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12 aprile, indagato il poliziotto “calpestatore” e “miope”

Ieri, in quella che i media avevano definito unanimemente ‘una dura presa di posizione’, il capo della Polizia Alessandro Pansa aveva affermato che l’agente calpestatore – quello che sabato pomeriggio era più volte salito su una ragazza già manganellata e buttata a terra dai suoi colleghi celerini insieme al ragazzo – era ‘un cretino’. Neanche una mela marcia, semplicemente un cretino. Categoria alquanto comoda se l’obiettivo è quello di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica e dei media dal comportamento delle forze dell’ordine in quanto tali durante la repressione della manifestazione di sabato scorso a Roma e convogliare il pubblico ludibrio verso un unico, stolto agente.

«Abbiamo un cretino da identificare», aveva detto Pansa. E poi: «Quel poliziotto va sanzionato perché ha preso a calci una ragazza che stava per terra tutti quanto gli altri che hanno lavorato vanno invece applauditi per come hanno operato e agito, con grandissima correttezza e mantenendo l’ordine pubblico. Non eccedendo assolutamente nell’esercitare la forza nei limiti della correttezza, come previsto dall’ordinamento». 

Insomma tutto a posto, tranne ‘il cretino’. Senza nome e senza volto, speravano forse i dirigenti di Pubblica Sicurezza. Cosa c’è di meglio di un’invettiva contro ignoti? Pure Saviano aveva colto l’assist…

Il problema è che dopo poche ore la troupe di Servizio Pubblico ha pubblicato anche la foto del volto del ‘cretino’ di cui sopra, il che ha reso le cose assai più complicate. Tant’è che è stato lo stesso agente – secondo alcune fonti si tratterebbe di un artificiere – a presentarsi spontaneamente in Questura per raccontare la propria versione dei fatti. Che poi sarebbe questa: l’uomo non si sarebbe accorto che stava schiacciando e calpestando il corpo di una giovanissima e inerme ragazza, ma credeva si trattasse di uno zaino. Uno zaino!

“Pensavo di aver calpestato uno zainetto abbandonato in strada, non ho visto la persona” si è giustificato con i suoi colleghi l’accaduto. Nella relazione della Digos è stata allegata anche la ricostruzione del poliziotto. “Stavo guardando in aria – ha detto – per controllare che nella nostra direzione non stessero arrivando bombe carta. Non ho visto la manifestante”.

La scena è rimbalzata su tg, web e social network, e parla abbastanza chiaro. In quelle immagini, immortalate in un video – forse la presenza della troupe ha evitato conseguenze ben peggiori per i due malcapitati, che poi sono Debora e Andrea, due studenti di Viareggio – si vede una ragazza stesa a terra dopo le cariche in Piazza Barberini, e il fidanzato che cerca di proteggerla da altri colpi di manganello. Nel video la coppia a terra è sovrastata da un agente del reparto mobile in piedi a gambe divaricate sopra di loro e manganello in mano, mentre un altro agente immobilizza il ragazzo mettendogli il piede sulla caviglia. Il poliziotto in borghese si avvicina e sale con il piede destro e tutto il peso del corpo sull’addome della ragazza a terra, poi si allontana verso sinistra, con apparente disinvoltura. La giovane si dimena e urla, mentre un collega fa cenno all’agente calpestatore di smetterla (troppi fotoreporter in zona…). E poi, in un’altra sequenza, si vede anche il volto del poliziotto mentre trascina un manifestante per il bavero, a terra, come un sacco di patate.

Ora le agenzie di stampa ci informano che l’agente è indagato per “lesioni”. Il pm Eugenio Albamonte, che ha ricevuto una relazione sull’accaduto da parte della Digos, contesta all’agente, anche l’aggravate dall’abuso di potere. Al momento pare che al magistrato non sia arrivata alcuna denuncia da parte della giovane manifestante.
Chi sa qualcosa di codice penale sa che il reato di lesioni è perseguibile d’ufficio solo in caso di ferite giudicate guaribili in oltre venti giorni. Forse si potrebbe aggiungere, vista la incredibile scusa utilizzata dall’artificiere, il reato di miopia. Se solo il codice penale lo contemplasse… 

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