Non si tratta che di una proposta che a prima vista potrebbe sembrare banale. Un monumento ai migranti e ai poveri che per nascita o per scelta si trovano nel Niger. La città di Niamey, infatti, sta cambiando volto. Oltre i due ponti sul fiume possiamo ormai contare su due cavalcavia funzionanti ed un terzo in costruzione. I crocevia sono arredati da fantasiose architetture metalliche. Ad ogni crocevia il suo nome e l’allusione ad un particolare ambito tecnico. Tra i molti si possono citare le poste, la mutua, la ditta di elettricità e financo l’Assemblea Nazionale, con un fascio che altrove sarebbe difficile realizzare impunemente. Persino l’aeroporto internazionale possiede un’entrata in stile moderno a forma di onda marina. Il monumento sopracitato sarebbe il primo del genere nella capitale. Specialmente concepito dai migranti sarebbe interamente finanziato e realizzato a spese dello stato. Il motivo principale di tale doverosa opera potrebbe riassumersi nella parola RICONOSCENZA.
La notizia è di oggi. L’Unione Europea, esperta in opera d’arte, monumenti e fili spinati, ha infatti promesso al Niger qualcosa come 600 milioni di euro. Il sostegno offerto, oltre che testimoniare la fiducia dell’Unione nei confronti del Paese, è finalizzato a sostenere le priorità del governo: l’educazione, la sicurezza alimentare, l’agricoltura compatibile, le infrastrutture, il miglioramento delle capacità dei servizi, la ‘governance’ democratica e la promozione dello stato di diritto.
C’è poi un fondo fiduciario di 40 milioni di euro di urgenza di cui il Niger, non sempre ultimo nelle classifiche, appare come privilegiato. Gli impegni presi nell’incontro a Malta nel novembre 2015 tra l’U.E. e il Niger, si iscrivono in questa logica. La lotta contro la tratta degli esseri umani, il miglioramento della gestione delle frontiere e la lotta (ancora lei…) contro le cause profonde della migrazione irregolare, la protezione e l’assistenza al ritorno dei migranti fanno tutt’uno con la giustizia nel Paese.
Sempre nel quadro del fondo fiduciario, è stato siglato un accordo con ministero nigerino del Piano per un montante di 30 milioni di euro. Quest’ultimo impegno è volto, una volta di più, alla sicurezza e alla gestione delle frontiere del paese. La commissione, infine, ha approvato uno sborsamento di 107 milioni di euro per il bilancio dello stato nel 2016. Alla luce di quanto detto risulterà che la proposta del monumento ai migranti appare non solo doverosa ma anche utile. Quando infatti il turismo ritroverà gli antichi splendori, agli ignari turisti verrà proposta una visita guidata alla città. Le rovine dei negozi distrutti lungo le strade, oltre 15 mila, secondo stime per difetto, saranno custodite come l’epoca d’oro del commercio informale. Le fognature a cielo aperto saranno coperte da aiuole innaffiate due volte al giorno nella stagione secca. I depositi di sacchetti di plastica e i carri per la raccolta differenziata a domicilio saranno oggetti da museo cittadino con entrata libera.
Il monumento ai migranti sarà concepito e poi eretto alla porta della città. Tra i binari di un treno che non passa mai e l’arco di trionfo che, nel frattempo, sarà stato costruito a memoria perenne per i poveri. Sono questi ultimi, invero, ad essere la risorsa principale del paese, durabile e affidabile. Centinaia di ONG, Agenzie Onusiane, Opere di Carità Umanitaria e progetti senza fine, assicurano un avvenire certo al paese. L’arco di triondo a loro dedicato non è che l’elementare riconoscimento del servizio reso alla nazione e ai governanti.
Quanto al monumento ai migranti, come forma incompleta di riconoscenza, non fa che evidenziare le attività economiche da loro promosse o incentivate. Governo delle frontiere, agenzie specializzate nella sicurezza, attrezzature, mezzi, associazioni di beneficienza, raccolte di aiuti, polizie, centri di detenzione, prigioni e personale formato. Tutto questo e molto altro grazie ai migranti irregolari che si sono fatti un nome e hanno dato al Paese il futuro che si merita. Il monumento in questione si farà, naturalmente, di sabbia.
niamey, dicembre 016
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