Menu

La rappresentanza dei lavoratori non è in vendita

E’ iniziata anche in Emilia Romagna, la campagna per la legge di iniziativa popolare su democrazia e rappresentanza sindacale, promossa da USB, Snater e Forum diritti/lavoro. Il 9 luglio l’USB ha promosso un convegno-dibattito presso l’aula magna della regione Emilia Romagna, all’iniziativa è intervenuto Carlo Guglielmi, presidente del Forum Diritti/lavoro, che ha esaminato i passati accordi sindacali in merito al piano della rappresentanza, partendo dal 1993. La relazione molto dettagliata si è soffermata su diversi punti, ma gli aspetti più significativi sono stati toccati rispetto al recente accordo del 28 giugno che di fatto annulla l’agibilità e la possibile esistenza stessa delle RSU, blindando ancor di più il rapporto tra sindacati complici-firmatari e impresa.

L’accordo del 28 giugno in realtà può ricucire lo stesso strappo tra Confindustria e Fiat, che precedentemente aveva minacciato di uscire direttamente dalla Confindustria. I lavoratori con l’applicazione dell’accordo del 28 giugno potrebbero non eleggere più i propri rappresentanti e rimarrebbero unicamente le RSA( rappresentanza sindacali aziendali), ossia i sindacati firmatari, gli unici soggetti legittimati da Marchionne all’agibilità sindacale. Qui si spiega l’apprezzamento della Fiat per l’accordo e la sua ulteriore richiesta di nuovi passi: l’affossamento silenzioso e definitivo delle RSU.
Un simile accordo ha 3 vittime: la prima ovviamente sono i lavoratori stessi, la loro agibilità democratica dentro le aziende, la seconda è la FIOM, d’ora in poi ogni sciopero della FIOM proclamato contro un accordo da essa non firmato vedrà il datore di lavoro libero di chiedere l’integrale rinserimento del danno direttamente alla categoria “ribelle”. Non è un caso che Gugliemi consigliava al “buon Landini” di intestare con sollecitudine la macchina alla moglie o di portare fuori la FIOM dalla CGIL. Infine l’attacco è portato a tutti si sindacati non concertativi come l’USB. Infatti ad essi viene negato il diritto alla certezza delle RSU (come alla FIOM), ma pure alla rappresentanza sindacale nazionale.
Un simile quadro porta se si somma a tutto questo anche il mondo del precariato, già di fatto escluso dalle più elementari norme democratiche, la maggioranza del mondo del lavoro fuori da ogni parametro di democrazia e rappresentanza. Questa maggioranza ostaggio di una minoranza complice alle logiche dell’impresa, può se avvierà meccanismi di confronto, collegamento e conflitto esercitare il suo peso.

All’incontro sono intervenuti Sergio Bellavita della Segreteria nazionale della FIOM-CGIL e Bruno Brandoni dello Snater-TLC, che si sono detti interessati a sostenere una legge di inziativa popolare e alla costruzione di un più vasto movimento che metta al centro il piano della democrazia reale per i lavoratori nel nostro paese. Infine hanno portato il loro contributo diversi rappresentanti politici regionali (PD, SEL, FdS). Per la relazione conclusiva è intervenuto Massimo Betti dell’esecutivo nazionale dell’USB, che ha accolto con favore le aperture della FIOM al confronto, mettendo al centro la costruzione di una assemblea nazionale per settembre che parta dai delegati, dal sindacalismo conflittuale e dai movimenti sociali e dei beni comuni. Una assemblea di moderni stati generali basata su due punti, lo sviluppo di una campagna per la democrazia reale nei posti di lavoro, che restituisca la parola e le scelte ai lavoratori e parallelamente
una azione collettiva contro la manovra finanziaria dettata dalla UE che colpirà l’Italia in modo drammatico questo autunno. Non è un caso che per più volte si è ricordato che la crisi che ha investito l’Europa è solo all’inizio e gli effetti reali sono solo alle porte, l’anticipazione di quanto detto sta oggi nelle immagini della Grecia. Il tentativo del mondo imprenditoriale, della politica-bipartisan e dei sindacati complici non è tanto quello di impedire il conflitto e il malcontento, questo si produce da sa dentro le attuali contraddizioni e polarizzazioni negli attuali processi di crisi in atto, ma nell’impedire l’organizzazione del conflitto, ossia nel soffocare un progetto d’azione indipendente dei lavoratori e delle fasce popolari.

Le raccolte di firme per la proposta di iniziativa popolare verte su tre principali obiettivi: restituire diritti ai lavoratori e alle lavoratrici, poter scegliere liberamente i propri rappresentanti, come si effettua la verifica su chi tratta e con quale mandato. Come riporta lo stesso materiale diffuso dal sindacato: “nei luoghi di lavoro dive si passa un terzo della propria vita, mancano diritti non c’è democrazia, firma la legge conquista democrazia”.
In tutta l’Emilia Romagna si organizzeranno banchetti per la raccolta firme dai territori ai posti di lavoro, utilizzando ovviamente la scadenza del 15 luglio giornata di sciopero per il pubblico impiego indetto dall’USB.
Questa iniziativa nazionale è parallela ad un’altra proposta del sindacato per un disegno legge sulla riduzione diretta delle imposte, per una legge che sostenga il reddito e i consumi delle famiglie.

Questo piano di iniziativa è un primo ma significativo passaggio, che segna un punto di svolta per i movimenti sindacali conflittuali, che di fronte alla crisi e i suoi effetti vogliono passare dal mero piano di resistenza a quello offensivo e di proposta per una maggiore democrazia e garanzie sociali per i settori popolari. Sarà quindi secondario valutare gli effetti di una simile proposta rispetto ad una più generale ricomposizione di quello che è il fronte della protesta oggi, dal mondo del lavoro a quello dei beni comuni.

 

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *