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Venerdi 2 dicembre è sciopero generale

La legge di bilancio approntata dal governo Meloni è palesemente incapace di contrastare la riduzione inevitabile del potere d’acquisto di salari e pensioni dovuta alla forte impennata dei prezzi. L’Italia si avvia verso quella recessione ormai considerata inevitabile e, di conseguenza, verso un ulteriore aumento delle disuguaglianze.

I sindacati di base (dall’Usb al Sicobas, dalla Cub alla Sgb e all’Unicobas) chiamano allo sciopero generale per venerdi 2 dicembre con manifestazioni in tutte le città. Il giorno successivo – 3 dicembre –  è stata invece convocata una manifestazione nazionale a Roma con un corteo che partirà alle 14.00 da Piazza della Repubblica.

Il governo avrebbe dovuto mettere mano sul fronte delle retribuzioni, sui salari poveri, sulle pensioni al minimo, reintrodurre una maggiore progressività fiscale, rafforzare gli ammortizzatori sociali e bloccare i prezzi dei beni di prima necessità. E invece hanno fatto l’esatto contrario.

Gli interventi sulle pensioni sono stati irrisori, mentre si continua a favorire anche attraverso la tassazione agevolata  i ceti più abbienti, introducendo i primi assaggi di una futura flat tax.

Hanno colpito il reddito di cittadinanza proseguendo la guerra ai poveri, già ingaggiata dai precedenti governi. Hanno ridotto gli sgravi sulle bollette per le famiglie, confermando per intero solo quelli alle imprese. Non hanno tolto l’IVA sul pane e sul latte, che pure era stata ventilata. Ed hanno introdotto un ridicolo aggravio della tassa sugli extraprofitti, peraltro prorogando le scadenze fino al 2024, piuttosto che puntare a recuperare tutto il maltolto che le aziende speculatrici hanno sottratto a milioni di cittadini. Gli introiti di questa tassa sugli extraprofitti saranno un terzo di quelli che avrebbero dovuto e potuto essere.

La legge di Bilancio che il governo presenta al Parlamento appare in assoluta continuità col precedente governo Draghi, sembra essere stata dettata sotto la supervisione dei ministri del precedente governo e dei commissari della Ue.

L’Italia deve comprimere i consumi per combattere l’inflazione e a pagare devono essere innanzitutto i più poveri, poi tutti i settori a reddito fisso a cominciare da quelli con i salari più bassi, e poi via via progressivamente le piccole attività e il mondo del lavoro autonomo, per lasciare inalterati i soli guadagni delle grandi imprese.

Infine e non certo per importanza il  taglio del cuneo fiscale sarà finanziato dai lavoratori stessi, essendo soldi già nella proprietà dei lavoratori. Una partita di giro estremamente vantaggiosa per le imprese ma a somma zero per i lavoratori. Si tratta infatti di  quelle tasse che i lavoratori pagano per finanziare alcune voci previdenziali e altri istituti per supportare i lavoratori in caso di malattia o crisi aziendali.

Di fronte a queste scelte che precipitano il Paese in una condizione di ancora maggiore sofferenza la risposta dello sciopero generale del 2 dicembre convocato unitariamente da tutti i sindacati di base e la manifestazione nazionale a Roma di sabato 3 dicembre assumono ancora più importanza.

 

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