Menu

Donne e migranti: la crisi accentua le discriminazioni

È questo lo scenario che fa da sfondo al terzo Rapporto globale dell’Ilo sulla discriminazione, “Uguaglianza nel lavoro: una sfida continua”. Quanto alle donne, si sottolinea, per esempio, come guadagnino dal 10% al 30% in meno rispetto agli uomini.

«Periodi di difficoltà economica costituiscono un terreno fertile per la discriminazione nel lavoro e, più in generale, per le società stesse. Questo si può constatare con l’insorgere di soluzioni populiste», dichiara il direttore generale dell’Ilo, Juan Somavia, che aggiunge: «Il rischio che si corre è che gli importanti risultati ottenuti nel corso dei decenni vengano compromessi». La discriminazione continua ad essere «un fenomeno costante e multiforme», sottolinea lo studio, e «per diversi motivi è diventata la regola piuttosto che l’eccezione». Persistono «ostacoli rilevanti» per l’uguaglianza sul lavoro.

Le donne continuano a subire discriminazioni in termini di tipologia di impiego a cui possono accedere, remunerazione, condizioni di lavoro e opportunità di accesso a posizioni di responsabilità: in media guadagnano il 70-90% di quanto guadagnano gli uomini. «Nonostante i progressi raggiunti in termini di istruzione, il divario salariale esiste ancora e le donne continuano ad essere maggiormente impiegate in lavori mal retribuiti», dice lo studio, sottolineando che «se da un lato sono state introdotte progressivamente misure sulla flessibilità degli orari di lavoro come esempio di politiche a favore delle famiglie, dall’altro lato la discriminazione legata alla gravidanza e alla maternità rimane ancora un problema diffuso».

Dati recenti, peraltro, mostrano – si evidenzia – che 829 milioni di donne nel mondo vivono in povertà, mentre la cifra equivalente per gli uomini è di 522 milioni. Quanto ai lavoratori migranti «sono spesso discriminati nell’accesso all’impiego e nel lavoro e in molti paesi sono esclusi dai sistemi di protezione sociale». Così come «le discriminazioni per motivi di lavoro continuano ad esistere per larga parte dei 650 milioni di persone con disabilità, come è dimostrato dal basso tasso di occupazione di questa categoria di persone».

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *