A poche settimane dalle elezioni parlamentari, l’impianto di Amuay ha subito un grave attacco terroristico. Secondo gli esperti la raffineria è stata colpita da un missile lanciato da un drone o da un’imbarcazione.
Gli impianti di Amuay, situata nello città di Falcon nello stato di Paraguaná, sono stati bersaglio di un attacco terroristico. In base a quanto riferisce il ministro del Petrolio, Tareck El Aissami, le perizie mostrano che la struttura è stata colpita da un missile. L’attentato è avvenuto questo martedì. Amuay è la principale raffineria del Venezuela e una delle più grandi al mondo.
In conferenza stampa El Aissami, che è anche vicepresidente intersettoriale dell’Economia, ha riferito che l’area interessata è l’impianto 4 della raffineria. Nel sito, ha detto, “ci sono prove di un’esplosione che ha un fronte di impatto interno ed esterno”. L’ipotesi è quella di un missile remoto lanciato da un drone o da una barca.
“Si tratta di un atto terroristico deliberato, debitamente pianificato in modo chirurgico con crudeltà, per arrecare danno a obiettivi strategici, principalmente a questo impianto“, ha spiegato il ministro mentre mostrava le immagini del presunto danno.
Secondo il ministro la scelta del bersaglio non è un caso: la pianta 4 è un sito strategico, poiché oltre ad avere la massima affidabilità operativa, genera anche uno dei componenti necessari alla produzione della benzina.
Un atto di sabotaggio a poche settimane dalle elezioni parlamentari, attualmente nelle mani dell’opposizione e di importanza cruciale per la stabilità politica, economica e sociale del Paese latinoamericano, uno dei maggiori produttori di petrolio al mondo.
“Il Venezuela non produce solo la domanda nazionale. – prosegue El Aissami – Siamo al di sopra del consumo nazionale nella produzione di benzina e manteniamo la riserva strategica o l’inventario“. “Queste azioni ci riempiono di forza e rafforzano la nostra missione di continuare ad avanzare per la liberazione definitiva della nostra Patria“, ha dichiarato il ministro secondo quanto riporta la pagina ufficiale della compagnia petrolifera di Stato del Venezuela su Twitter.
El Aissami ha anche ricordato che nell’ultimo mese il servizio elettrico di Falcón, che alimenta la centrale petrolifera, ha subito ben 87 attacchi. Altri atti di sabotaggio sono stati compiuti contro il sistema idrico della raffineria di Amuay e della vicina Cardón, entrambi appartenenti al Centro di raffinazione di Paraguaná (CRP).
Le raffinerie petrolifere venezuelane hanno subito un momento di paralisi causata dal blocco imposto dagli USA. Le sanzioni di Washington hanno provocato, in maniera paradossale, una crisi di approvvigionamento e carenza di carburante in uno dei maggiori paesi produttori di petrolio, a causa della mancanza di componenti e macchinari necessari alla raffinazione del greggio.
Il Venezuela è riuscito a superare questo momento di grave crisi, insorta in concomitanza dell’esplosione della pandemia di nuovo coronavirus, sfidando il blocco con una flotilla di navi cisterna che dall’Iran hanno raggiunto gli stabilimenti sudamericani, consegnando carburante e componenti.
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