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Gaza. Uccisi tre palestinesi, missili e raid sulla striscia

Ultim’ora. Israele ha chiuso ieri il valico commerciale di Kerem Shalom, l’unico passaggio per le merci da e per #Gaza. Netanyahu ha detto che è la risposta al lancio di palloni incendiari dalla Striscia. Sospesa l’estensione della zona di pesca a Gaza da 6 a 9 miglia marine.

Un attacco, probabilmente con un drone, contro una abitazione nei pressi della Wahda Tower. I due uccisi sono: Ahmad Hassan 35 anni e suo figlio Lu’ai Hassan 13 anni.

Sale a 138 il numero delle vittime del fuoco israeliano dal 30 marzo, inizio delle manifestazioni nella Striscia. Ieri ucciso un ragazzo di 15 anni, Othman Rami Heles. Più tardi, Tel Aviv compie 31 bombardamenti, dalla Striscia partono missili.

Aveva 15 anni l’ultima vittima dei tiratori scelti dell’esercito israeliano: Othman Rami Heles è stato ucciso ieri, in un altro venerdì di Marcia del Ritorno, lungo le linee di demarcazione tra Gaza e Israele. Più di 100 giorni di proteste, iniziate il 30 marzo scorso in occasione della Giornata della Terra e che non si sono concluse il 15 maggio, anniversario della Nakba, ma continuano.

Ieri decine di migliaia di palestinesi sono tornati a marciare in cinque diversi punti dell’est della Striscia. Secondo il ministero della Salute di Gaza, almeno 220 dimostranti sono rimasti feriti. E con Othman sale a 138 il bilancio delle vittime dei cecchini, tra loro almeno bambini, due paramedici e due giornalisti, tutti riconoscibili dalle uniformi e le pettorine indossate.

Othman Rami Heles

Diversa la versione di Tel Aviv: l’esercito ha aperto il fuoco su un individuo sospetto che cercava di infiltrarsi in territorio israeliano. Una versione che si ripete da settimane, con le autorità israeliane impegnate a descrivere la Marcia del Ritorno come una copertura ad attività terroristiche da parte del governo de facto della Striscia, quello di Hamas. Eppure, dal 30 marzo, non si sono registrate vittime, né morti né feriti, tra i soldati israeliani e tanto meno tra i civili. Una realtà che spinge numerose organizzazioni per i diritti umani e anche qualche governo ad accusare Israele di un uso sproporzionato e illegale della forza contro manifestanti pacifici che non rappresentano alcuna minaccia a cittadini israeliani.

Ieri, oltre alla rivendicazione del diritto al ritorno, negato da 70 anni ai rifugiati palestinesi, si è manifestato anche contro la decisione delle autorità israeliane di chiudere il valico commerciale di Kerem Shalom, l’unico punto di transito verso la Striscia di beni e prodotti alimentari. Un ulteriore stretta su Gaza, che da undici anni subisce un duro blocco da parte israeliana a cui si è aggiunto, dal 2013, quello perpetrato dalle autorità egiziane.

Non è mancata la solidarietà alla comunità beduina di Khan al-Ahmar, a rischio demolizione in Cisgiordania.

Dopo la fine delle manifestazioni, ieri, nella notte la Striscia è stata colpita da 31 raid aerei israeliani. Secondo una nota dell’esercito israeliano, i raid hanno colpito un tunnel e altri siti militari, “in risposta alle azioni terroristiche che sono avvenute ieri lungo la barriera di confine in aggiunta agli attacchi quotidiani contro territorio israeliano con il lancio di palloncini incendiari provenienti da Gaza”. Dalla Striscia, in risposta, è partito il lancio di alcuni missili verso il territorio israeliano.

* da Nena News

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