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Guerra in Ucraina/5. Braccio di ferro sui corridoi umanitari. Riprendono i negoziati tra Russia e Ucraina. Sanzioni e crisi energetica

I colloqui tra Russia e Ucraina in Bielorussia potrebbero iniziare nelle prossime ore. “L’inizio dei negoziati è previsto per le 15:00 ora di Mosca (le 13 in Italia), ma l’orario potrebbe essere spostato a causa di problemi con la logistica della delegazione ucraina”, ha affermato il politologo bielorusso Yury Voskresensky, vicino agli organizzatori dei negoziati. A sua dire, la delegazione russa è già volata in Bielorussia. “I negoziati si terranno a Belovezhskaya Pushcha, dove si è svolto il round precedente”.

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L’Ucraina rigetta le proposte russe sui corridoi umanitari

L’apertura di corridoi umanitari secondo la proposta russa è inaccettabile per la parte ucraina. Questa posizione è stata affermata da Irina Vereshchuk, vice primo ministro e ministro per la reintegrazione dei territori non controllati (cioè e Repubbliche del Donbass e la crimea, ndr), citata dalle agenzie russe.

Le forze armate russe hanno aperto sei corridoi umanitari, tra cui uno da Kiev alla città di Gomel, in Bielorussia. Lo ha detto il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov, nel corso di un briefing con la stampa. “Dalle 10 ora di Mosca (le 8 in Italia), è stato dichiarato un ‘regime di cessate il fuoco’ e sono stati aperti sei corridoi umanitari: uno da Kiev a Gomel; due da Mariupol a Zaporizhzhia e Rostov sul Don; uno da Kharkiv a Belgorod; e due da Sumy a Belgorod e a Poltava”, ha detto il portavoce. Inoltre, “le unità delle forze armate russe hanno preso il controllo degli insediamenti di Urozhaynoye, Novodonetskoye, Novomayorskoye, Dorozhnyanka, Zagornoye e Charivnoye”, ha precisato Konashenkov.

La Russia ha annunciato, inoltre, di aver informato dei piani di evacuazione della popolazione le strutture internazionali competenti di Onu, Osce, e Croce Rossa internazionale.

Ma, al momento, le autorità ucraine si oppongono all’apertura di corridoi umanitari che favoriscano l’evacuazione di civili in Russia.

Un portavoce del presidente ucraino, Volodymr Zelensky, ha definito “completamente immorale” la posizione di Mosca sui corridoi umanitari, le cui rotte portano per lo più in Russia o Bielorussia. Il portavoce, come riferisce la Reuters, ha sottolineato che ai civili deve essere permesso di lasciare le proprie case attraverso il territorio ucraino e ha accusato la Russia di aver deliberatamente ostacolato i precedenti tentativi di evacuazione.

Il fronte militare

Le forze armate russe continuano l’assedio alla strategica città portuale di Mariupol e hanno ripreso ieri la loro offensiva dopo che un cessate il fuoco per consentire l’uscita dei civili non si è concretizzato. Per oggi è previsto un nuovo cessate il fuoco per consentire l’evacuazione dei civili, anche se sui corridoi umanitari persistono divergenze tra autorità ucraine e quelle russe.

Sempre sul fronte del Mar Nero la città portuale di Odessa è ancora sotto il controllo ucraino e per ora non si segnalano combattimenti.

Nei prossimi giorni arriveranno in Lituania altri 400 soldati Usa. Lo ha affermato il segretario di Stato Usa Antony Blinken, in conferenza stampa a Vilnius con il ministro degli Esteri lituano Gabriel Landsbergis.

L’occidente in difficoltà sulle misure  contro la Russia

Il Pakistan ha mandato a bagno i rappresentanti delle potenze occidentali sulle misure contro la Russia. “Il Pakistan non è schiavo dei Paesi occidentali”  ha dichiarato il primo ministro, Imran Khan, rispondendo agli ambasciatori dei Paesi occidentali che gli chiedevano di condannare l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. “Che cosa pensate di noi? Che siamo vostri schiavi e che faremo tutto quello che ci chiedete?”, ha affermato Khan nel corso di un comizio rivolgendosi direttamente ai diplomatici. Il primo marzo scorso, infatti, i capi di 22 missioni diplomatiche a Islamabad, incluse quelle dell’Unione europea, avevano reso pubblica una lettera nella quale invitavano il Pakistan ad appoggiare la risoluzione di condanna dell’invasione russa all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il governo pachistano ha ignorato l’appello e si è astenuto dal voto.

Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha confermato la solidità dei rapporti con la Russia nel pieno della crisi in Ucraina, dopo l’invasione delle truppe di Mosca. Le relazioni tra Pechino e Mosca sono “solide come una roccia”, ha aggiunto, “sono importanti non solo per entrambi, ma anche per il mondo”.

Il Financial Times rileva come in Ungheria si stia acutizzando lo scontro politico interno sull’atteggiamento da tenere verso la Russia. L’Ungheria ha condannato l’intervento militare russo in Ucraina e aderito alle sanzioni internazionali contro Mosca e sostenuto anche la procedura accelerata per l’adesione di Kiev all’Ue. Allo stesso tempo si è rifiutata categoricamente di fornire armi alle forze armate ucraine e si oppone alle sanzioni che possano mettere in forse le forniture di gas naturale. Un altro fronte su cui Orban si è mostrato intransigente è quello dell’espansione della centrale nucleare di Paks, per il quale Budapest ha un accordo da 12,5 miliardi di euro per il finanziamento e la costruzione da parte della società russa Rosatom. Un sondaggio di “Euronews” di questa settimana mostra che il 60 per cento degli intervistati ritiene che Budapest si sia avvicinata troppo a Mosca e questo limiti la possibilità di aiutare Kiev, ma due terzi dei cittadini ungheresi sono effettivamente contrari a un coinvolgimento di Budapest nel conflitto.

Le sanzioni e gli effetti sulla crisi energetica

L’agenzia russa Tass riferisce che il governo della Federazione Russa ha approvato oggi un elenco di Stati stranieri che commettono azioni ostili contro la Russia, le sue aziende e i suoi cittadini.

L’elenco comprende gli Stati Uniti e il Canada, gli stati dell’UE, il Regno Unito (tra cui Jersey, Anguilla, le Isole Vergini Britanniche, Gibilterra), Ucraina, Montenegro, Svizzera, Albania, Andorra, Islanda, Liechtenstein, Monaco, Norvegia, San Marino, Macedonia del Nord, e anche Giappone, Corea del Sud, Australia, Micronesia, Nuova Zelanda, Singapore, e Taiwan.

Il governo russo prevede che, secondo questo decreto, i cittadini e le imprese russe, lo stato stesso, le sue regioni e i comuni che hanno obblighi in valuta estera verso i creditori stranieri della lista dei paesi ostili potranno pagarli in rubli. La nuova procedura temporanea si applica ai pagamenti che superano i 10 milioni di rubli al mese (o un importo simile in valuta estera).

Il prezzo dei contratti futures del petrolio Brent ha raggiunto questa mattina i 139,13 dollari al barile sui mercati internazionali, ad un passo dal massimo assoluto di 143 dollari registrato nel 2008.

La compagnia statale russa Gazprom continua a fornire gas attraverso l’Ucraina allo stesso volume del contratto a lungo termine (109,6 milioni di metri cubi al giorno). Lo ha riferito l’agenzia di stampa russa Prime, citando la società. “Gazprom sta inviando gas russo attraverso il territorio ucraino in modalità standard, in linea con le richieste dei consumatori europei, al livello di 109,6 milioni di metri cubi al 7 marzo”, ha affermato il portavoce di Gazprom, Sergei Kupriyanov.

Da Bruxelles tuona invece la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen: “Dobbiamo liberarci dalla dipendenza dal gas, petrolio e carbone russo e so che entrambi siamo d’accordo su questo. La Commissione domani farà delle proposte che poggeranno su tre pilastri fondamentali: diversificazione dalla Russia verso fornitori affidabili, investimenti massicci nelle rinnovabili come solare, eolico e idrogeno e migliorare l’efficienza energetica”.

La Cina ritiene invece “gestibile” l’impatto provocato dall’aumento dei prezzi delle risorse energetiche per la guerra in Ucraina e le sanzioni alla Russia. La Cina come grande consumatore e produttore di energia, sottolinea che “l’approvvigionamento energetico complessivo è garantito”, ha dichiarato il vice direttore della Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme, Lian Weiliang, nel corso di una conferenza stampa a margine dei lavori dell’Assemblea Nazionale del Popolo, il ramo legislativo del parlamento cinese.
“Le fonti delle importazioni cinesi di greggio e gas naturale sono state diversificate e i contratti a lungo termine rappresentano una quota elevata”, ha spiegato il funzionario dell’ente di pianificazione economica di Pechino. Se tutti rispettano i contratti, ha aggiunto, “le importazioni possono rimanere generalmente stabili”.

Fonti: Agi, Nova, Ansa, Reuters,Tass

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