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Erdogan pretende nuove elezioni a Istanbul

Il partito di governo non riconosce la vittoria elettorale del candidato dell’opposizione a Istanbul. Erdogan parla di «crimine organizzato».

Nei «social network» in Turchia attualmente circola una barzelletta. Ci sono quattro cose che le persone non possono scegliere: 1. il luogo di nascita, 2. la famiglia, 3. l’etnia e 4. il sindaco di Istanbul. Quest’ultimo è stato eletto nelle elezioni comunali a livello nazionale del 31 marzo. Ma il partito di governo religioso-nazionalista AKP del Presidente Recep Tayyip Erdogan non accetta il risultato elettorale e ora chiede nuove elezioni. Perché la corsa nella metropoli non l’ha spuntata l’ex Presidente del Consiglio Binali Yildirim come candidato comune dell’AKP e dell’MHP fascista. Avanti di misura era invece il candidato del partito di opposizione kemalista CHP, Ekrem Imamoglu, sostenuto sia dalla scissione dell’MHP, IYI, sia dall’HDP di sinistra radicato tra i curdi, con il 48,80 percento rispetto a Yildirim (48,55 percento).

Mentre l’AKP ha accettato digrignando i denti la vittoria del candidato dell’opposizione nella capitale Ankara e nelle metropoli Izmir e Antalya, non è pronto a rinunciare a Istanbul. Così Erdogan alla vigilia delle elezioni aveva ammonito, «se perdiamo Istanbul, perdiamo la Turchia». Per il Presidente qui non conta il significato simbolico della città che con 15 milioni di abitanti è la più grande della Turchia, dove 25 anni con la sua elezione a sindaco è iniziata la marcia trionfale dell’Islam politico. Piuttosto la metropoli, il cui budget annuale con di 6,7 miliardi di Euro è superiore a quello del Ministero della Difesa, è il cuore dell’economia turca. L’AKP, strettamente legata all’economia del settore edilizio qui è riuscita a costruire su misura incarichi per la sua rete clientelare e ha potuto dare pane e lavoro a decine di migliaia dei suoi seguaci come impiegati comunali.

Il corso dopo la sconfitta elettorale, lo aveva indicato già la scorsa settimana il giornale scandalistico Yeni Safak. Il suo caporedattore Ibrahim Karagül aveva parlato di un «golpe» e delineato in proposito l’immagine di un complotto su ampia scale del CHP insieme al Movimento Gülen, considerato regista del fallito golpe militare del luglio 2016, e all’organizzazione clandestina curda PKK. Alla fine Erdogan, che per una settimana era sparito, lunedì ha ripreso parola. Il Presidente ha parlato di un «crimine organizzato» nelle elezioni che si sarebbero svolte in modo «contrario alle regole».

Il vantaggio di Imamoglu nella notte elettorale era di soli 25.000 voti, ma dopo il nuovo conteggio delle schede inizialmente dichiarate nulle dall’Alta Commissione Elettorale (YSK), era diminuito a 16.000. Una richiesta dell’AKP di un nuovo conteggio completo dei voti a Istanbul martedì però è stato rifiutato dalla YSK dopo la verifica di alcune dozzine di urne elettorali. Dato che la commissione è occupata da fedelissimi di Erdogan, questo rifiuto probabilmente era intenzionale. Perché i vertici dell’AKP evidentemente temono che nel caso di un nuovo conteggio il vantaggio di Imamoglu piuttosto calerebbe ulteriormente. Il vice-capo dell’AKP Ali Ihsan Yavuz e il Ministro degli Interni Süleyman Soylu, hanno invece chiesto una nuova elezione del sindaco di Istanbul per presunte irregolarità. Anche il Presidente dell’MHP Devlet Bahceli si è unito alla richiesta di nuove elezioni per impedire «caos» e «tensioni nella popolazione».

L’AKP sostiene che gli indirizzi registrati di oltre 11.000 elettori sarebbero stati illegalmente trasferiti nel distretto di Istanbul di Büyükcekmece. Alla ricerca di presunti «elettori fantasma» la polizia martedì ha già condotto retate nel distretto. I poliziotti sarebbero andati casa per casa chiedendo agli abitanti per quale partito hanno votato alle elezioni comunali, ha fatto sapere la pagina di notizie dell’opposizione Arti Gercek facendo riferimento agli alti funzionari del CHP Engin Altay e Seyit Torun. Il Presidente della Commissione Elettorale, Sadi Güven, ha intanto dichiarato in televisione di verificare «punto per punto» le accuse dell’AKP.

Da junge Welt: Edizione del 11.4.2019

https://www.jungewelt.de/artikel/352937.kommunalwahl-t%C3%BCrkei-ruf-nach-neuwahlen.html

* Tradotto e pubblicato da Rete Kurdistan

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