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Confindustria e Istat: “la crisi non migliora affatto”

L’ottimismo dei governanti vecchi e nuovi – cambiano i nomi, ma sono estratti dall’identico mazzo – è fuffa per distrarre “le masse televisive”. La situazione economica è un disastro, e Confindustria non fa nulla per nasconderlo.

L’uscita dalla crisi – se mai ci sarà – sarà lenta, anzi «lentissima». Il primo trimestre del nuovo anno, a metà del cuo corso, mostra al massimo «segnali di tenuta», ma nulla di più. Tradotto in termini numerici: crescita zero. Dopo aver perso quasi il 10% di Pil negli ultimi sei anni non è proprio il caso di far festa, dicono le migliori teste del Centro studi di Confindustria, che hanno reso nota ieri la “Congiuntura flash”, ovvero l’analisi sulle tendenze mensili.

«I duri dati dell’economia italiana, relativi a produzione industriale e occupazione, ribadiscono che la risalita dalla profonda fossa scavata dalla recessione è lentissima ed è contrassegnata anche da scivoloni indietro, anziché dall’atteso graduale consolidamento». L’anno che si è chiuso non ha dato conferme alle previsioni di Monti prima, di Letta e Saccomanni poi. Non si è insomma concluso con quella “inversione di tendenza” che era stata presentata come la “luce in fondo al tunnel” (che doveva già accendersi alla fine del 2010, poi del 2011, rimandata quindi al 2012, 2013… rimandata). È rimasto dunque «inferiore alle attese».

Quello che preoccupa di più non sono comunque i dati (pessimi), ma la risposta complessiva del paese: c’è un clima di «scoramento», «alimentato dall’incertezza, da alta disoccupazione e basso utilizzo degli impianti». Un atteggiamento che accomuna imprenditori alle prese con ordini in calo, credito che non viene erogato dalle banche, tassazione (come sempre) ritenuta intollerabile… E da lavoratori in diminuzione, con salari decurtati dalla cassa integrazione /quando va bene) e comunque inchiodati a valori insufficienti anche in quei settori dove l’occupazione – miracolosamente – non cala.

Ma le “ricette” confindustriali sono monotone come la pioggia di questo autunno senza inverno. «Ristrettezza del credito, debolezza della domanda interna, perdita accumulata di competitività. Questi ultimi tre sono i fattori su cui è urgente agire per evitare ulteriori danni al sistema economico dell’Italia». Come si possa, ad esempio, “rilanciare la domanda interna” mentre si taglia la spesa pubblica, le prestazioni del welfare, l’occupazione e le retribuzioni è un mistero che nemmeno a viale dell’Astronomia sono ancora riusciti a risolvere.

Ciò nonostante, complice il “traino” delle filiere più legate alla Germania e al Nord Europa, l’attività industriale é aumentata in gennaio dello 0,3%; nemmeno sufficiente a ripianare le perdite del solo mese di dicembre (-0,9%). Sono infatti le esportazioni tenere in piedi quel poco che resta dell’economia: a dicembre sono aumentate del 5,2%, spinte soprattutto dalle vendite extra-Ue (+7,2%). Segno che la stessa eurozona ha innestato la marcia bassa, incrociando così la stagnazione.

In questo quadro l’occupazione continua a franare: 67mila posti di lavoro in meno nell’ultimo trimestre dello scorso anno. E non andrà meglio nel primo del 2014, ma neanche in quelli successivi. E neanche le stime sulla cassa integrazione – di nuovo in crescita – fanno prevedere un tempo migliore.

Tombale, in questo senso, la pubblicazione stamattina dei dati Istat sulla produzione industriale:

 

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Fatturato e ordinativi dell’industria

A dicembre 2013 il fatturato dell’industria, al netto della stagionalità, diminuisce dello 0,3% rispetto a novembre, registrando un aumento dello 0,3% sul mercato interno e un calo dell’1,4% su quello estero.

Nell’intero anno 2013, rispetto al 2012, il fatturato segna una flessione del 3,8% (-6,1% sul mercato interno e +1,5% su quello estero).

Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 20 contro i 19 di dicembre 2012), a dicembre il fatturato totale diminuisce in termini tendenziali dello 0,6%, con un calo del 2,1% sul mercato interno ed un incremento del 2,8% su quello estero.

Gli indici destagionalizzati del fatturato segnano incrementi congiunturali per i beni di consumo (+0,4%) e per i beni intermedi (+0,1%) mentre registrano una flessione i beni strumentali (-1,8%) e l’energia (-0,2%).

L’indice grezzo del fatturato cresce, in termini tendenziali, del 2,6%: il contributo più ampio a tale incremento viene dalla componente estera dei beni di consumo non durevoli.

Per il fatturato l’incremento tendenziale più rilevante si registra nella produzione di prodotti farma-ceutici (+18,4%), mentre la maggiore diminuzione nell’industria manifatturiera riguarda la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-12,4%).

Per gli ordinativi totali, a dicembre, si registra un calo congiunturale del 4,9%, con diminuzioni del 6,4% degli ordinativi interni e del 2,6% di quelli esteri. Nell’intero anno 2013, rispetto al 2012, gli ordinativi registrano una flessione dell’1,3% (-3,5% sul mercato interno e +2,0% sul quello estero).

Nel confronto con il mese di dicembre 2012, l’indice grezzo degli ordinativi segna un aumento dell’1,9%. L’incremento più rilevante si registra nella produzione di prodotti farmaceutici (+17,1%), mentre la flessione maggiore si osserva nella fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (-17,2%).

Il testo completo del rapporto:

Le serie storiche: xlsfost1312.xls59.5 KB

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