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Atene. Al via il processo contro Alba Dorata. I nazisti aggrediscono i testimoni

Si è aperto questa mattina ad Atene, in un clima blindato e di estrema tensione, il maxi processo a carico di 69 tra eletti, dirigenti e militanti del partito neonazista greco Alba Dorata.
La prima udienza del processo che presumibilmente durerà parecchi mesi si è tenuta in un tribunale appositamente realizzato all’interno del carcere di massima sicurezza di Korydallos, alla periferia della capitale. Il procedimento ha avuto luogo in un’aula superaffollata ed evidentemente inadatta allo scopo: del resto i numeri del processo sono assai consistenti, perché oltre ai 69 imputati occorre annoverare i giudici, circa 120 tra avvocati, assistenti e rappresentanti delle parti civili e 300 tra testimoni ed osservatori di Goldenwatch. Non invece i giornalisti, la maggior parte dei quali non hanno avuto accesso al tribunale. 
Il procedimento penale è scattato a partire dalle indagini che, dopo l’omicidio del cantante rapper antifascista Pavlos Fyssas – noto come Killah P – il 17 settembre del 2013 da parte di Giorgos Roupakias, un militante del partito neonazista reo confesso, segnarono un netto cambio di atteggiamento da parte della magistratura, della stampa e dell’establishment ellenico. Se fino a quel momento le continue scorribande razziste, i pestaggi, le aggressioni e le minacce contro immigrati e esponenti del mondo della sinistra, dell’arte e della cultura da parte dei dirigenti e delle squadracce di Chrysi Avghi avevano goduto di una sostanziale impunità – oltre che della simpatia di alcuni media che hanno fatto la fortuna dell’estrema destra in contemporanea col manifestarsi della grave crisi economica che ha investito il paese – a partire dall’autunno del 2013 la magistratura ha impresso una svolta mettendo di fatto sotto accusa tutta la cupola del partito e numerosi parlamentari della formazione. 

E così 18 deputati eletti nelle elezioni del giugno del 2012 insieme ad altri 52 dirigenti e militanti della formazione lo scorso 4 febbraio sono stati rimandati a giudizio dal Consiglio dei giudici della Corte d’Appello con l’accusa di formare una vera e propria ‘organizzazione criminale’ dedita ai pestaggi brutali – sfociati anche in omicidi – nei confronti dei suoi “nemici ideologici” e degli immigrati, ma anche ad una serie di attività illecite come il traffico di droga e di armi, il racket nei confronti dei commercianti e addirittura lo sfruttamento della prostituzione. Si tratta di accuse gravi che, se condurranno ad una condanna, potrebbero costare ai dirigenti d Chrysi Avghi anche 20 anni di reclusione.
Ma non si tratta, contrariamente a quanto affermano gli imputati che gridano al complotto contro di loro, di un processo politico. Quello che si è aperto oggi ad Atene non è infatti un processo contro l’ideologia neonazista professata da Alba Dorata, o contro il suo carattere eversivo e paramilitare, bensì un ‘normale’ processo contro le attività criminali svolte da un pezzo del partito.
Un pezzo consistente, comunque, visto che tra gli imputati figurano il fondatore e leader del partito Nikos Michaloliakos e il suo braccio destro Christos Pappas, oltre ai deputati Ilias Kasidiaris, Yannis Lagos, Ilias Panagiotaros, Konstantinos Barbarousis, Stathis Boukouras, che in qualche modo rappresentano il cerchio magico costituito attorno al ‘duce’ del movimento e che muovono i fili di un movimento organizzato sulla base di logiche piramidali e militari.
Solo 44 imputati si sono presentati stamattina in aula. Non solo non si sono visti né Michaloliakos né Pappas, che avendo già scontato 18 mesi di detenzione preventiva sono da qualche tempo a piede libero, ma neanche il portavoce della formazione Ilias Kasidiaris, ancora in condizione di detenzione così come altri 8 imputati. La maggior parte dei neonazisti finiti sotto processo sono stati arrestati nel corso di una maxi retata nel settembre del 2013 e rinchiusi proprio nel carcere di Korydallos.
Nonostante le gravissime accuse più che documentate contro i chrisyavgites, alle scorse elezioni del 25 gennaio il partito di estrema destra ha ottenuto il 6.3% dei voti e l’elezione di 17 deputati, in terza posizione dopo Syriza e Nea Dimokratia, riconfermando di fatto quello che tre anni fa era stato un vero e proprio exploit. Incredibilmente al parlamento di Atene sono tornati anche 13 dei 18 deputati finiti sotto processo, il che dimostra che la formazione di estrema destra gode nel paese di un radicamento assai consistente.
1antifagdMentre in aula il procedimento si avviava in un clima di evidente caos, tenuti a una certa distanza dal supercarcere da un imponente dispositivo di polizia crica duemila antirazzisti e antifascisti hanno manifestato per chiedere una giusta e esemplare condanna nei confronti dei killer neonazisti. Per permettere ai propri iscritti di partecipare alla manifestazione il sindacato Adedy ha anche indetto uno sciopero regionale dalle 7.30 alle 11.30 di questa mattina in alcuni comparti, così come hanno fatto alcuni sindacati del settore marittimo.
I manifestanti e le autorità locali hanno chiesto anche che il procedimento penale venga spostato in una sede più grande e centrale che permetta anche alla stampa e ad un vasto panorama di associazioni e gruppi interessati di assistere e partecipare. Poco dopo l’inizio comunque l’udienza è stata sospesa e rinviata al prossimo 7 maggio in quanto Nikos Papavasileiou – uno degli imputati accusato dell’incendio doloso di un bar gestito da immigrati – deve ancora nominare un legale che lo rappresenti. La corte dovrà anche decidere se spostare o meno il procedimento in un luogo più consono. In questo senso si è espressa anche l’amministrazione del quartiere che oggi di fatto è stato completamente militarizzato ed ha dovuto imporre la chiusura delle scuole, molte delle quali sorgono proprio accanto all’improvvisato tribunale.

Nel frattempo presidi e manifestazioni sono stati organizzati anche in altre città della Grecia da realtà della sinistra e antirazziste.
Purtroppo davanti al carcere c’erano pure parecchi picchiatori di Alba Dorata che oltre a lanciare i loro truci slogan hanno anche aggredito fisicamente alcuni dei compagni di Pavlos Fyssas che si recavano in tribunale per testimoniare, mandandone uno all’ospedale senza che la polizia intervenisse. All’interno dell’aula invece i numerosi parenti degli imputati presenti non hanno fatto mancare minacce e provocazioni nei confronti dei testimoni e agli avvocati delle parti civili.

Nel mondo politico greco e nella società sono alti l’interesse e l’attesa per l’esito del maxi processo sul quale ovviamente le pressioni e le ingerenze politiche non si contano. Per molti anni i neonazisti sono stati coccolati e sostenuti dalla grande stampa, coperti politicamente da Nuova Democrazia e da altre formazioni di centrodestra, protetti da pezzi degli apparati di intelligence e di sicurezza e foraggiati dagli armatori e da altri ambienti padronali. Il partito neonazista appariva la migliore e meno pericolosa alternativa rispetto alla possibile ascesa dell’estrema sinistra in un periodo in cui la popolazione greca scioperava e scendeva nelle strade quotidianamente contro l’applicazione da parte dei governi fantoccio di Atene delle misure draconiane dettate dalla Troika europea. L’establishment ha tollerato aggressioni, pestaggi, scorrerie razziste e omicidi in nome del bilanciamento della crescita della sinistra radicale da parte di un movimento che a parole era contro l’austerity e l’Unione Europea ma che in verità non ha mai preso di mira gli esponenti del sistema politico, imprenditoriale o finanziario greco o continentale. Anzi, vittime degli attacchi dei neonazisti sono stati sempre immigrati, sindacalisti, attivisti sociali e politici della sinistra ed esponenti della cultura, a dimostrazione che Alba Dorata è un partito d’ordine e non certo antisistema, come d’altronde dimostra il forte sostegno al movimento di estrema destra da parte di migliaia di agenti di polizia, di pezzi dell’esercito e dei servizi segreti che hanno aiutato Michaloliakos e soci a reperire armi, a realizzare campi d’addestramento militare in patria e all’estero, a depistare le poche indagini scattate fino al 2013 a carico di loro dirigenti e militanti.

Negli ultimi due anni l’atteggiamento dell’establishment rispetto a Chrysi Avghi sembra però essere cambiato. Una parte della classe dirigente conservatrice ellenica infatti, ben rappresentata all’interno della direzione di Nea Dimokratia e in particolare nell’entourage dell’ex premier Samaras che ha stretti legami con ambienti della destra eversiva nel quale molti ‘conservatori’ hanno militato in passato, preme su Alba Dorata affinché si rifondi come forza di destra presentabile. Ripulita dei suoi dirigenti più scalmanati e compromessi, previo cambio di simbologia e denominazione, la formazione neonazista potrebbe diventare un’utilissima stampella di estrema destra ‘costituzionale’ da affiancare a Nea Dimokratia permettendo così a Samaras e soci di tornare al potere sfruttando il populismo di Michaloliakos e camerati, prezioso nel momento in cui il governo Syriza-Anel si trova in evidente difficoltà nel mantenere le promesse elettorali di fronte all’intransigenza dell’Unione Europea. Bruxelles e Francoforte, che lo facciano in maniera cosciente o meno poco importa, stanno lavorando per aprire la strada ad un’ennesima svolta a destra della Grecia dopo un eventuale fallimento del programma riformista di Syriza. Il che rende lecito aspettarsi che il maxi processo apertosi oggi a Korydallos si possa chiudere con alcune condanne ma non particolarmente pesanti. Un avvertimento e un invito ai dirigenti di Alba Dorata da parte dell’establishment ellenico affinché Chrysi Avghi si converta in una stampella di una destra di governo in difficoltà più di quanto i neonazisti greci non siano già stati fino a questo momento.

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