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Francia. Il governo Bayrou stenta a decollare

La lista dei 34 ministri del governo Bayrou è stata rivelata dal segretario dell’Eliseo Alexis Kohler. In un governo che sembra somigliare somigliare “all’isola dei famosi” spiccano i nomi di due ex primi ministri, Élisabeth Borne, che ricoprirà l’incarico di ministro dell’Educazione, e Manuel Valls, nominato ministro dei Territori d’Oltremare. Per il 3 gennaio è convocato il primo Consiglio dei ministri.

Il 2024 passerà alla storia come un annus horribilis, senza dubbio uno dei peggiori della Quinta Repubblica: quattro diversi capi di governo in un anno” scrive Le Monde “un paese senza direzione e ridotto all’immobilismo, per mancanza di maggioranza”.

Bayrou ha dichiarato alla stampa che l’obiettivo che si prefigge il governo è di portare il deficit vicino al 5%, ma secondo l’agenzia Bloomberg, Bayrou non è entrato nel dettaglio circa le scelte che saranno fatte per raggiungere quel target.

La Francia è sotto pressione per ridurre il suo enorme deficit che quest’anno ha raggiunto il 6,2% del PIL del paese, il doppio del livello consentito dalle regole dell’UE.

In una lettera inviata al presidente del gruppo Destra repubblicana all’Assemblea nazionale, Laurent Wauquiez, e al presidente del gruppo dei repubblicani al Senato, Mathieu Darnaud, Bayrou ha dichiarato di condividere alcuni punti cardine da loro indicati per l’azione di governo. In particolare, «l’ordine e la sicurezza» nonché l’urgenza di «rimettere in sesto le finanze pubbliche» attraverso «un’azione vigorosa di semplificazione amministrativa».

Si saprà qualcosa di più nel suo discorso programmato per il 14 gennaio all’Assemblea Nazionale, dopo la prima riunione del Consiglio dei Ministri che si terrà il 3 gennaio.

Ma la strada di Bayrou, come quella dei suoi predecessori, appare tutta in salita, soprattutto perché l’opinione pubblica sembra gradirlo ancora meno di chi lo ha preceduto nel tentativo di mettere in piedi un governo gradito a Macron ma sgradito alla maggioranza dell’Assemblea Nazionale.

Un sondaggio condotto da IFOP per Le Journal du Dimanche rivela che ben il 66% dei francesi ha un’opinione negativa nei suoi confronti.

Peggio del suo precedessore Barnier, il quale dopo la nomina aveva raccolto un livello di soddisfazione pari al 55%.

Nessun primo ministro dai lontani tempi di Michel Debré nel 1959 aveva cominciato il proprio mandato con una popolarità così tenue

La crisi del tentativo di Bayrou è ben visibile dietro l’angolo. A meno che non scelga di negoziare punti di programma precisi con la destra della Le Pen (partendo proprio dall’immigrazione), o non riesca a ottenere un «patto di non sfiducia» mai decollato con il Partito socialista, a sua volta schierato all’opposizione e ancora dentro l’alleanza delle sinistre nonostante i canti di sirena lanciati dal governo. Solo così la «non sfiducia» sarebbe in qualche modo garantita.

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