Nuove generazioni di ragazzi magari poveri, ma acculturati e avvicinati dalla Rete ai loro coetanei occidentali, fanno cadere una dopo l’altra dittature – anche molto differenti tra loro – con 40 anni di potere assoluto sulle spalle. Non sembrano per ora seguire le sirene della religione; anzi, chiedono libertà, lavoro, case e salari decenti. Diritti umani e sociali «di base», insomma.
Ma in Occidente sembra avvenire l’opposto. La notizia arrivata dal Wisconsin (Usa, mica Zimbabwe) sembra uscita dalla sentina del proto-capitalismo. Il nuovo governatore, il repubblicano Scott Walker, per tagliare la spesa pubblica, ha deciso di eliminare le libertà sindacali e i contratti collettivi. Il Wisconsin è praticamente l’unico stato Usa ad avere una struttura di relazioni industriali somigliante a quella europea.
Le strade della capitale – Madison – si sono riempite di dipendenti pubblici, insegnanti, studenti che vogliono bloccare «Scott Mubarak». I 14 senatori democratici, per bloccare la sua legge, sono andati via, in modo da far mancare il numero legale. Walker ha chiesto allo sceriffo di «trovare i democratici scomparsi ad ogni costo». Sospettando che siano fuggiti nel vicino Illinois, ha chiesto al collega Pat Quinn, democratico, di «restituerglieli», altrimenti – bum! – «si incrineranno i rapporti tra i nostri stati». A due giorni di distanza, anche in Ohio – dove il repubblicano John Casich ha scelto la stessa strategia economica – alcune migliaia di manifestanti hanno bloccato le strade di Columbus, chiedendo l’impeachment del governatore.
In Italia, sul piano sindacale, abbiamo il «modello Marchionne», importato del resto pari pari dagli States. E imitato in qualche modo dal ministro Brunetta per il settore pubblico. L’ultimo episodio, quello alla ex Bertone, descrive chiaramente il dispiegarsi di una slavina. In nome della «competitività», il sindacato che in qualche misura difende i lavoratori deve scomparire dalla faccia della terra. E i diritti sociali individuali (lavoro, casa, istruzione, salario adeguato, libertà associative) dalla Costituzione e dalle leggi.
Non è difficile vedere in questi due movimenti opposti l’effetto di una convergenza favorita – o obbligata – dalla globalizzazione. Una «convergenza al centro», verso un salario globale medio assai basso e una struttura dei diritti evanescente. In cui le giovani generazioni del Sud del mondo vedono una «speranza» non facile da realizzare e quelle del Nord un sicuro incubo.
* da il manifesto, 22 febbraio
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