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Russia, nuove leggi per reprimere il movimento Lgbt

Il 30 novembre la Corte suprema russa, esaminato il ricorso presentato dal Ministero della giustizia, ha dichiarato il movimento internazionale LGBT “organizzazione estremista”, vietandone l’attività sul territorio russo.

Il ricorso del Ministero, presentato lo scorso 17 novembre, è stato esaminato alla presenza dei rappresentanti del ricorrente (ossia il ministero), mentre non era presente alcun rappresentante del ‘convenuto’ (il movimento).

Dal momento che la causa era esaminata a porte chiuse, essendo il caso “classificato”, i giornalisti sono stati ammessi solo al momento dell’annuncio della decisione, entrata immediatamente in vigore e contro cui non è possibile fare ricorso, dal momento che il movimento LGBT non ha “personalità giuridica”.

Prima del ricorso, in un comunicato stampa del Ministero della giustizia era stato affermato che nelle attività del movimento LGBT attivo sul territorio russo, in conformità alla legge federale «Sulla opposizione alle attività estremiste», erano stati rilevati «vari elementi e manifestazioni di orientamento estremista, compresa l’incitazione alla discordia sociale e religiosa».

La legge sul divieto in Russia di propaganda LGBT, pedofilia e cambio di sesso era stata firmata da Vladimir Putin nel dicembre dello scorso anno. Con essa, veniva introdotta la responsabilità giudiziaria per «propaganda di rapporti sessuali non tradizionali, pedofilia e cambio di sesso» tra persone di qualsiasi età. Se prima era vietata la propaganda LGBT solo tra i minori, la nuova misura inasprisce la pena per tale propaganda tra le persone fino a 18 anni di età.

La violazione del divieto di propaganda LGBT è punibile con una multa fino a 400.000 rubli, e fino a 5 milioni di rubli per le persone giuridiche. Per la diffusione di informazioni che possono indurre i minori a cambiare sesso, si può essere multati fino a 200.000 rubli; fino a 4 milioni di rubli per le persone giuridiche.

La base per la decisione della Corte risiede nella convinzione che il movimento LGBT svolga attività volte ad abbattere i “fondamentali valori spirituali e morali russi”, promuovere l’esclusività, la superiorità o l’inferiorità di una persona sulla base del suo orientamento sessuale.

In Russia, il movimento è rappresentato dalle associazioni “Rete russa LGBT”, “Associazione sportiva LGBT”, “Centro comunità LGBT di Mosca”, “Centro risorse LGBT di Ekaterinburg” e altre nove organizzazioni.

In base a informazioni fornite da RBC.ru, tutte esse agirebbero dietro “finanziamenti da USA, Gran Bretagna, Svezia e con fondi della Open Society Soros“, ricevendo per le loro attività oltre 500 milioni di rubli. Ora, tutte queste comunità possono essere vietate e bloccate.

In base alla decisione della Corte suprema, ricade sotto divieto tutto ciò che promuove LGBT: arcobaleno senza colore blu, qualsiasi patch specifico, distintivi sugli abiti e altri elementi che possano identificare chi li indossa come rappresentante LGBT. Vietate anche parate, cortei, meeting, feste a tema.

La repressione, come visto sopra, viene incrementata soprattutto riguardo all’aspetto associativo e alla cosiddetta “propaganda”.

Resta invece non proibito intrattenere relazioni LGBT, fare amicizie sia online che dirette, incontrarsi, ecc. In via preliminare, non rientrano nel divieto nemmeno i club LGBT, che non verranno affatto chiusi. Ma se viene dimostrato che un certo locale è legato al “movimento LGBT” (cioè all’organizzazione), allora è del tutto possibile chiudere il locale. Stesso discorso per i siti di incontri.

Secondo l’attuale legislazione, dicono alcuni giuristi sentiti da RBC.ru, viene considerato “estremismo” il cambiamento violento dell’ordine costituzionale, il terrorismo, l’uso di attributi e simboli proibiti e così via.

Di tutto questo elenco, la valutazione più problematica è data dalla cosiddetta «istigazione alla discordia sociale, razziale, nazionale o religiosa», afferma Konstantin Dobrynin, dello studio “Pen & Paper”, ammettendo che la diffusione di «idee LGBT» sia molto probabilmente «fatta rientrare sotto l’istigazione alla discordia sociale, come propaganda di atteggiamenti negativi nei confronti di gruppi sociali che sostengono la salvaguardia di valori tradizionali».

Come regola, viene dichiarata “organizzazione estremista” un’associazione formalizzata, ad esempio una specifica associazione religiosa o sociale, afferma Dobrynin, osservando che, tuttavia, nella lista delle organizzazioni estremiste è presente ad esempio il movimento internazionale “Stile carcerario unito” (AUE; pseudo organizzazione giovanile in stile criminale), privo tuttavia di tali caratteristiche.

«C’è un rischio incontrollabile di perseguire selettivamente qualsiasi persona nelle cui azioni le forze dell’ordine vedano un coinvolgimento nel ‘movimento internazionale LGBT’», afferma l’avvocato.

Il divieto di attività del movimento, che non ha leader, ideologi e seguaci ufficiali, ha qualcosa di strano, afferma l’avvocato Irina Birjukova. «Sarà interessante vedere come la Corte motiverà l’adozione di tale decisione, dal momento che ha vietato l’attività di ciò che, dal punto di vista formale, non c’è».

Anche un altro partner dello studio “Pen&Paper”, Vadim Kljuvgant, richiama l’attenzione sul fatto che i contorni del «movimento internazionale LGBT», così come i suoi aggettivi formali e legali, non siano chiari.

«Tenendo conto delle attuali severe realtà russe “anti-estremiste” (mancanza di chiarezza giuridica nella stessa legislazione anti-estremista e pratica estremamente estesa della sua applicazione), ciò significa che chiunque o qualsiasi gruppo di persone possa essere a rischio di procedimenti amministrativi o penali per qualsiasi azione che possa essere qualificata come sostegno, approvazione, giustificazione o partecipazione in qualsiasi forma a un “movimento estremista” vietato, compreso l’uso di simboli associati a LGBT», sottolinea Kljuvgant.

Per la legge e il tribunale non è importante che il movimento LGBT rivesta lo status giuridico di organizzazione, afferma l’avvocato Dmitrij Šadrin, dello studio “Avvocati e business”: «Di regola, la maggior parte delle organizzazioni estremiste non ha alcun status giuridico, ma appaiono invece come ‘club esclusivi di interesse’. L’importante è stabilire se in tali club informali si siano violati i requisiti della legge sulla opposizione alle attività estremiste».

Gli esperti, continua RBC.ru concordano sul fatto che verrà vietato ogni simbolo LGBT generalmente riconosciuto e qualsiasi sua esibizione, ma tutto dipenderà da come se ne svilupperà la pratica applicazione.

Per esser chiamati a risponderne, potrebbe esser sufficiente l’esposizione di una bandiera arcobaleno e l’abbreviazione LGBT sui social network, o anche l’aggiunta di complementi che dimostrino l’impegno per il movimento, dicono i legali.

Ricadranno sotto il divieto anche eventi tematici come sfilate, seminari, raduni o corsi relativi a LGBT, aggiunge Dmitrj Gorbunov, della “Rustam Kurmaev e partner”.

«Le conseguenze sono imprevedibili», afferma l’avvocato Leonid Solov’ëv. «Mi attendo che le persone vengano perseguite per l’esposizione di abbreviature e aggiunte a esse; e mi aspetto anche cause per parole di approvazione. Credo che anche la ripubblicazione di foto del gay pride sarà considerata una violazione».

È improbabile, afferma Solov’ëv, che si venga chiamati a rispondere per normali foto con arcobaleno pubblicate sui social network. Ammette tuttavia che, se nella pagina di qualcuno c’è un contesto LGBT, anche per una foto con un normale arcobaleno, si potrebbe esser ritenuti responsabili.

Ancora Dmitrij Šadrin ritiene che sarà possibile fotografare una parata del gay pride in Europa; ma se nell’immagine finiranno attributi associati al movimento LGBT, ciò costituirà già base di reato. «Con l’entrata in vigore dell’atto della Corte, consiglierei ai cittadini di verificare gli archivi delle proprie foto sui social media; potrebbe essere necessario rimuovere qualcosa per evitare di esser chiamati a rispondere», afferma.

«Al momento, si può solo presumere [ciò per cui si possa esser condannati in futuro], poiché non ci sono ancora pratiche di applicazione. Ma se ci basiamo su un’analoga decisione per il “movimento AUE», anch’esso riconosciuto estremista, allora possono perseguire per tutto», conclude Birjukova.

A oggi, non c’è un elenco ufficiale di simbologia e attributi relativi al movimento LGBT, quindi, a livello ufficiale, non è definito cosa, per la cui esposizione si possa esser chiamati a rispondere.

«Non credo che in linea di principio» afferma Dobrynin, «sia possibile stilare un elenco o una lista, anche se, con l’approccio di oggi, ci si può aspettare qualsiasi cosa. Dal punto di vista della macchina statale, è molto più vantaggioso lasciare un numero significativo di zone grigie in modo che, se lo si desidera, si possa considerare qualsiasi cosa simbolica LGBT».

Oggi le condanne per azioni in qualche modo legate all’estremismo sono previste dal Codice Penale e dal Codice dei reati amministrativi. Il CP prevede sanzioni per crimini di orientamento estremista in tre articoli:
art. 280 (pubblici incitamenti ad attività estremiste): pena massima reclusione fino a cinque anni;

art. 282.1 (organizzazione di associazione estremista): pena massima fino a otto anni di reclusione;

art. 282.2 (organizzazione delle attività di un’organizzazione estremista): pena massima fino a dieci anni di reclusione.
Il Codice dei reati amministrativi prevede responsabilità per i seguenti reati di “estremismo”:

art. 20.3: propaganda e dimostrazione pubblica di attributi e simboli di organizzazioni estremiste;

art. 20.29: produzione e distribuzione di materiali estremisti.

Azioni non contenenti espressioni di attività penali sono punite con multe di vari importi o arresto amministrativo per 15 giorni.

L’avvocato Dmitrij Šadrin ritiene che, ad esempio, per una prima pubblicazione di foto con simboli LGBT ci sarà responsabilità amministrativa; per il ripetersi della pubblicazione (se una persona è stata precedentemente chiamata a rispondere amministrativamente), ci sarà responsabilità penale.

Anche l’avvocato Leonid Solov’ëv ritiene che all’inizio sia possibile la comparsa di casi amministrativi. A suo avviso, però, i più zelanti attivisti LGBT potrebbero ricadere subito sotto gli articoli del CP: «Non da domani, ovviamente; ma penso che tra un po’ vedremo che sarà un fenomeno di massa».

Birjukova teme che la decisione della Corte suprema possa trasformarsi in un «fattore scatenante» per perseguire non solo «le persone che hanno a che fare con il movimento LGBT, ma anche i cittadini comuni».

*****

Aggiungiamo noi: ricordiamo i casi dei numerosi membri di organizzazioni comuniste fermati, multati o arrestati per singole manifestazioni considerate “estremiste”. Accanto al silenzio sui loro casi, ha sollevato invece più scalpore il caso di Boris Kagarlitskij, tuttora imprigionato come “estremista” per alcune affermazioni critiche (ma non apertamente contrarie) sulle operazioni in Ucraina.

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1 Commento


  • Andrea Vannini

    condivido pienamente le decisioni della corte suprema russa. precedentemente é stata pazientemente tollerata, da parte delle autorità russe, una realtà che vedeva queste “associazioni” esistere e agire grazie a “finanziamenti da usa, gb, svezia e soros” notoriamente nemici giurati della russia. é concepibile, in tempo di guerra, continuare a tollerare ciò? questo “estremismo” equivale a connivenza con il nemico. ciò, a prescindere dal merito della questione (del “movimento” gay & c. & $ odierno penso tutto il male possibile), é una decisione di legittima difesa sacrosanta dall’ aggressione imperialista. i diritti civili, le libertà individuali affettive e sessuali sono altro. triste che l’ arcobaleno, emblema della pace, sia ora associato a ciò che divide e che crea conflitto interpersonale. altri “estremisti”, se comunisti (che soros certo non finanzia) meritano naturalmente una diversa considerazione.

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