È iniziato ieri, e proseguirà fino al 13 maggio, il presidio sotto il ministero della Funzione Pubblica delle educatrici e maestre di nidi e scuola d’infanzia organizzate con l’Unione Sindacale di Base.
La mobilitazione nazionale, che culminerà venerdì 13 con lo sciopero del settore scolastico-educativo in tutta Italia e con lo sciopero di tutti i dipendenti capitolini, è mirata a chiedere al ministro Madia il rispetto dell’impegno assunto per un tavolo interistituzionale sul precariato e per rivendicare la stabilizzazione di tutte le lavoratrici, scongiurando così la disoccupazione e e l’annullamento dei servizi per i cittadini.
Oggi alle ore 17.00, sotto Palazzo Vidoni, le lavoratrici hanno messo in scena “L’inferno dantesco del precariato”, una performance/manifestazione sulle condizioni di educatrici e maestre che continuano a mobilitarsi contro la disoccupazione e in difesa del servizio pubblico.
La protesta vede in prima fila le lavoratrici romane: dopo la delibera del Commissario Tronca, che interpretando in maniera restrittiva la sentenza della Corte di Giustizia Europea prevede la messa in ruolo di 360 maestre ed educatrici part-time e taglia di netto tutto il precariato storico romano. Il commissario di Roma ha messo nei giorni scorsi la sua firma su una delibera che, in cambio di qualche assunzione taglia fuori 5.000 precarie storiche dai servizi scolastici ed educativi comunali.
«Lo schema di delibera, oltre a non garantire i neo assunti – dichiara Irene Germini dell’RSU di Roma Capitale – getta sotto la soglia di povertà oltre 5.000 maestre ed educatrici che per un ventennio hanno portato avanti il servizi educativi nei nidi e nelle scuole dell’infanzia della nostra città.» «Mentre la Madia tace, – prosegue la sindacalista Usb – Tronca con un vero e proprio colpo di mano anticipa il Governo e mette a repentaglio il funzionamento dei servizi e applica alla lettera il Documento Unico di Programmazione, vera e propria mannaia sui servizi pubblici di Roma.»
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