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Il bond del G7 per pagare l’Ucraina con i soldi della Russia

Un mese fa Alexander De Croo, il primo ministro belga, aveva affermato che l’Occidente avrebbe dovuto lavorare a un meccanismo per utilizzare gli assets russi congelati. All’intenzione non ha fatto tardare una proposta, fatta circolare tra i paesi del G7, che già all’incontro del maggio scorso avevano espresso la volontà di far pagare alla Russia i danni della guerra in Ucraina.

Diversi funzionari del gruppo dei sette hanno informato il Financial Times di questa proposta, e due di loro hanno dichiarato che si sta valutando seriamente questa opportunità. Il che sarebbe un’altra seria ipoteca su qualsiasi soluzione diplomatica al conflitto nell’est Europa.

Il sostegno economico e militare all’Ucraina vacilla da mesi, tra difficoltà materiali e dirigenti politici sempre meno convinti della sua utilità – ma anche di ottenerne qualche vantaggio tra gli elettori dei propri paesi. Però, prima di abbandonare Kiev al proprio destino, vogliono cercare di allungare il più possibile il suo dissanguamento per indebolire Mosca.

L’idea di Bruxelles è appunto quella di utilizzare i quasi 270 miliardi di euro di assets russi congelati come garanzia per emettere dei «bond zero coupon», ovvero dei titoli i cui interessi saranno pagati tutti insieme alla fine del prestito. All’Ucraina potrebbero così arrivare un po’ di fondi, senza che i suoi sostenitori sborsino un solo centesimo.

Nessuno nasconde che, data la situazione ucraina, è difficile che il debito venga ripagato, portando così a un vero e proprio esproprio (parola proibita solo se si tratta di qualche patrimonio nostrano, a quanto pare) dei beni russi, dilazionato nel tempo.

Non c’è nessuna sentenza o trattato internazionale a legittimare una tale opzione, ma si sa che per l’Occidente il diritto internazionale vale solo se gli è favorevole.

Ma qui si trova la falla di tutta la questione. Quale investitore è disposto a dare soldi a un sicuro insolvente, le cui garanzie non sono legalmente a sua disposizione? È difficile che l’operazione vada in porto, ma ciò che infatti è davvero interessante è il dibattito interno alla filiera euroatlantica che la proposta ha portato allo scoperto.

È lo stesso Financial Times a dire che Washington sta spingendo per espropriare gli assets russi: da chi ha fatto lo stesso con più di 3 miliardi di riserve valutarie dell’Afghanistan, dopo averlo ridotto in macerie, non ci si può aspettare altro.

Molto più cauti sono i paesi UE, e non solo per i motivi legali, ma anche per nodi economici che metterebbero in crisi proprio uno degli strumenti principe dei suoi vincoli imperialistici.

Circa 191 miliardi del totale sono gestiti da Euroclear, un depositario che gestisce e smista i profitti e che ha sede a Bruxelles (da qui l’interessamento del suo esecutivo, che probabilmente spera di ottenerne qualche beneficio).

Tali beni sono per lo più in euro proprio perché, prima che la UE si riallineasse alla NATO, quando Macron la dava per morta, i russi trovavano nella divisa europea maggiori sicurezze (ossia meno decisioni politicamente arbitrarie “a sorpresa”) e l’euro poteva crescere come valuta internazionale.

È stato proprio Macron, insieme a Scholz, ad opporsi già in passato a una soluzione del genere, e le motivazioni sono chiare. Dalla Germania fanno sapere che sono disposti a trovare una formula per tassare i profitti generati dagli assets congelati (quasi 4 miliardi e mezzo di euro lo scorso anno), ma ci sono vari contenziosi in corso nei tribunali russi.

La proposta belga, dicono al Financial Times, è stata pensata come un compromesso, ma è di difficile attuazione e rimanda solo per un po’ il problema di cosa fare con i beni bloccati. E l’unico risultato che sembra produrre è quello di aumentare la tensione anche tra gli alleati occidentali, mentre cercano un modo per continuare a usare gli ucraini per indebolire Mosca.

Un’altra contraddizione in seno euroatlantico, in questo caso marginale – almeno per ora –, ma sintomo delle difficoltà che la sua egemonia sta incontrando sempre più diffusamente.

P.S. Il tutto senza neanche considerare i problemi di “credibilità internazionale” del sistema euro in caso di sequestro degli asset russi. Perché mai, insomma, altri paesi – magari oggi alleati dell’Occidente, ma domani chissà… – dovrebbero depositare somme presso istituti europei che un giorno o l’altro, per decisione politica, potrebbero decidere di confiscarli? Ne aveva parlato, il relazione al dollaro, anche il premio Nobel Robert Shiller. Ma i dirigenti europei sembrano decisamente più stupidi…

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2 Commenti


  • Eros Barone

    L’idea che è frullata nella mente del primo ministro belga rispecchia l’arroganza e l’idiozia che caratterizzano, congiuntamente, quel sinedrio di servi sciocchi degli USA la cui sede si trova a Bruxelles. L’idea è chiaramente copiata (se non suggerita direttamente) dalla finanza USA e dimostra che la finanza dell’Occidente imperialista è sempre più basata sulla rapina, anziché sulle leggi del mercato. E’ infatti dalla guerra di Libia in poi che gli USA hanno inserito nel loro armamentario di ‘cowboys’ lo strumento della guerra economica, ponendo in atto il sequestro dei fondi delle banche centrali degli Stati sovrani dichiarati nemici. Si tratta, come è evidente, di atti privi di fondamento giuridico internazionale, basati unicamente sulla prepotenza economico-militare, con cui si cerca di arrecare gravi danni agli Stati dichiarati nemici. E’ come subire un furto bello e buono dalle casse della banca centrale: centinaia di miliardi di euro, equivalenti ad anni di esportazioni, investiti nelle piazze finanziarie considerate più affidabili, spariti per sempre, con un semplice tratto di penna privo di qualsiasi valore giuridico. Alla lunga, però, questi abusi si ritorcono, come le sanzioni, contro chi li commette, poiché inficiano la credibilità delle istituzioni bancarie e finanziarie che li attuano. Forse il primo ministro belga e i suoi sodali non conoscono la storia dei pifferi di montagna, che andarono per suonare e furono suonati…


  • Lollo

    Mah non meraviglia insomma, tramite l’ FMI fanno lo stesso anche se con consenso del debitore. Premesso che per quanto tanti 270 miliardi non sarebbero minimamente sufficienti a ricostruire una nazione devastata come l’ Ucraina, specie se utilizzati come palliativo ad una comunque sconfitta certa. Non si capisce poi quale Ucraina intendono visto che attualmente i russi ne hanno conquistato quasi un terzo, ed un altro cadrà va breve. Sembra che vogliano addirittura spostare la capitale a LEOPOLI. Una disfatta totale. Pare siano talmente disperati di veder fallire l’ allargamento ad Est, ed aver perso così clamorosamente, che ormai vedano una specie di redenzione solo con il conflitto totale. Ma vorrebbero indurre Mosca ad attaccare. Follie politiche di un Europa che di libero non ha più niente se non la volontà di suicidarsi per accontentare il proprio padrone.

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