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Ucraina: protesta contro la guerra blocca autostrada

Non è stata una protesta di massa quella che ha bloccato una importante arteria stradale ad ovest della capitale ucraina ma in un paese governato da un regime autoritario e in piena guerra civile la notizia suona comunque come un segnale positivo, uno dei pochissimi a disposizione in questi tristi giorni di fine luglio.
Oltre cento persone hanno bloccato l’autostrada internazionale che collega la capitale ucraina Kiev a Chop, sul confine ungherese, nel sud ovest dell’Ucraina, a 30 chilometri dalla frontiera, per protestare contro la mobilitazione generale dichiarata dal governo golpista per far fronte alla necessità di nuove truppe da inviare nelle regioni insorte dell’est del paese. “Siamo contro la mobilitazione” “Voglio che mio padre resti in vita”, “Vadano i funzionari e i loro figli a fare la guerra!” recitavano i cartelloni esposti dai manifestanti che hanno a lungo bloccato sotto il sole cocente un centinaio di autocarri provenienti dall’Europa.
Impegnato nell’assedio e nel bombardamento delle città delle regioni di Donetsk e Lugansk insorte dopo il golpe nazionalista e filoccidentale di febbraio, il governo ucraino ha indetto la scorsa settimana una nuova mobilitazione mentre i combattimenti si intensificano e diventano sempre più sanguinosi. “E’ una guerra all’est (…) perchè la gente della Transcarpazia deve andare a morire laggiù?” dice un manifestante, mentre una donna protesta contro i ‘rifugiati dell’est del paese che riposano nei sanatori della nostra regione. Perchè non vengono mobilitati?”. Una protesta non necessariamente pacifista alla quale si sono uniti anche alcuni membri della comunità romena che vive nelle estreme propaggini occidentali dell’Ucraina, bloccando varie strade all’ovest del paese. Cosa che ha allarmato il regime ucraino. Il ministero degli Esteri di Kiev si è infatti dichiarato “preoccupato della situazione che ha generato queste proteste”. “Il ministero segue da vicino lo svolgimento delle manifestazioni, nell’ambito di un malcontento espresso da giovani di origine romena” afferma. Pur dichiarando di comprendere le ragioni di Kiev nell’aver indetto la mobilitazione, Bucarest sottolinea le sue “attese che queste procedure non abbiano carattere selettivo e non siano guidate da criteri etnici discriminatori”. Secondo i dati ufficiali la minoranza romena in Ucraina conta circa 150mila aderenti, molti dei quali sono preoccupati che il regime nazionalista li utilizzi come carne da cannone da utilizzare contro le popolazioni russofone dell’est e comunque allarmati dalle controriforme adottate dai golpisti nei campi dei diritti culturali e linguistici delle minoranze.
Durante le manifestazioni molti appartenenti alla comunità romena hanno bruciato gli ordini di mobilitazione arrivati nei giorni scorsi dal ministero degli Interni e da quello della Difesa. “Molti uomini sono stati invitati al Commissariato Militare per formare, in ogni rione amministrativo, un distaccamento di riservisti, che siano addestrati militarmente. Protestano soprattutto i genitori e i parenti di coloro che già combattono nell’est, da dove arrivano notizie spiacevoli. Gente caduta nei combattimenti proviene anche da Cernauti. Quindi, tutti temono l’invio degli uomini sul fronte”, ha spiegato a Radio Romania il Presidente della Società per la Cultura Romena “Mihai Eminescu” della Regione di Cernauti, Vasile Bacu.

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