Nella notte tra giovedì 29 e venerdì 30 ottobre i facchini della logistica scioperano per il rinnovo del contratto collettivo nazionale del settore in scadenza a dicembre. Negli ultimi 7 anni le lotte e gli scioperi, i picchetti e le cariche della polizia, i licenziamenti e le vittorie dei facchini, sono state il pane quotidiano ai cancelli dei grandi poli della logistica, così come davanti a quelli delle piccole cooperative in appalto.
In un panorama di sconfitte e di arretramento dei diritti dei lavoratori, le lotte di questo settore hanno rappresentato e rappresentano un esempio che dimostra come, pur nello sfavore degli attuali rapporti di forza, qualcosa si possa fare per migliorare le proprie condizioni di lavoro e vita.
In questi anni il SiCobas e l’ADL, i due sindacati di base che maggiormente hanno organizzato le lotte nel settore, si soni battuti per il rispetto del contratto collettivo nazionale firmato dalla triade CGIL-CISL-UIL nel 2013: un contratto certo molto favorevole ai padroni, ma che non veniva fatto nemmeno applicare nei magazzini dagli stessi confederali. Il suo rispetto ha quindi rappresentato un grosso passo in avanti per i facchini, sottoposti al ricatto del permesso di soggiorno, nonché all’utilizzo di un sistema di appalti e sub-appalti che ha eletto la cooperativa quale strumento principe dell’attacco ai diritti dei lavoratori. Un sistema in cui a farla da padrone erano (e in larga parte ancora sono) lavoro nero e caporalato, straordinari obbligatori e non retribuiti, buste paghe contraffatte, TFR e assegni familiari spariti, minacce, intimidazioni e altri maltrattamenti.
Ma la determinazione dei facchini ha costretto a cedere tanti padroni e padronicini, giganti del settore (Tnt, Bartolini, Gls) e cooperative, tutti obbligati a concedere aumenti salariali e migliori condizioni di lavoro. Così ora le grandi aziende cercano di riprendersi quanto costrette a mollare mediante un aumento dei ritmi di lavoro di tutti gli operai. Ma questa volta il rinnovo del contratto collettivo non sarà agevole come in passato, perché a contrattare non ci saranno le burocrazie confederali, bensì i lavoratori con i loro sindacati di base, SiCobas e ADL Cobas.
SCIOPERO PER IL RINNOVO DEL CCNL LOGISTICA: COSA VOGLIONO I FACCHINI?
Fino ad ora si è tentato di supportare la resistenza, ora si tratta di preparare l’offensiva. La piattaforma lanciata dai sindacati è chiara e semplice: miglioramento di salari e condizioni di lavoro estesi a tutti i magazzini della logistica; lotta contro i piani di attacco ai lavoratori che vedono nelle ultime mosse del governo Renzi (Jobs Act, cancellazione del diritto di sciopero) e del padronato (fine della contrattazione collettiva) il culmine delle politiche di flessibilizzazione e precarizzazione che vanno avanti almeno dai primi anni novanta.
- No al peggioramento del Contratto Nazionale di categoria
- Per la sua piena applicazione in tutti i magazzini della logistica
- Aumenti salariali del 5% della retribuzione minima mensile
- Riduzione dell’orario di lavoro a 37,5 ore settimanali
- Garanzie di mantenimento di lavoro e condizioni nei cambi appalto
- Per respingere gli attacchi del governo e il suo Jobs-act
- Estensione degli scioperi contro le politiche repressive europee
- Per il riconoscimento della rappresentanza dei lavoratori
- Pieni diritti per tutte le Organizzazioni Sindacali
Da un lato, quindi, rivendicazioni strettamente legate al settore, come il rifiuto al peggioramento del contratto di categoria, la sua applicazione in tutti i magazzini, aumenti salariali: tutti obiettivi importanti per estendere le vittorie ottenute in molti magazzini anche a tutti i poli dove invece il conflitto non è riuscito ad imporli con la forza.
MA QUESTA BATTAGLIA RIGUARDA TUTTI NOI: ECCO PERCHE’…
Sbaglia chi vede in questo sciopero una questione puramente settoriale, che riguarda solo alcuni facchini o alcuni trasportatori: questo sciopero, questa lotta riguardano tutti noi. Perché se i facchini vincono, i padroni proveranno a salvaguardare i loro profitti strizzando chi lavora a monte o a valle della filiera; perché quello che accade nello logistica è solo un’immagine di quello che sta avvenendo negli altri posti di lavoro; perché col Jobs Act, se non ci organizziamo, ricatti, minacce e maltrattamenti saranno all’ordine del giorno ancor più di quanto non siano oggi! E poi perché i facchini durante la loro lotta hanno capito che “se toccano uno toccano tutti”, e che quindi occorre costruire un’opposizione ai padroni che vada oltre la singola azienda e il singolo settore: per questo nella loro piattaforma ci sono obiettivi che riguardano tutti i lavoratori ed anche i disoccupati.
La riduzione dell’orario lavorativo, innanzitutto, è un passo cruciale per unire chi un lavoro non ce l’ha e chi invece si ammazza di fatica, costretto a lavorare 10/12 ore al giorno (orari normali nella logistica, ma che ormai sono estesi a molti altri settori). Vogliamo ripartire il lavoro che c’è: lavorare tutti per lavorare meno, a parità di salario! Un obiettivo antico, ma che non può più essere rimandato a fronte di una disoccupazione ufficiale al 12% e una giovanile al 44%.
La garanzia del mantenimento del posto e delle condizioni di lavoro durante i cambi di appalto è un’altra rivendicazione che ci pare estendibile perché oggi la scomposizione dei processi lavorativi ha diffuso praticamente in tutti i settori, soprattutto nei servizi, l’utilizzo del sistema di cooperative in appalto e subappalto. In questi casi, come la logistica ci insegna, è fondamentale garantire stabilità ai lavoratori che spesso sono vittime di cambi appalto eseguiti ad hoc proprio per espellere forza lavoro e acquisirne di nuova a minor prezzo e minori diritti.
Un altro problema di interesse generale affrontato dalla piattaforma è legato alla sicurezza, alla salute ed ai ritmi di lavoro. Un problema che hanno sollevato tanti lavoratori che abbiamo incontrato in vertenze di altri settori: pensiamo al lavoro notturno e domenicale imposto in tanti ipermercati (Ikea, Carrefour), ma anche ai ritmi impossibili della catena di montaggio della FCA di Melfi. In questo senso ci sembra fondamentale la costruzione di organismi di controllo dal basso, creati e controllati dai lavoratori stessi, che monitorino l’impatto sulla salute di ritmi e carichi di lavoro, contro il continuo aumento dello sfruttamento: una tendenza immanente al capitale, che non si arresterà se a fermarla non saremo noi.
Ma in gioco in questa battaglia per il rinnovo del contratto collettivo della logistica c’è anche la libertà sindacale, messa in discussione dal Testo Unico sulla Rappresentanza del gennaio 2014, che toglie agibilità a tutte le organizzazioni di lavoratori che tentano di far valere i diritti sui luoghi di lavoro nell’unico modo possibile: scioperando! Un attacco giunto al culmine ora che il governo Renzi lancia l’affondo contro il diritto di sciopero, limitandone la possibilità in determinati settori considerati “essenziali” (oggi i musei e tutti i servizi legati ai grandi eventi, domani chissà cos’altro), e che Ichino, proprio traendo spunto dalle lotte avvenute in un magazzino della logistica (quello della Yoox di Bologna), spinge per subordinare l’indizione dello sciopero al parere delle maggioranze sindacali, quindi di fatto alle volontà di CGIL-CISL-UIL, che significa di fatto vietarlo tout court. Contestualmente il rappresentante dei padroni, il presidente di Confindustria Squinzi, chiude alla contrattazione collettiva, puntando a smantellarla almeno nei settori dove convenga avere una contrattazione decentrata, puramente aziendale. In questo contesto la lotta nella logistica ci porta l’esempio di come in realtà sia possibile invertire i rapporti di forza, imporre la contrattazione nazionale, imporre gli interessi dei lavoratori con la lotta ed il protagonismo degli stessi. E’ dura, ma quanti avrebbero scommesso sei anni fa su un settore in cui la forza lavoro predominante era sotto il costante ricatto del permesso di soggiorno?
In questo sciopero si mescolano, dunque, rivendicazioni strettamente legate al rinnovo del contratto della logistica e questioni più generali che riguardano tutti i lavoratori e i disoccupati. Per questo invitiamo tutti a sostenere questa lotta, facendone girare le ragioni e gli obiettivi, sostenendo i picchetti che verranno organizzati nel giorno dello sciopero, ma anche informando gli altri lavoratori di ciò che sta avvenendo (qui trovate un volantino, liberamente modificabile e stampabile, che useremo per spiegare ad altri lavoratori l’importanza di questa giornata e più in generale di questa lotta).
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