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Il triste epilogo de Linkiesta, arruolata nella Nato

Unità 29155. Oggi si chiama così; una sigla che quasi quasi ispira fiducia ed è per questo che così tanti, nell’“Occidente libero”, ci cascano e se ne mettono, consapevolmente o meno, al servizio.

Unità 29155: sembra quasi il vecchio Chiamate Roma 3131; un telefono amico, insomma. Mica come quegli inetti di quarant’anni fa, che già nel nome si smascheravano: Spectre, ossia Special Executive for Counter-intelligence, Terrorism, Revenge and Extortion.

Certo, sono sempre loro: venivano dal freddo allora e continuano a venire dall’Artico oggi. Anzi, oggi, nell’Artico ci stanno mettendo anche le basi militari. Oggi però sono più accorti: Unità 29155; sembra il numero delle prenotazioni per le visite oculistiche. E in tanti ci sbattono la testa!

E meno male che è arrivato il New York Times, mica scherzi, ad avvertirci! Se no, chissà quanti, credendo di telefonare alla ASL, gli fornivano anche dati e connotati, di cui quelli poi si servivano per seminare Caos, Ricatti ed Estorsioni in Occidente.

E meno male, anche, che si è trovato chi, prontamente, ci passa la dritta del New York Times: state attenti, non fate quel numero, se non volete contribuire anche voi ad alimentare “la campagna globale del Cremlino per destabilizzare l’Occidente”.

Certo, non siamo mica così ingenui; quella del New York Times è stata solo la conferma della bocca della verità, ma “anche in Italia si sapeva perfettamente che Vladimir Putin fosse l’agente-in-capo del caos globale, lo abbiamo scritto per deduzione mettendo in fila i pezzi e raccontando i risultati delle inchieste americane, a cominciare da quelle dell’Fbi e del Procuratore speciale Robert Mueller”.

Lo sapevamo anche noi che quella creaturina celestiale di Hillary Clinton, tra un assassinio di Saddam Hussein, un’invasione dell’Afghanistan o un linciaggio di Muammar Gheddafi, aveva dovuto subire gli intrighi di Trump e della sua centrale periferica al 29155, “ma fino a ieri le intelligence occidentali credevano che le campagna di destabilizzazione della Moldova, il golpe sventato in Montenegro, gli omicidi o i tentativi di omicidio col polonio a Londra e in Bulgaria, gli attacchi all’Ucraina e ai paesi baltici e, poi, i finanziamenti ai partiti estremisti europei, l’operazione Trump alla Casa Bianca e tutto il resto fossero certamente firmate dalla Russia, ma anche episodi isolati e non coordinati”.

Si era visto chiaramente anche noi, soprattutto dopo il febbraio 2014, che dietro il Boeing malese abbattuto sul Donbass c’era la mano dell’Adolfo Celi leningradese. Mica siamo così ciechi e sordi: ben vengano le sacre scritture del New York Times a confermarcelo, ma non siamo mica tanto ingenui da non aver saputo che a bruciar vivi quelle decine di anti-majdanisti alla Casa dei sindacati di Odessa non era stato il vento forte che alimentava le fiamme, come sostenevano gli sprovveduti della Procura di Kiev, bensì quella “unità d’élite, l’Unità 29155, dei servizi segreti russi con capacità comprovate di sovversione, di sabotaggio e di assassinio”, a capo della quale non c’è altri che il Dottor No che viene dal Baltico.

Si sapeva anche noi, tutto questo. Non siamo mica così ingenui; si deve però alla bibbia newyorkese se ora siamo certi che tutte “queste operazioni fanno parte di una campagna, attenzione: ancora in corso, progettata da” Christopher Lee (nel film si fa chiamare Oddjob Pu-Tin) “per destabilizzare l’Europa”.

E tutto questo è “parte integrante della guerriglia ibrida di Mosca contro l’occidente, fatta anche di propaganda di Stato, di attacchi hacker e della vecchia cara disinformazione a colpi di fake news”, tipo quelle sugli agenti del 29155 travestiti da veterani SS che sfilano pre le strade di Riga e Vilnius, per screditare quelle libere democrazie, vittime dell’aggressione portata dagli uomini di SPectre. Lo sappiamo, non “è che siano campioni d’efficacia, questi dell’unità d’èlite, ma l’attacco al mondo libero c’è, e continua”.

Tanto che a quel povero miliardario del PD moldavo, Vladimir Plahotniuc, per hobby petroliere, è dovuto riparare in “Occidente libero”, dopo che a Kišinëv il 29155 ha imposto il proprio uomo (Igor Dodon) a Presidente e a Primo ministro la donna (Maia Sandu) del Dipartimento 29166 di Stato.

Fortuna che noi, in Italia, abbiamo le nostre difese, per contrastare la Kremlin Global Campaign to Destabilize the West.

Oggi, l’Auric Goldfinger del Golfo di Finlandia non rende radioattivo l’oro di Fort Knox; ne fa incetta per destabilizzare il dollaro, ma il suo nemico è sempre quello: il “mondo libero” (che poi, chissà cosa intendano!? Libero da chi? Libero di far che?). In ogni caso, il New York Times può stare tranquillo: a LINKIESTA lo citano correttamente.

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