Dopo i raid israeliani delle scorse settimane adesso anche le forze armate Usa hanno lanciato attacchi aerei su due località nella Siria contro postazioni delle milizie sciite.
Gli attacchi sono stati sferrati da caccia F-16 statunitensi nella notte vicino ad Abu Kamal, una città siriana al confine con l’Iraq. I raid nella zona orientale siriana, ha dichiarato il segretario alla Difesa Lloyd Austin, “è la risposta agli attacchi portati avanti da gruppi sostenuti dall’Iran nei confronti di personale americano in Iraq e in Siria”.
Gli Stati Uniti hanno 900 soldati in Siria e altri 2.500 nel vicino Iraq. Dall’inizio dell’operazione “Alluvione di Al Aqsa” lo scorso 7 ottobre, la Resistenza islamica in Iraq ha dichiarato il proprio sostegno alla resistenza palestinese. Dopo la distruzione dell’ospedale battista Al Ahli di Gaza, le milizie sciite in Iraq hanno iniziato a condurre attacchi contro le basi militari statunitensi in Iraq e in Siria. Secondo il portavoce del Pentagono, Pat Ryder, le forze Usa sono state oggetto di attacchi per almeno tredici volte tra il 17 e il 24 ottobre ma senza vittime.
Il Comando centrale degli Stati Uniti (Centcom), ha riferito all’emittente televisiva “Nbc News” che 24 militari statunitensi sono rimasti feriti nel corso di questi attacchi, di cui 20 solo nell’azione rivendicata dalla Resistenza islamica in Iraq contro la base di Al Tanf, in Siria. Inoltre, un contractor impiegato dagli Usa è morto di infarto mentre si riparava dagli attacchi delle milizie sciite.
Il Pentagono non ha fornito dettagli sulle possibili vittime dei suoi attacchi in Siria ma ha il segretario alla Difesa Lloyd Austin ha dichiarato che gli USA non cercano il conflitto né hanno “l’intenzione o il desiderio di partecipare ad ulteriori ostilità”.
Israele ha bombardato già due volte nelle ultime due settimane gli aeroporti siriani di Damasco e Aleppo, così come in tutti gli ultimi anni ha attaccato postazioni in Siria quasi ogni mese.
Vari report suggeriscono che l’offensiva di terra israeliana a Gaza è ferma solo perché ancora in attesa che gli Stati Uniti trasferiscano ulteriori forniture militari a Israele e mobilitino le proprie forze armate nell’area come deterrenza verso Hezbollah e Iran. Altri 900 soldati Usa sono infatti arrivati in Siria e Iraq.
Vale la pena ricordare che anche l’Italia è presente con propri militari nella regione. In Iraq è attiva nell’ambito di ben due missioni contro l’Isis. La prima è l’Operazione Prima Parthica, con un totale di 1.100 militari.
La seconda è la missione Nato in Iraq nell’ambito della Coalizione anti Is, con compiti di addestramento e capacity building. Attualmente la consistenza autorizzata dall’Italia per il contingente militare impiegato nella missione Nato in Iraq è di 280 militari e 25 mezzi terrestri, secondo quanto si legge sul sito del ministero della Difesa.
Ci sono poi circa 1100 soldati italiani in Libano impegnati nella missione Unifil per il controllo della Linea Blu al confine tra Libano e Israele. Prima rientrano in Italia meglio è.
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