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Nuova tempesta in arrivo per i “debiti sovrani”

Per Morgan Stanley – una delle grandi banche d’investimento che stanno torturando il pianeta da decenni – la situazione italiana può peggiorare a brevissimo tempo. Ma le elezioni non c’entrano nulla, com’è ovvio dall’estero, perché chiunque governi non avrà altro prgrammaal di fuori dell’”agenda Monti” (anche e soprattutto Berlusconi, un “vigilato speciale” che non sarà mai più lasciato entrare da solo in qualche stanza dei bottoni).
È invece la normalità dei “mercati” a preparare un’altra fase di “agitazione” per il sistema economico – e bancario – europeo. Ed italiano in particolare. Con una seconda fase di crisi dei debiti sovrani. Le ragioni sono molte ma due balzano in pole position.

Le banche stanno nuovamente finanziandosi sul mercato obbligazionario, e hanno restituito a sorpresa ben 137 dei mille miliardi di prestiti concessi un anno fa dalla Bce. Segno che stanno bene? Se lo erano, adesso non lo sono più tanto. Proprio l’entità del rimborso – in una fase ancora recessiva – toglie liquidità agli istituti e può quindi provocare un rapido rialzo dei tassi di interesse di mercato (non quelli “base” praticati dalla Bce, che ha giurato di tenerli giù finché la crescita non sarà tornata a farsi vedere). In quel caso BTp e Bonos diventerebbero meno appetibili di ora, anche perché gli stessi Bund tedeschi dovrebbero garantire rendimenti più alti del livello zero cui hanno abituato tutti da un anno a questa parte.

La seconda ragione sta nel rialzo dell’euro rispetto a dollaro e yen. Ma qui c’entra di più la “guerra delle monete” (con giapponesi e americani impegnati nello svalutare le proprie) che non l’oggettività delle leggi economiche. Un euro troppo forte abbatte le possibilità di esportazione (a cominciare da quelle tedesche indirizzate verso i paesi extra-Ue), nel mentre non riesce a contrastare l’aumento dei prezzi delle materie prime (denominate in dollari; ma quando il dollaro cala il prezzo naturalmente crese…).

Il cocktail alla fine può risultare indigesto. Specie a fronte di una “ripresa” che anche nelle previsioni più ottimistiche appare rinviata quanto meno al 2014. Se tutto va bene. E non ci va…

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