Quanto emerso dal Consiglio dei Ministri sulla riforma della pubblica amministrazione conferma e rafforza le ragioni e la necessità dello sciopero generale di tutto il lavoro pubblico, proclamato dall’Unione Sindacale di Base per il prossimo 19 giugno.
Il governo conferma l’impianto di una riforma mirata a ridurre la pubblica amministrazione a servizio delle imprese mentre prosegue il blocco dei contratti e si avvia la contrattazione esclusivamente normativa, togliendo dunque salario e diritti a tutti i dipendenti pubblici.
-Vengono ignorati i 250.000 precari, per i quali non si accenna a nessuna prospettiva di stabilizzazione, mentre il taglio e l’accorpamento su base regionale di centinaia di Enti, sia verticali che orizzontali, unito alla chiusura o l’accorpamento di migliaia di aziende partecipate, provocherà non solo una inevitabile ricaduta occupazionale, ma la fortissima riduzione dei servizi alla cittadinanza;
-Per decreto impongono la mobilità obbligatoria entro 50 Km, anche fra enti diversi e il demansionamento, per tutti coloro che a seguito dei tagli, delle privatizzazioni e degli accorpamenti (anche dei singoli uffici nei singoli enti) saranno dichiarati in esubero, o più semplicemente saranno considerati inutili;
-In funzione di una idea vecchia ed autoritaria del mondo del lavoro dove il singolo dipendente deve trovarsi solo davanti al proprio datore di lavoro, tagliano loro il diritto alla rappresentanza collettiva, decretando il taglio del 50% di tutti i permessi sindacali, compresi quelli delle RSU, e dei distacchi di ogni singola organizzazione sindacale a partire dal 1 agosto.
A questo s’aggiungono stucchevoli elementi demagogici quali il cosiddetto “ricambio generazionale” che a fronte appunto di 250.000 precari e di un fabbisogno reale di oltre 1 milione di nuove assunzioni, ne sbandiera la bellezza di 15.000 (sic!).
L’USB P.I. chiama pertanto tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori del settore pubblico allo sciopero generale nazionale con manifestazioni regionali il prossimo 19 giugno.
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