Il 2 settembre, all’alba, la polizia britannica ha fatto irruzione nelle case di cinque membri di Defend Our Juries (DOJ), arrestando le cinque persone. Nei film siamo abituati a vedere trattamenti del genere per pericolosi boss mafiosi o terroristi, e difatti l’operazione è stata svolta dall’antiterrorismo, ma nei confronti di un’organizzione che si occupa di denunciare le violazioni della libertà di parola.
Non è la prima volta che attivisti della DOJ vengono bersagliati da misure di repressione, dato che si sono mossi massicciamente per difendere Palestine Action, rete di sostegno alla causa del popolo palestinese che è stata dichiarata organizzazione terroristica da Londra. Ciò ha reso chiunque anche solo solidarizzi con Palestine Action perseguibile come un pericolo per la sicurezza nazionale, in pratica.
Gli arresti sono avvenuti poche ore prima rispetto a quando DOJ avrebbe dovuto annunciare in una conferenza stampa i dettagli di una mobilitazione di massa da lanciare a breve a Londra. Il fatto che l’antiterrorismo sia andato a prelevare gli attivisti a casa è ancora peggiore se si considera che l’operazione voleva avere lo scopo evidente di intimidere e scoraggiare proprio la protesta promossa da DOJ.
La conferenza stampa è stata dunque rimandata a mercoledì. DOJ ha fatto sapere che gli arrestati sono dei “portavoce chiave” del movimento. Alcune fonti hanno affermato che lo studente di giurisprudenza Paddy Friend è stato arrestato ai sensi dell’articolo 12 del Terrorism Act del 2000 per aver ospitato una videochiamata Zoom con i membri della campagna di solidarietà, riporta The Cradle.
Anche Amnesty International ha condannato le irruzioni nelle case degli attivisti, le quali sono state definite una violazione del diritto internazionale. Kerry Moscogiuri, alla guida delle iniziative di Amnesty International UK, ha affermato che le proteste pacifiche come quelle promosse da DOJ sono protette dalle convenzioni sui diritti umani.
La manifestazione, che doveva tenersi sabato, è stata confermata in ogni caso, e si prevede la partecipazione di almeno 1.500 persone. DOJ ha detto che, questa volta, la mobilitazione non avrà limiti di tempo, ed è abbastanza facile dire che la polizia eseguirà vari altri arresti, come è già successo in precedenti piazze per centinaia di attivisti.
Infatti, anche se Palestine Action potrà discutere il proprio caso di fronte all’Alta Corte nel prossimo novembre, il giudice che si occupa del caso ha rifiutato di sospendere momentaneamente la messa al bando dell’organizzazione. Nel frattempo, il governo ‘di sinistra’ di Starmer si mostra accondiscendente verso le violenze razziste che stanno attraversando la Gran Bretagna.
Già l’anno scorso il Regno Unito era stato attraversato da mobilitazioni contro i migranti. Questa estate sono continuate, in particolare davanti ad alberghi e pensioni dove vengono alloggiati i migranti in attesa che le loro richieste d’asilo vengono passate al vaglio. Il caso del Bell Hotel, in Epping, Sussex, è diventato il catalizzatore di queste proteste, spesso organizzate da formazioni di estrema destra.
Starmer, invece di combattere l’ondata razzista, ha affermato di capire perfettamente i dimostranti. “La maggior parte della gente del posto non vuole questi hotel nelle loro città, nei loro luoghi, e nemmeno io. Sono completamente d’accordo con loro su questo“, ha aggiunto, prima di ripromettere, come aveva già fatto in passato, di voler chiudere ogni singolo istituto di accoglienza.
Mentre la retorica antimigranti viene assecondata e fomentata, il governo britannico etichetta come terrorista un’organizzazione che si batte per interrompere la catena di complicità del proprio paese nel genocidio dei palestinesi, e va ad arrestare nelle loro case gli attivisti che protestano contro questa escalation repressiva. Questa è lo stato di putrefazione che ha raggiunto la democrazia occidentale.
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