La nuova ondata di mobilitazioni internazionaliste a sostegno della rivoluzione bolivariana ha attraversato nelle ultime settimane diverse città italiane, confermando una volta di più che l’area politica che fa riferimento alla Rete dei Comunisti rappresenta oggi l’unico aggregato capace di mobilitarsi in modo continuativo, coerente e organizzato sui fronti internazionali più caldi: dal Venezuela a Cuba, dalla Palestina alla Corea.
A Firenze, Pisa, Roma e in varie città italiane, gruppi di solidarietà e movimenti sociali sono scesi in strada per denunciare l’assedio statunitense al Venezuela, sempre più evidente nelle sue componenti economiche, militari e mediatiche, e rafforzato dal recente blocco dei voli e da nuove pressioni diplomatiche.
Di fronte a questo scenario, le organizzazioni italiane di questa area – che hanno come riferimento politico la Rete dei Comunisti e che si richiamano al chavismo e alla transizione socialista comunitaria bolivariana, seguendo le analisi politico-economiche di Luciano Vasapollo – non hanno avuto alcuna esitazione.
Da anni promuovono e costruiscono teoria e prassi rivoluzionaria in piena sintonia con i processi cubano, venezuelano e della Nuestra América indo-afrodiscendente, costantemente colpiti dagli imperialismi statunitense ed europeo. Si tratta dell’unica area che, negli anni, ha dimostrato una capacità reale di mobilitazione internazionale, connettendo analisi e azione diretta, e muovendosi in piena sincronia con il conflitto sociale in Italia, dalle lotte sul lavoro alle opposizioni alla guerra.
Attorno a questo blocco politico si raccolgono oggi realtà giovanili come Cambiare Rotta e OSA, il CESTES – centro studi dell’USB –, Nuestra América, l’associazione Donne di Borgata, il quotidiano online FarodiRoma, la testata Contropiano e numerosi altri gruppi che hanno costruito un tessuto militante diffuso.
Non si tratta di sigle simboliche: questa area politica produce quotidianamente analisi, articoli, riflessioni teoriche e una mole impressionante di libri su America Latina, ALBA, Venezuela, Cuba, popoli indigeni e transizione socialista.
A questa produzione intellettuale si affianca una mobilitazione continua: negli ultimi anni sono state organizzate decine e decine di sit-in, presìdi, cortei, assemblee e convegni centrati sulla solidarietà internazionalista.
La presenza giovanile si è rivelata decisiva nel portare nelle piazze italiane le bandiere del Venezuela e di Cuba accanto a quelle palestinesi. La manifestazione di pochi giorni fa, con uno spezzone internazionalista compatto e colorato, è stata indicata da molti osservatori come una delle immagini più forti registrate in Europa in queste settimane.
In parallelo, l’USB ha declinato sul piano sindacale la questione dell’economia di guerra, opponendosi ai governi di centro-sinistra, a quelli tecnici e a quelli di destra, denunciando il ricorso strutturale alla spesa militare come unica risposta del capitalismo alla crisi e individuando nella dinamica inter-imperialista una delle chiavi centrali dell’attuale conflitto globale.
Nel quadro mondiale, grande attenzione continua a essere riservata ai BRICS. Pur senza attribuire loro un carattere socialista, la Rete dei Comunisti sottolinea come rappresentino un’opportunità per un mondo pluricentrico e multicentrico, capace di ampliare gli spazi di autodeterminazione dei popoli.
Questa lettura si intreccia con l’analisi dell’aggressione al Venezuela, che per i movimenti italiani di solidarietà non è solo un attacco a Caracas, ma un’offensiva contro tutta la Nuestra América, contro i governi popolari e contro i luoghi dove la contraddizione capitale-lavoro emerge in modo più netto.
Si tratta, sostengono i militanti, della necessità degli Stati Uniti di tornare al “cortile di casa” per garantirsi petrolio, litio, coltan e controllo strategico in un contesto in cui Washington è in aperto conflitto con Cina, Russia e, sempre più spesso, con la stessa Unione Europea.
In questo quadro, la Rete dei Comunisti ricorda di aver costruito, già anni fa, un “Forum sul Venezuela” che anticipava molte delle contraddizioni attuali. E negli ultimi giorni l’area internazionalista ha di nuovo anticipato i tempi rispondendo immediatamente all’appello lanciato dal Venezuela per due giornate internazionali di mobilitazione, il 6 e il 10 dicembre.
Già il 6, a Pisa e Roma, si sono tenute iniziative pubbliche, mentre il 10 dicembre la Rete dei Comunisti, insieme alle sue organizzazioni giovanili e alle associazioni latinoamericane presenti in Italia, porterà la mobilitazione in almeno sei o sette città: Roma, Napoli, Bologna, Torino, Milano e Genova.
E nelle scorse settimane si sono ripetute le mobilitazioni davanti alla sede del consolato venezuelano di Napoli, come presidio di solidarietà con la Repubblica Bolivariana del Venezuela. L’iniziativa è stata organizzata da diverse realtà politiche, sindacali e associative per esprimere opposizione a quello che i promotori definiscono un “tentativo di aggressione imperialista” da parte del governo degli Stati Uniti e un “nuovo tentativo di colpo di Stato” contro il governo di Caracas.
L’iniziativa si è conclusa in un clima di partecipazione e confronto politico, con l’obiettivo – hanno spiegato gli organizzatori – di mantenere alta l’attenzione sulle vicende latinoamericane e sui diritti di sovranità nazionale.
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