Il 19 ottobre a Bruxelles, i sindacati di classe europei del settore delle telecomunicazioni, si riuniranno in una conferenza per decidere le azioni comuni.
Le organizzazioni sindacali co-firmatarie di questo documento, si sono incontrate per discutere della situazione e delle esperienze dei lavoratori delle telecomunicazioni, dell’ IT e dei Call Center in Europa, al fine di organizzare una risposta unitaria contro le multinazionali e i monopoli sostenuti dall’Unione Europea.
Le telecomunicazioni sono un settore che in Europa, impiega centinaia di migliaia di lavoratori ed è principalmente controllato da grandi multinazionali e gruppi monopolistici come Deutsche Telecom (T-Mobile), Vodafone, Telefonica Movistar, Orange, British Telecom, Τeleperformance, Telecom Italia, Cyta etc.
Le multinazionali del settore utilizzano le direttive anti-operaie dell’Unione europea applicate in ogni paese da parte dei governi locali, attaccando i diritti dei lavoratori attualmente in vigore per i lavoratori “anziani” del settore, creando così una nuova generazione composta da centinaia di migliaia di giovani lavoratori, che prevalentemente vengono assunti, con condizioni di lavoro peggiori, senza i diritti e le conquiste delle generazioni precedenti.
La creazione dell’Unione europea nel 1992 e la firma del Trattato di Maastricht, ha posto le basi per le privatizzazioni di una serie di settori, come appunto le telecomunicazioni.
Dal 1992 fino ad oggi, il trattato di Maastricht è stato sviluppato e dettagliato attraverso molti altri trattati, assumendo come criterio guida l’approfondimento delle riforme, in modo da spianare la strada al massimo profitto dei grandi gruppi monopolistici e tutelando così la loro competitività.
Le grandi multinazionali possiedono più del 50% del mercato della rete di telefonia fissa e internet in Europa. Di conseguenza, i due principali operatori di telefonia mobile in ogni stato membro mediamente controllano ormai il 75% del mercato, grazie ad acquisizioni e fusioni con le società che non potevano sopravvivere alla concorrenza. Nel settore delle telecomunicazioni, i nuovi campi di redditività sono rappresentati dai pacchetti di rete di telefonia fissa- mobile-internet -TV, oltreché dalla banda larga e dalla fibra ottica. Le tendenze alla centralizzazione stanno portando alla creazione di grandi gruppi monopolistici, che si scontrano per il controllo del mercato.
Questo percorso va oltre la distruzione dei diritti salariali, i tagli i delle retribuzioni, l’eliminazione dei contributi per la salute e la previdenza sociale dei lavoratori.
Questo perché anche prima del manifestarsi della crisi capitalista, i lavoratori stavano affrontando l’abolizione dei diritti che avevano conquistato con lotte feroci e spargimento di sangue durante il 19 ° e il 20 ° secolo.
Oggi la maggior parte dei lavoratori del settore, soprattutto nei call center sta lavorando in condizioni di estremo sfruttamento, fatto di orari di lavoro flessibili, tagli dei salari, esternalizzazioni, con contratti di pochi mesi e con poche ore. Le maggiori vittime di questa situazione sono le giovani lavoratrici, che vedono negarsi il loro diritto alla maternità.
Esempi specifici di questa situazione sono
Francia: suicidi a causa dell’ intensificazione dello sfruttamento in France Telecom
Grecia: Deutsche Telecom-OTE, dove ai nuovi lavoratori i salari sono stati tagliati del 40%
Spagna: Fin dalla sua privatizzazione, Telefonica Movistar ha distrutto circa 50.000 posti di lavoro dignitosi, per sostituirli con centinaia di migliaia di lavoratori in subappalto, sottoposti a condizioni di lavoro sempre più precarie.
Italia: Il processo di privatizzazione del settore telefonico delle reti fisse e mobili, ha prodotto licenziamenti con il conseguente aumento dei livelli di sfruttamento e l’abbassamento delle tutele sindacali e riduzione dei salari. Tra il 2010 e il 2013 è stato distrutto l’8% dei posti di lavoro. In questo periodo i contratti a tempo determinato sono cresciuti dal 13% al 27%. Nei Call Center il numero di contratti a tempo determinato è salito al 78%, di questi, il 40% è costituito da donne lavoratrici.
Grande responsabilità di questa situazione ricade sul sindacalismo legato ai datori di lavoro, che ha assunto il ruolo di minare la resistenza dei lavoratori. Esso coltiva l’ideologia della “collaborazione di classe”, del dialogo tra lavoratori e multinazionali come se questi avessero interessi comuni.
Ha indebolito i contratti collettivi accettando tagli salariali e l’abolizione dei diritti, e ancora oggi divide i lavoratori tra le società madri e le loro controllate, lasciando migliaia di giovani lavoratori, senza organizzazione sindacale.
Allo stesso tempo coltiva le argomentazioni dei monopoli, come per la “competitività” e la “crescita” chiamando i lavoratori ad adottare richieste contro i loro stessi interessi.
Per la nostra azione quotidiana in questo settore, dove le multinazionali sono dominanti, è necessario che i lavoratori siano in comunicazione diretta gli uni con gli altri da paese a paese, per informarsi sugli sviluppi delle strategie dei datori di lavoro, per l’ ampliamento dell’azione comune nell’ottica di una risposta unitaria.
L’aggiornamento, lo scambio di informazioni ed esperienze deve accompagnare l’espressione della solidarietà con le lotte sviluppate nel settore in tutti i paesi, a sostegno delle organizzazioni che si battono per i contratti collettivi, con lo scopo di migliorare i salari e dei diritti.
Il nostro compito è quello di rafforzare la solidarietà di classe per contrastare la persecuzione dei datori di lavoro e dei governi nei confronti di sindacalisti e lavoratori.
Oggi abbiamo bisogno di un movimento che lotti contro le multinazionali, l’Unione europea e i loro rappresentanti politici. Un movimento che si pone come priorità la realizzazione delle esigenze contemporanee della classe lavoratrice deve costruire sindacati radicati e forti, con caratteristiche militanti in ogni luogo di lavoro.
Oggi abbiamo bisogno di sindacati che riuniscano i lavoratori in base al settore in cui lavorano, contro le divisioni causate dai datori di lavoro. Questo movimento si assume la responsabilità di organizzare i lavoratori e sviluppare le lotte contro le multinazionali e i monopoli, in modo da difendere e ampliare i diritti dei lavoratori, per reclamare dei contratti collettivi.
A questo scopo chiamiamo una conferenza delle forze militanti del settore in Europa, che affronterà tali questioni: ampliare l’esperienza, sostenere e coordinare le organizzazioni che in ogni paese lottano contro il nemico comune.
Le organizzazioni sindacali del PAME-Grecia, Cobas-Spagna, USB-Italia e PEO-Cipro, si assumono la responsabilità di chiamare una conferenza dei sindacati del settore telecomunicazioni, IT e dei Call Center a Bruxelles, in 19 Ottobre 2015, sul tema : “La lotta dei lavoratori nel settore delle telecomunicazioni, IT e dei Call Center contro le multinazionali”.
I passaggi comuni verso la conferenza saranno propagandati attraverso una settimana di azione internazionale, che si terrà indicativamente all’inizio di settembre attraverso attività e la diffusione tra i dipendenti di aziende multinazionali, per evidenziare la necessità di rafforzare la lotta a sostegno dei propri interessi di classe.
La lotta e le richieste dei lavoratori sono parte di un interesse più generale teso ad ottenere delle telecomunicazioni che perseguano il criterio di soddisfare le necessità di una sempre più vasta popolazione che richiede un sistema di comunicazioni di qualità, a basso costo, sicuro e non orientato al profitto dei gruppi aziendali, qualcosa che chiede che le telecomunicazioni non siano una merce.
In questo percorso diretto a rovesciare la politica di commercializzazione delle Telecomunicazioni e le politiche dell’UE per la liberalizzazione del settore, rientra la lotta tesa a rigettare le privatizzazioni, per la completa salvaguardia dei salari e dei diritti dei lavoratori del settore .
Rispondiamo alle multinazionali con l’organizzazione, l’unità e la solidarietà
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