Parigi. Viva il re! Il vincitore del primo turno delle elezioni politiche in Francia, Emmanuel Macron, viene osannato come un secondo de Gaulle, perfino come un novello Napoleone. «Può camminare sull’acqua»?, si chiede incredulo un giornalista TV domenica sera. «En Marche» ha ottenuto il 32% dei voti e potrebbe conquistare, al secondo turno, fra 390 e 430 seggi all’Assemblea nazionale. Su 577!
Neppure un elettore su due si è recato alle urne. Mentre la sinistra fa notare che, con una partecipazione al voto cosi’ bassa, il sistema dei partiti della V Repubblica può essere dichiarato defunto, non mancano coloro che salutano entusiasticamente la «nuova Francia». Sebbene molti politologi rilevino che, quando «En Marche» disporrà di una maggioranza assoluta del 75%, l’opposizione parlamentare cesserà di esistere, verdi e socialdemocratici di mezza Europa giubilano, auspicando una «svolta» simile anche alle prossime elezioni in Europa, quelle tedesche.
La «svolta» che attende i francesi significa anzitutto liberalizzazione del diritto del lavoro. Macron ha promesso di impegnarsi perché contratti, orario di lavoro, salute e sicurezza, motivi di licenziamento, salari e pagamento dello straordinario non siano più oggetto di trattativa a livello di categorie ma di singole imprese. L’obiettivo è evidente: esautorare i sindacati. Inoltre, l’occupazione nei settori con bassi salari deve essere compensata dall’abolizione dei sussidi sociali. Dunque il «cambio» non è nient’altro che un ampliamento della «Loi Travail», contro la quale i lavoratori francesi si sono mobilitati in una serie di scioperi e manifestazioni nel corso del 2016. Il governo socialdemocratico aveva risposto con migliaia di arresti, processi e l’imposizione finale della legge per decreto.
Nel corso della sua campagna elettorale, Jean-Luc Mélenchon ha definito il sistema politico francese una “monarchia presidenziale”. Ormai è chiaro a tutti cosa volesse dire. Mélenchon ha confermato la sua volontà di continuare ad opporsi alla marcia trionfale di Macron. «L’astensione dimostra che in questo Paese non c’è una maggioranza disposta ad applicare il programma della distruzione del diritto del lavoro», ha dichiarato. A partire dal 19 giugno, la CGT mobilita i lavoratori. Quando l’opposizione manca in parlamento, la si ritrova generalmente nelle piazze…
12 giugno 2017
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