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Siria. Al Jolani apre ai curdi. La Turchia non gradisce. L’ISIS torna a farsi sentire

I curdi presenti in Siria “fanno parte della patria”. Ad affermarlo in un video è stato Abu Muhammad al Jolani, il leader del gruppo jihadista salafita Hayat Tahrir al Sham riportato dall’emittente “Sky News Arabia”. “Vivremo insieme secondo la legge”, ha spiegato Jolani, sottolineando che la popolazione curda è stata sottoposta “a grandi ingiustizie”. “Se Dio vuole, nella prossima Siria, i curdi saranno fondamentali. Vivremo insieme e tutti otterranno i loro diritti per legge. Non ci saranno più ingiustizie contro il popolo curdo”, ha affermato il leader di Hts. “Se Dio vuole, cercheremo di riportare i curdi nelle loro zone e nei loro villaggi”, ha aggiunto.

Jolani, mandando un segnale alla Turchia, ha evidenziato che c’è una “grande differenza” tra la comunità curda in Siria e il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk, designato dalla Turchia organizzazione terroristica), in quanto “i curdi sono una parte integrante del tessuto sociale siriano”. In merito al futuro politico del Paese, il leader di Hts ha affermato che “la forma dell’autorità sarà lasciata alle decisioni di esperti, giuristi e del popolo siriano”.

Jolani ha quindi spiegato che in Siria saranno organizzate “elezioni libere ed eque”. “Lavoriamo per formare comitati specializzati per riesaminare la costituzione, in modo da garantire giustizia e trasparenza”, ha affermato. La fase successiva del Paese, ha inoltre fatto sapere Jolani, “vedrà una soluzione globale per tutte le fazioni armate e nessuna arma sarà consentita al di fuori del quadro dell’autorità dello Stato siriano. Questo approccio riflette il nostro impegno a ripristinare la stabilità e ad estendere la sovranità dello Stato sull’intero territorio”.

L’esistenza di numerose e diverse fazioni armate nel paese è un problema enorme. E’ stato proprio Mazloum Abdi, comandante delle SDF (Forze Democratiche Siriane di cui fanno parte i curdi, ndr), ad avvertire che il 12 dicembre l’attività delle milizie dell’ISIS sarebbe riapparsa allo scoperto dopo che era stata nascosta per anni.

Secondo quanto riferito da Al Jazeera, l’ISIS sta ora entrando nelle aree sotto il controllo delle SDF, ha detto il comandante curdo, e la sua attività non è più limitata al deserto, sta approfittando degli sviluppi sul terreno in Siria e della fine del controllo del regime spodestato.

Le dichiarazioni di Abdi vanno valutate seriamente, perché provengono dal comandante delle forze che dal 2015 godono del sostegno degli Stati Uniti per combattere l’Isis, il quale aveva completamente perso il controllo geografico in Siria alla fine del 2019 dopo aver perso l’area di Baghouz a Deir Ezzor, lasciando solo alcune cellule sparse nel deserto siriano.

Per Al Jazeera molti si interrogano su quale sia oggi la forza e la presenza delle cellule dell’ISIS in Siria e sul come ci si aspetta che le nuove autorità la affrontino, su quale sia la posizione delle potenze internazionali coinvolte nella coalizione internazionale per combatterlo e in che modo influisce sulla mappa politica delle forze influenti nel dossier siriano.

La Turchia ad esempio ha assicurato agli Stati Uniti la sua disponibilità a intraprendere la lotta contro l’emergere dell’ISIS, compresa la supervisione dei detenuti, a patto che Washington non ostacoli le sue operazioni militari contro le Forze Democratiche Siriane e la rimozione di elementi del Partito dei Lavoratori del Kurdistan ad esse associati dalla Siria.

Su un altro versante, secondo funzionari locali e fonti della sicurezza, le autorità irachene hanno permesso a centinaia di soldati siriani in fuga dal fronte di entrare in Iraq attraverso il valico di frontiera di al-Qaim.

Un funzionario della sicurezza irachena ha detto che il numero di soldati siriani entrati in Iraq “ha raggiunto i duemila membri tra ufficiali e soldati“, sottolineando che “il loro ingresso è avvenuto in accordo con le Forze Democratiche Siriane (tra cui i curdi), e con l’approvazione del primo ministro iracheno Shia al-Sudani.

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