Siamo a Rovigo, una lettera anonima, probabilmente scritta da alcuni commessi – ad ulteriore conferma della paura che attanaglia gli operatori del settore – viene indirizzata ai sindacati, all’autorità giudiziaria e a vari giornali. Una lettera denunciache descrive le condizioni di lavoro che, a detta degli autori, si sarebbero verificate in alcuni punti vendita di Lidl Italia Srl dell’area Nord Est e Lombardia.
“Mobbing, demansionamenti forzati, richieste di favori sessuali in cambio di promozioni o trattamenti di favore e obbligo per i lavoratori di lavorare senza timbrare in entrata ed in uscita”, come riporta RovigoOggi.it.
Spesso mi sfiora l‘idea di essere considerato un pazzo visionario che inventastorie per suscitare facili sensazionalismi, ma poi la realtà mi conforta e quelle notizie che sembrano partorite dalla satira dei redattori del sito Lercio.it, vengono confermate in tutta la loro violenza.
Il direttore del Lidl di Lendinara, al quale non vengono contestati tutti i comportamenti che erano compresi nella lettera più ampia, costata il posto anche a suoi superiori, viene licenziato nell’agosto 2014. Le testimonianze parlano di epiteti come “handicappata”, “bosegata”, “pezzo di merda”, “coglione”.
In una occasione avrebbe sferrato una sberla a un commesso Lidl col quale aveva motivi di risentimento personali. Inoltre, avrebbe chiesto che si svolgesse lavoro oltre l’orario canonico senza registrazione e, su richiesta di un superiore, anch’egli licenziato, avrebbe fatto in modo che venissero alterate le risultanze degli inventari e delle giacenze.
Per fortuna, dopo aver poco controllato l’operato dei suoi responsabili – avvenuti nel giugno/luglio 2014 e arrivati a giudizio nei giorni scorsi – Lidl Italia prende sul serio la lettera, fa le verifiche del caso e licenzia un direttore regionale vendite, due capi area e di un capo filiale operante in provincia di Rovigo.
Il primo giudizio aveva visto il magistrato di Rovigo ritenere legittimo il licenziamento. Erano però state riscontrate problematiche nella tempestività della comunicazione, così che al direttore era stato riconosciuto il diritto a percepire sei mensilità (sigh).
Entrambe le parti in causa hanno presentato opposizione alla prima ordinanza emessa con rito Fornero, ma in questo caso, è stato accolto il ricorso di Lidl, che aveva eccepito il rispetto dei termini. Insomma, a volte la giustizia trionfa ma il prezzo che pagano questi poveri commessi è altissimo.
Chissà quanti di voi si riconoscono in questa triste storia fatta di vessazioni, molestie abusi e violenze. Chissà quante altre storie simili a questa potreste raccontare… Beh, se trovate il coraggio questo spazio libero è qui ad attendere le vostre denunce.
Dimenticavo… al direttore e ai suoi compagni di merende il mio più profondo disprezzo!!
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