca. A quel punto sarebbe arrivato un secondo blindato ucraino per riportare indietro i membri dell’equipaggio del tank in panne. Secondo le guardie russe, i soldati ucraini avrebbero in ogni modo sconfinato di appena 150 metri, nei pressi del paesino di Iezerovo.
Intanto improvvisamente il negoziato tra Kiev e Mosca sembra essersi interrotto, con il premier ucraino Arseni Iatseniuk che ha già ordinato ai suoi uomini di prepararsi alla chiusura dei rubinetti del metano russo. Iatseniuk ha ordinato al governo e alla società energetica statale Naftogaz di prepararsi alla cessazione delle forniture di gas e a difendere gli interessi del Paese all’arbitrato della Corte di Stoccolma. Un’apertura è arrivata in serata, con il ministro dell’Energia ucraino, Iuri Prodan, che ha proposto nuove trattative nel fine settimana – prima che scada l’ultimatum russo -, ribadendo però che Kiev punta a un ulteriore sconto che porti il prezzo del metano russo da 485 a 326 dollari per mille metri cubi. Ma da Mosca i margini di compromesso paiono esauriti: al punto che l’a.d. del colosso Gazprom, Aleksiei Miller, ha fatto sapere senza mezzi termini che la tariffa di 385 dollari – proposta in settimana all’Ucraina di fronte all’Ue, e finora respinta da Kiev – va considerata «l’ultima offerta» russa. Kiev ha tempo fino a lunedì mattina per pagare 1,9 miliardi di dollari – parte del debito con la Russia -, altrimenti Mosca introdurrà un regime di pagamento anticipato e chiuderà i rubinetti del metano se non le saranno pagate le forniture.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa
Franco
notizie utili, per capire, come sempre che una nazione con poca popolazione, e con poche materie prime, è destinata a perdere. grazie per le info, buon lavoro