Aerei da combattimento, bombardieri e missili Tomahawk lanciati dalle navi Usa che incrociano nel Mediterraneo e nel Golfo hanno colpito nel corso della notte obiettivi dell’Isis nel nord dell’ Iraq ma anche in Siria. Lo ha confermato il portavoce del Pentagono, l’ammiraglio John Kirby, precisando che “poiché le operazioni sono in corso non siamo al momento in posizione di fornire altri dettagli. La decisione di condurre i raid aerei e’ stata presa oggi dal comandante del Comando centrale Usa sulla base dell’autorizzazione ricevuta dal Comandante in capo”, il presidente Barack Obama, ha detto l’ammiraglio Kirby. Secondo quanto riferisce il Washington Post, gli Usa avevano individuato almeno 20 obiettivi da colpire nella prima ondata di bombardamenti in Siria.
Fino ad oggi i bombardamenti contro l’Isis in Iraq venivano motivati soprattutto come operazione tesa a proteggere il personale diplomatico e militare americano installato nel Nord dell’Iraq e d a sostegno delle forze irachene impegnate a contrastare l’avanzata dell’Isis nella regione della strategica diga di Mosul e verso la citta’ di Erbil, capitale del Kurdistan iracheno. Nei bombardamenti di oggi, gli obiettivi presi di mira sarebbero invece nel centro dello “Stato Islamico”, in particolare a Raqqa, la citta’ nel nord della Siria elevata a capitale dal ‘califfo’ dell’Isis Abu Bakr al Baghdadi. La conferma dei bombardamenti su Racca – riferisce l’Ansa – sembra arrivare proprio dagli abitanti della citta’, che via Twitter riferiscono di numerose esplosioni e di continui sorvoli di aerei da guerra. Ai raid aerei e ai bombardamenti pare abbiano preso parte anche aerei di cinque paesi arabi: Bahrain, Giordania, Emirati, Arabia Saudita e Qatar. Un particolare curioso, visto che gli ultimi tre sono apertamente indicati dagli esperti come finanziatori dell’Isil e di altre formazioni jihadiste e qaediste che combattono in Siria e Iraq.
L’amministrazione statunitense è passata così alla fase operativa dei bombardamenti sul territorio siriano ma senza concordare nè avvisare le autorità siriane. Tutti gli indizi fanno ritenere che questo sia il primo passo per realizzare -a breve e di fatto – la famosa No Fly Zone in Siria e indebolire le capacità operative delle forze armate di Damasco. Un primo passo al quale potrebbe seguire un secondo e forse un terzo con l’obiettivo di destabilizzare la Siria come avvenuto in Iraq e in Libia. Intanto, proprio oggi, Israele ha abbattuto un aereo militare siriano che – secondo Tel Aviv – aveva sconfinato nello spazio aereo israeliano.
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