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Palestina. Il ‘Quartetto’ equipara occupanti e occupati

Il governo israeliano pubblicherà i bandi per la futura costruzione di 800 case destinate a coloni ebrei a Gerusalemme est e nell’insediamento coloniale di Maleh Adumim. Lo scrive il quotidiano israeliano Haaretz, secondo cui la mossa è stata voluta dal premier Benyamin Netanyahu, insieme al ministro della difesa ed estremista sionista Avigdor Lieberman, nella riunione di governo convocata dopo alcune azioni della resistenza palestinese.

L’iniziativa – secondo il quotidiano – “bilancerebbe” la decisione imposta dal tribunale israeliano al governo di dare l’ok alla costruzione di 600 case per la popolazione palestinese a Givat Hamatos, sempre a Gerusalemme est.

Intanto importanti ed estesi scontri si sono verificati la scorsa notte tra manifestanti e forze occupanti nella città cisgiordana di Hebron e nel campo profughi palestinese di Qalandya, fra Gerusalemme e Ramallah.

Fonti palestinesi affermano che a Qalandya un migliaio di soldati israeliani sono stati dispiegati per impedire le proteste durante la demolizione delle abitazioni appartenenti alle famiglie di due attentatori. Malgrado lo spiegamento di forze, la reazione della popolazione è stata comunque molto determinata e negli scontri, durati a lungo, si sono avuti una quindicina di feriti.

Tensione elevata anche a Hebron, dove l’esercito israeliano continua a ricercare i responsabili di un attacco in cui un rabbino è stato ucciso mentre era alla guida della propria automobile. In quella zona (che l’esercito ha accerchiato) sono stati inoltre arrestati due fratelli dell’adolescente palestinese che alcuni giorni fa è entrato nella colonia di Kiryat Arba ed ha accoltellato a morte una giovane ebrea.

Fonti palestinesi aggiungono che a Gerusalemme est la polizia israeliana ha compiuto arresti di giovani sospettati di aver partecipato agli scontri sulla Spianata delle Moschee. In città la polizia mantiene un elevato stato di allerta nell’imminenza della conclusione del digiuno del Ramadan.

Intanto il Comitato Esecutivo dell’Olp è tornato sul recente Rapporto diffuso dal Quartetto sulla situazione in Medio Oriente e lo ha definito “una flagrante infrazione della legge internazionale, della Road Map e dell’iniziativa di Pace Araba”.

Già il segretario dell’organizzazione Saeb Erekat aveva dato un giudizio negativo sostenendo che il Rapporto “non soddisfa le aspettative palestinesi” dato che equipara “un popolo sotto occupazione con l’occupante”.

Secondo il rapporto del ‘Quartetto’ (formato da Usa, Russia, Unione Europea e Nazioni Unite), Israele dovrebbe fermare la costruzione degli insediamenti che impediscono lo sviluppo palestinese ma a’altra parte, l’Autorità Nazionale Palestinese dovrebbe “agire con decisione e prendere tutte le misure necessarie per far cessare l’incitamento alla violenza e rafforzare gli sforzi in corso per combattere il terrorismo, anche condannando chiaramente tutti gli atti di terrorismo”. In realtà l’Anp da anni, in stretta collaborazione con i servizi di sicurezza israeliani e le forze occupanti, contrasta tutte le organizzazioni della resistenza palestinese con arresti, chiusure di sedi, proibizioni e con la dispersione delle manifestazioni da parte della sua polizia. In realtà quindi ciò che sembra chiedere il ‘Quartetto’ all’Anp è la rinuncia preventiva a qualsiasi forma di protesta e di resistenza nei confronti degli abusi di una potenza occupante in nome della ripresa di negoziati che non sono mai iniziati e quando sono continuati hanno prodotti un peggioramento delle condizioni di vita della popolazione palestinese. 

Nel rapporto il Quartetto ha ribadito la sua “preoccupazione che le tendenze attuali mettano a repentaglio la fattibilità della soluzione dei due stati, unica via per raggiungere una pace duratura”.
Secondo il segretario generale dell’Olp, Saeb Erekat, “c’è un tentativo di equiparare le responsabilità di un popolo che vive sotto occupazione e l’occupante militare straniero”. “Evidentemente – ha continuato, pur ribadendo l’appoggio all’Iniziativa di pace francese – certe sezioni della comunità internazionale insistono nell’evitare le loro responsabilità morali e legali al fine di applicare la legge e le convenzioni internazionali”.

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