La denuncia è circostanziata e firmata. Diverse scuole private “offrono” lavoro a docenti che accettano di non essere retribuiti pur di maturare – nel privato – il punteggio che poi potrebbe farli assumere come precari nella scuola pubblica.
L’abisso mortale creato da chi ha accettato – a suo tempo – un “doppio mercato del lavoro” (uno mantenente alcune residue garanzie, l’altro privo di tutto) è diventata voragine che risucchia tutto e tutti.
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Il Prof. Paolo Latella, membro dell’Esecutivo Nazionale dell’Unicobas Scuola e segretario regionale lombardo, autore di un articolato dossier sui diplomifici italiani indirizzato al Ministro Carrozza, ha ricevuto ieri pesanti telefonate minatorie. Latella ha raccolto, fra le altre, migliaia di segnalazioni sullo stato dell’istruzione privata, provenienti direttamente dai docenti di istituti che costringono il personale assunto a rinunciare allo stipendio per ottenere il punteggio maturato con l’incarico annuale. Punteggio che consente l’accesso alle graduatorie del personale precario pubblico, reclutato poi dalle scuole di stato sia per le supplenze che per l’assunzione in ruolo. Un do ut des degno del paese delle banane, reso possibile da una vergognosa legge di parità scolastica approvata alla metà degli anni 90, che parifica i crediti maturati con il servizio prestato nelle scuole pubbliche grazie ad assunzioni temporanee trasparenti, a quello effettuato grazie alla chiamata discrezionale (senza graduatorie) delle scuole private parificate.
Il fenomeno del lavoro gratuito dei docenti risulta presente in modo massiccio nel Sud Italia. Ci chiediamo se il Ministro Carrozza, al quale il dossier di Latella è stato inviato da tempo, intenda continuare a tollerare una vergogna del genere o se, magari, non creda di avere il dovere di assumere un provvedimento urgente, disponendo il controllo dello stato di servizio, ovvero imponendo, al momento della domanda d’ingresso in graduatoria, almeno la consegna dei cedolini stipendiali e dei versamenti dei contributi all’Inps. Ma sarebbe il tempo di rivedere la legge sulla parità scolastica, ché altrimenti condanna ad una battaglia impari con sedicenti insegnanti amici degli amici i nostri migliori docenti precari, sempre in regola con i requisiti richiesti e che prima dei tagli da 8,5 miliardi disposti dalla Gelmini, hanno occupato centinaia di migliaia di posti vacanti sui quali, violando la Costituzione, non s’è per anni provveduto a bandire concorsi. Gli incarichi attuali sono meno numerosi. In più, a seguito della restrizione delle spese (che oggi nega ai precari persino la retribuzione di quei miseri due giorni e mezzo ogni 30 di lavoro), non comprendono più ormai il pagamento dell’estate, mentre, lavorando nel settore privato, pur senza percepire nulla per tutto l’anno, si può ottenere uno statino che millanta incarichi sino ad agosto, con punteggi maggiori.
Il precipitare degli eventi ci costringe oggi a denunciare pubblicamente (dopo averlo fatto a suo tempo ai Carabinieri) che alla sede nazionale dell’Unicobas, appena rinnovata, nel mese di marzo 2013, venne recapitato un proiettile direttamente nella cassetta postale. Altrettanto preoccupante risulta lo strano furto avvenuto il 23 Gennaio (il giorno prima della telefonata minatoria) nell’appartamento al piano terra del palazzo dove abita il Prof. Paolo Latella a Lodi, noto anche come punto di riferimento Unicobas nella città. Infatti nulla risulta rubato, mentre le suppellettili sono state integralmente distrutte. La Segreteria Nazionale dell’Unicobas esprime piena e attiva solidarietà al Prof. Latella, e fa proprio quanto lo stesso ha scritto direttamente al primo inquilino di Viale Trastevere: Caro Ministro Carrozza, ho ricevuto minacce telefoniche con accento campano: “comunista di merda ce rutt u’ cazz…” in merito al dossier che ho realizzato sulle scuole paritarie… le interessa?
(Segretario Nazionale Unicobas Scuola)
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