Nonostante il silenzio stampa dei grandi media occidentali, anche in queste ore l’esercito ucraino sta continuando la sua offensiva contro le regioni insorte dell’Est del paese, dove cresce l’inquietudine nelle roccaforti dei ribelli di Lugansk e Donetsk: le forze governative sostengono di controllarne le vie di accesso e la popolazione, oltre ai ribelli, teme un sanguinoso assalto finale. Intanto la diplomazia internazionale continua a tentare la via del negoziato: in giornata Berlino e Parigi devono nuovamente sentire il presidente Petro Poroshenko al telefono, mentre il ministro degli Esteri Federica Mogherini, ieri a Kiev, oggi ha incontrato il collega russo Sergey Lavrov e nel tardo pomeriggio è attesa al Cremlino per un colloquio con Putin.
Le agenzie di stampa raccontano che stamattina Lugansk appariva quasi deserta. Scarsissima la circolazione, regolare il rumore di tiri d’artiglieria proveniente dal Nord. Le autorità municipali hanno riferito di tre morti e cinque feriti nelle ultime 24 ore e alcuni colpi di obice sono caduti anche sui palazzi del quartiere Oktyabrsky. I colpi di artiglieria si sono concentrati contro la stazione degli autobus, dove ha sede anche il quartier generale degli insorti ed una granata ha colpito un minibus uccidendo due persone.
“Siamo a 20 chilometri da Donetsk” ha dichiarato il ministro dell’Interno Arsen Avakov. “Li cacceremo, sino a quando non si ritroveranno nell’altra Donetsk”, ovvero nella cittadina omonima sul versante russo.
Il regime ucraino fa sapere che l’offensiva militare contro la popolazione delle Repubbliche Popolari potrebbe durare ancora un mese, respingendo da una parte le pressioni per un cessate-il-fuoco immediato.
Ieri sera una lunga colonna militare – un chilometro e mezzo di carri armati e veicoli blindati – è arrivata alle porte di Donetsk, e i mezzi blindati si sono poi dispersi per campi e vie secondarie, facendo ipotizzare manovre per un accerchiamento della grande città e di Lugansk. Testimoni hanno visto gruppi di soldati di Kiev scavare alcune trincee, segno che il regime nazionalista prepara l’assedio alla popolazione già stremata mentre dopo la ritirata da Slaviansk i miliziani delle autodifese hanno fatto saltare tre importanti ponti per evitare o almeno ritardare l’ingresso in città delle truppe golpiste. Che nelle ultime ore hanno registrato almeno 22 morti nei combattimenti.
Quattro soldati sono morti e 27 sono rimasti feriti quando un autoblindo su cui viaggiavano è saltato su una delle mine disseminate dai miliziani delle Repubbliche Popolari. Inoltre in una massiccia incursione di insorti contro le postazioni dei militari di Kiev nei dintorni dell’aeroporto di Kramatorsk sarebbero stati ben 18 i militari uccisi. “Vicino all’aerodromo di Kramatorsk un nostro gruppo ha attaccato una colonna nemica, ha distrutto tre blindati e ha ucciso 18 militari. Nelle vicinanze di Slavyansk abbiamo distrutto due carri da combatimento T-64 e abbiamo ucciso quattro soldati” ha rivendicato il portavoce delle milizie del Donbass all’agenzia ufficiale russa RIA-Novosti.
Ma ora il timore di un lungo assedio e di nuovi, massicci bombardamenti da parte del regime sulla popolazione di Donetsk e Lugansk – un milione e mezzo di abitanti in tutto – sta spingendo le diplomazie europee a rilanciare, almeno sulla carta, gli sforzi per convincere le marionette di Kiev a negoziare un cessate-il-fuoco. Berlino e Parigi hanno recentemente chiesto al presidente ucraino, l’oligarca Poroshenko, di dare prova di “moderazione” nell’intervento militare in corso nell’Est del Paese raccontano i comunicati emessi dai rispettivi governi. In una lunga conversazione telefonica con il miliardario ucraino Merkel e Hollande avrebbero sottolineato “l’importanza di arrivare rapidamente a una soluzione politica fondata su un cessate-il-fuoco bilaterale, su un meccanismo di sorveglianza della frontiera con l’Osce e la liberazione di tutti gli ostaggi”. Ma Poroshenko ha promesso la riconquista di Donetsk e Lugansk durante un blitz propagandistico realizzato a Slavyansk, occupata sabato dai governativi, presentandosi per pochi minuti nella piazza centrale della città in tuta mimetica. Una comparsata che non lascia ben sperare.
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