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Libia. Milizie di Haftar all’assalto di Tripoli. Diktat contro Serraj. Onu: è un colpo di stato

AGGIORNAMENTO. “Notte orribile di bombardamenti indiscriminati su zone residenziali. Per il bene di tre milioni di civili che vivono nella Grande Tripoli, questi attacchi dovrebbero cessare. ADESSO!” ha scritto l’inviato speciale dell’Onu per la Libia, Ghassan Salamè, su Twitter.

Il premier del governo di accordo nazionale di Tripoli, Fayez al Sarraj, denuncerà alla Corte penale internazionale dell’Aia (Cpi) il generale Khalifa Haftar per crimini di guerra e contro l’umanità. E’ quanto si legge nella dichiarazione diffusa oggi dal governo di Tripoli dopo i bombardamenti di questa notte.

Le Nazioni Unite stanno intanto esaminando le accuse secondo cui gli Emirati Arabi Uniti avrebbero inviato armi in Libia a sostegno del generale Haftar, violando così l’embargo internazionale.

Il vice capo della missione Onu in Libia, Stephanie Williams, ha detto all’Independent che a finire nel mirino delle Nazioni Unite sarebbero le forniture di armi garantite dagli Emirati al generale Khalifa Haftar dopo che questi ha spiccato un mandato di arresto contro il premier del governo di Tripoli, Fayez al-Sarraj, al momento riconosciuto dalla comunità internazionale.

Stiamo seguendo le notizie di tutti i tipi di armi o di sistemi in arrivo. Abbiamo avuto molte segnalazioni di armi in arrivo – ha detto Williams – siamo estremamente preoccupati per questo. Non abbiamo bisogno di questo genere di escalation. Dobbiamo ridurla”. L’esponente dell’Onu ha precisato che sono in corso accertamenti su un carico arrivato ad Haftar venerdì scorso, così come su altre segnalazioni di armi arrivate alle forze di Sarraj impegnate dal 4 aprile contro l’offensiva lanciata dal generale su Tripoli.

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Le milizie del generale Khalifa Haftar hanno lanciato un contrattacco a sud di Tripoli. Lo riferiscono all’Ansa fonti militari sul campo. I combattimenti proseguono violenti ad Ain Zara, punta avanzata dell’offensiva e che si trova a 15km a sudest della capitale, dove le truppe di Haftar si stanno scontrando con le milizie di Misurata (che sostengono Serraj e sono tra le meglio armate).

Duri scontri si segnalano anche nell’area dell’aeroporto internazionale verso Tripoli, che dista circa 20km. Secondo quanto si apprende, le forze di Haftar stanno tentando di convergere sull’asse di Ain Zara.

Il generale Khalifa Haftar, sembra ormai aver rotto del tutto gli indugi ed ha fatto emettere un mandato d’arresto ai danni del primo ministro del Governo di accordo nazionale libico, Fayez al Sarraj, e di alcuni ministri, riferisce l’Askanews. Ad annunciarlo è stato l’inviato dell’Onu Ghassan Salamé, il quale ai microfoni della Bbc, ha affermato che i mandati d’arresto contro Sarraj e numerosi esponenti del suo governo “assomigliano più a un colpo di Stato che a un’iniziativa di lotta antiterrorismo”.

Il bilancio dei combattimenti a Tripoli, è salito intanto a 174 morti e 756 feriti, secondo quanto riferito dall’Organizzazione mondiale della Sanità.

Il governo italiano appare in piena impasse sulla crisi libica. Da un lato tramite il premier Conte auspica un cessate il fuoco in Libia e un ritiro delle forze del Libyan national army (Lna) di Haftar. Dall’altro Salvini continua a spararle grosse, completamente fulminato dalla logica da campagna elettorale permanente. “Nelle carceri libiche ci sono 500 terroristi, non vorremmo vederli arrivare via mare, sarebbe suicida aprire i porti”  ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, parlando alla Camera e senza risparmiare una frecciata diretta a Conte: “Se il premier denuncia il rischio terroristi islamici, dichiarare di aprire i porti mi sembra suicida”.

Una valutazione completamente diversa sul ruolo che potrebbe svolgere l’Italia in Libia arriva, piuttosto inaspettatamente, dall’editoriale del sito specializzato Analisi Difesa, secondo il quale l’Italia “oltre ad aver ottimi rapporti con entrambi i leader rivali, ha mantenuto aperta la sua ambasciata e a differenza di statunitensi (forze speciali USA sono in fase di rientro a Tripoli) ed europei non ha evacuato i suoi militari da Misurata e Tripoli dove sono impegnati in una missione sanitaria e una di supporto alla Guardia Costiera libica, mantenendo quindi un ruolo di affidabilità e amicizia nei confronti della Libia che resta ineguagliato”. Una analisi che, alla luce dei fatti, appare fin troppo lusinghiera.

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