Il 9 novembre presidio al Ministero della Salute
La trasmissione del contagio è fuori controllo. Gli ospedali non riescono già più a garantire le prestazioni no Covid, con l’aumento del tasso di mortalità e un impatto devastante sull’aspettativa di vita nel medio e lungo periodo; medici, infermieri e personale sanitario sono di nuovo alle prese con carichi di lavoro insostenibili, mentre aumentano i casi di contagio tra gli operatori – oltre 5000 negli ultimi due mesi – e continuano a non essere garantite le condizioni di lavoro in sicurezza, come dimostrano le numerose circolari regionali che costringono il personale sanitario al lavoro senza tampone anche dopo il contatto con un positivo.
È necessario un nuovo lockdown che però, se non accompagnato da adeguati interventi sanitari e di sostegno al reddito, finirà per aggravare la crisi sanitaria e sociale.
Le condizioni in questi mesi sono profondamente mutate, il clima di posticcia unità nazionale che si è avuto nella prima fase dell’emergenza si è completamente dissolto e le piazze si stanno riempiendo di una sacrosanta rabbia verso l’aggravarsi della crisi e l’aumento delle disuguaglianze. Le richieste della garanzia del reddito e del diritto alla salute marciano di pari passo.
Il personale sanitario, d’altra parte, scottato e tradito dalle promesse non mantenute, non ha la stessa disponibilità mostrata in passato e non ha nessuna intenzione di essere l’agnello sacrificale di quanto, in questi lunghi mesi, avrebbe dovuto essere ma non è stato fatto.
Non sono stati rafforzati i Dipartimenti di prevenzione e la medicina territoriale; non sono aumentati stabilmente i posti letto né sono stati riaperti reparti e/o ospedali dismessi; non sono stati previsti percorsi separati, rendendo di fatto insicure le cure per tutti; non sono stati rafforzati i DEA cosicché le barelle del 118 diventano quotidianamente letti di isolamento per i contagiati, precludendo l’attività di soccorso su territorio; non sono stati implementati i laboratori, nonostante la previsione dell’aumento dei tamponi. Per non parlare delle vergognose file ai drive-in indegne di un Paese civile.
Ma su tutte, non si è fatta la cosa più semplice quanto fondamentale: NON È STATO ASSUNTO IL PERSONALE SANITARIO. La drammatica carenza di personale (mancano almeno 100.000 infermieri), drasticamente ridotto negli anni a causa dei continui tagli alla sanità pubblica, non permette alcuna inversione di rotta allo stato attuale.
Che senso ha comprare respiratori se manca il personale capace di utilizzarli? Le poche e precarie assunzioni di questi ultimi mesi non permettono alcun investimento stabile in termini di formazione del personale e pianificazione delle attività di cura. Senza contare che sarà sempre meno – giustamente – il personale sanitario disposto a farsi utilizzare per pochi mesi di lavoro duro e rischioso, spesso senza neanche le tutele assicurative come avviene per CoCoCo e partite IVA, per poi essere gettato via a emergenza finita.
È arrivato il momento di dire basta e di invertire la rotta. Lunedì 9 novembre saremo al Ministero della Salute per chiedere al ministro Speranza sanità pubblica e assunzioni stabili. ORA!
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