In Europa, è l’ora dei grandi discorsi. Dopo che Theresa May aveva preso congedo venerdì scorso dall’UE,pronunciando un discorso sul Brexit a Firenze, città carica di storia, il presidente francese Emmanuel Macron ha scelto martedì, come palcoscenico per la sua solenne allocuzione, l’antica, prestigiosa università parigina della Sorbona. Dietro il pulpito del conferenziere figurava la bandiera europea e tutto intorno quelle degli Stati membri dell’Unione, compreso l’Union Jack britannico. Tuttavia, mentre a Firenze la May aveva esposto le intenzioni separatiste dei sudditi di Sua Maestà, nel discorso di Macron si trattava di contenuti del tutto diversi. L’uomo, 39 anni, aspira ad una «rifondazione» dell’Unione Europea. Nulla di meno! Per lui non ci sono limiti invalicabili, ma solo nuovi orizzonti.
Conformemente alle attese, Macron ha spaziato su un intero arcobaleno politico, economico e militare, parlando di sicurezza, migrazioni, riscaldamento climatico, istruzione, economia, finanze e welfare. Ha avanzato una serie di proposte: un bilancio della difesa europeo, una forza di intervento comune e l’apertura delle forze armate nazionali a soldati di altri Stati dell’Unione. Ha proposto inoltre un’autorità europea per i richiedenti asilo, un procuratore generale europeo, un programma industriale comune per la promozione dell’auto «pulita», l’elezione di candidati transnazionali per metà del parlamento di Strasburgo, l’armonizzazione della politica fiscale e sociale all’interno dello spazio europeo e la creazione di un ministero delle Finanze europeo con un bilancio proprio, alimentato dal gettito fiscale.
Il momento scelto da Macron per pronunciare il suo discorso – due giorni dopo le elezioni politiche in Germania – non è casuale. Così facendo, non sarà possibile non affrontare il tema dell’Europa nel corso delle trattative per il prossimo governo di coalizione tedesco. Tutti sanno che la rifondazione dell’UE auspicata da Macron può riuscire solo con il beneplacito del partner «pesante» dell’asse franco-tedesco. Tuttavia il risultato elettorale ha molto raffreddato gli entusiasmi del giovane rifondatore. Tanto per fare un esempio, i liberali tedeschi, probabili membri della coalizione «Giamaica» (si tratta dei colori della bandiera giamaicana, uguali a quelli dei partiti politici tedeschi che a quei colori vengono associati: nero per i democristiani, giallo per i liberali e, ovviamente, verde per i Verdi) che si profila a Berlino, si oppongono con forza alla sua proposta di ministero delle Finanze europeo. La cancelliera, inoltre, non ha preso finora alcuna posizione sull’argomento.
Anche in Francia, le critiche non mancano. L’opposizione al discorso del presidente si è fatta sentire distintamente. Gli studenti della Sorbona hanno manifestato la loro disapprovazione. E da settimane i lavoratori francesi manifestano contro la riforma del Codice del Lavoro e la Legge di bilancio, con un massiccio spostamento di risorse dal lavoro alla rendita, grazie alle quali Macron intende segnalare la sua disponibilità nei confronti della politica ultra-liberista dello Stato-guida dell’Unione Europea.
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