Sono salite a 290 le vittime accertate della serie di attentati terroristici che il giorno di Pasqua hanno funestato lo Sri Lanka. I feriti sono circa 500. La polizia riferisce che sono state arrestate finora 24 persone, ma fino ad ora non ci sono state rivendicazioni o attribuzioni delle responsabilità degli attacchi, che hanno colpito chiese e alberghi per turisti.
Per lo Sri Lanka è uno shock. Si tratta della più grave ondata di violenza dalla fine della guerra civile fra singalesi e tamil, nel 2009. Nel marzo del 2018 ci furono una serie di attacchi settari lanciati da parte di gruppi buddhisti (la religione maggioritaria nel Paese) contro moschee e proprietà musulmane portò alla dichiarazione dello stato di emergenza. In Sri Lanka vive poi anche una minoranza di cristiani, in larga parte cattolici, che assomma a circa un milione e mezzo di persone su un totale di 21 milioni di srilankesi.
Gli obiettivi di questa ondata di attentati sono stati tre chiese a Negombo, Batticaloa e nel distretto di Kochchikade. Nella città di Colombo oltre che chiese sono state colpiti gli hotel Shangri-La, Kingsbury e Cinnamon. Durante la caccia ai responsabili da parte delle forze di polizia, una esplosione ha colpito la zona dello zoo a Dehiwala, nella zona sud della capitale Colombo, e una ottava esplosione è stata rilevata nei pressi del distretto di Dematagoda, Colombo, durante una operazione di polizia. Tre agenti sono rimasti uccisi.
Intanto cresce la tensione tra il governo dello Sri Lanka e il presidente Maithripala Sirisena, che è anche ministro della Difesa. “Le autorità erano state avvertite due settimane prima degli attacchi e avevano anche i nomi degli aggressori, ma queste informazioni non sono state condivise con il primo ministro Wickremesinghe”, ha denunciato il ministro della Salute, Rajitha Seranatne accusando esplicitamente il presidente.
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