La tragedia di Adria fa capire quanto conta anche sul piano della sicurezza l’articolo 18. Il povero autista di 28 anni che è andato a scaricare l’acido solforico dentro la vasca, invece che a decantarlo dentro al silos, lo faceva perché quella era una prassi consolidata. Così facendo l’azienda non rispettava le normative e le specifiche inerenti alla sicurezza nel maneggiare sostanze così pericolose che, tra l’altro, se c’era un forte vento potevano andare ad uccidere anche fuori dallo stabilimento persone innocenti quanto i lavoratori che sono morti.
Allora bisogna dire con la massima chiarezza che quei lavoratori sono stati uccisi da chi dirigeva l’azienda, dall’impossibilità per le vittime di opporsi alla realizzazione di lavori così pericolosi. Chi sta cercando anche in parlamento di togliere ai lavoratori anche il diritto, pena il licenziamento, di opporsi ad eseguire lavori pericolosi per sé e per gli altri diventerà oggettivamente responsabile morale di questi omicidi.
Anche con l’articolo 18, naturalmente, ci sono stati tantissimi tentativi di licenziare lavoratori che si opponevano al mancato rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza. Ma ci sono stati anche tanti reintegri perché i giudici potevano valutare se il licenziamento era giusto o ingiusto, se dietro al licenziamento c’era la volontà di colpire chi voleva solo che fossero rispettate le normative sulla Sicurezza che “appesantivano” il lavoro.
Il caso di Adria non è isolato. Anche se si cerca d’occultare la realtà da parte della politica, della stampa e delle televisioni tutte in mano a chi sta cercando attraverso l’abolizione dell’articolo 18 di eliminare i sindacati scomodi in pochi anni, attraverso la mancanza d’iscritti, come sta capitando con i precari che non si possono esporre e manifestare il loro dissenso anche attraverso l’iscrizione ad un sindacato, i morti sui luoghi di lavoro non sono mai calati da quando il 1° gennaio 2008 ho aperto l’Osservatorio Indipendente di Bologna sui morti sul lavoro. Anzi, addirittura sono aumentati del 5,9% rispetto al 24 settembre di quell’anno e dell’8,6% rispetto al 24 settembre del 2013.
L’INAIL non dice bugie quando afferma che c’è stato un forte calo in questi anni, ma ammetta chiaramente con un comunicato che monitora le morti solo tra i propri assicurati e che non inserisce tra le morti sul lavoro le vittime che ci sono tra quei milioni di lavoratori che non sono iscritti a questo istituto, e che addirittura lavorano in nero. Le partite iva individuali sono diventate milioni e non sono assicurate con l’INAIL, tanto per fare un esempio. Questo cosa significa? lo scrivo da anni: che i morti sui luoghi di lavoro non sono mai calati, che si sono solo “trasferiti” tra i precari, tra le partite iva e tra i lavoratori in nero e gli agricoltori. Chi nel parlamento ha uno spirito libero e ha soprattutto a cuore la salute, il benessere psicofisico di chi lavora dovrebbe riflettere molto su quello che si appresta a votare, se è favorevole all’abolizione dell’articolo 18 invece di operare per allargarlo anche agli altri lavoratori. Esiste anche la libertà di coscienza, che anzi, dovrebbe essere un obbligo morale, soprattutto da parte di chi ha preso i voti dei lavoratori, e non spiegando prima di arrivare in parlamento che sarebbe andato a fare leggi per togliere loro i diritti acquisiti da oltre 40 anni.
Dopo sei anni di monitoraggio e lavoro volontario e libero da ogni vincolo, sento una grande stanchezza. Stanco di lavorare senza ottenere nessun risultato come volontario tante ore al giorno, per far comprendere agli italiani questo fenomeno terribile, complesso e in crescita che sono le morti sul lavoro. Chiuderò questo osservatorio quest’anno, il 31 dicembre saranno sei anni completi di monitoraggio. Chiuderò l’Osservatorio per “Indifferenza”, è impossibile avere in questo paese una voce libera da qualsiasi vincolo, battersi contro interessi d’ogni tipo che ci sono anche su queste tragedie, e che coinvolge tutta la classe dirigente è peggio che scalare una montagna a piedi scalzi.
* Curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro http://cadutisullavoro.blogspot.com.
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