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Disoccupazione, dati esplosivi. Usb: aumentano anche senza lavoro ‘cronici’

I dati forniti dall’INPS relativi alla disoccupazione e alla cassa integrazione, se opportunamente analizzati, mettono il luce una realtà esplosiva per il lavoro nel nostro Paese. 

Le 100 milioni di ore di cassa integrazione autorizzate dall’INPS per il solo mese di marzo 2014, sono costituite prevalentemente da Cig straordinaria o in deroga,  ammortizzatori sociali che anticipano di qualche tempo la disoccupazione e dunque preannunciano un ulteriore e costante incremento esponenziale di italiani che perderanno il lavoro nel breve periodo. 

Si  ricorda che dal 1 gennaio 2013 è entrata in vigore la riforma Fornero, con l’introduzione della nuova indennità di disoccupazione, ASPI  e mini Aspi.  L’ INPS comunica che nel mese di febbraio 2014 le domande per percepire l’ASPI sono state 85.964 e quelle per la mini ASPI 31.595. 

Rispetto allo stesso mese del 2013, colpisce la diminuzione complessiva del 4.7% delle domande.

Dal canto suo, l’ISTAT registra l’incremento dei disoccupati  al 13 %, il dato più elevato dagli anni Settanta. 

L’aumento dei “senza lavoro” unito alla diminuzione delle domande per ottenere le indennità di disoccupazione pagate dall’INPS, si spiega solo con l’aumento di coloro che, essendo senza occupazione ormai da lungo tempo, non hanno più diritto a ricevere alcun sussidio in quanto non raggiungono i contributi minimi previsti dalla legge. Infatti, per avere diritto alla mini Aspi, occorre avere svolto 13 settimane di lavoro nell’anno precedente alla richiesta. Non parliamo poi dell’ASPI, che richiede 52 settimane lavorate nel biennio. Ciò significa che ben il 5 % dei disoccupati non ha trovato neppure un “lavoretto” di 13 settimane per ricevere questo piccolo sussidio. Appare dunque evidente che siamo in presenza di una disoccupazione ormai divenuta cronica. 

Secondo l’USB, questi dati ci dicono in anticipo che l’ulteriore precarietà voluta dal governo Renzi non è la ricetta per creare “il lavoro che non c’è”.  Le scelte economiche e sociali degli ultimi governi – precarietà, taglio dei salari, licenziamenti senza regole, cancellazione del riposo settimanale e aumento del tempo di lavoro, pensioni a 67 anni – non sono la medicina per curare il cancro della disoccupazione, ma la causa che lo produce.

Lo spread scende, la disoccupazione sale. E la macelleria sociale in atto, attuata da un sistema politico cooptato dal sistema finanziario, non si arresterà senza un cambio radicale nelle scelte economiche imposte dalla BCE e dal Fondo Monetario Internazionale.

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