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Le banche fanno reati, la produzione cala, le borse cadono

Politica e giornali parlano della ripresa che certamente verrà, magari grazie alle mosse di politica monetaria “accomodante” decise dalla Bce. L’Istat e Banca d’Italia parlano della recssione che si aggrava e dei comportamenti imprenditoriali negativi, a cominciare soprattutto dalle banche.

Non c’è dubbio su chi guardi alla realtà e chi faccia solo propaganda di regime.

A maggio – dice l’Istat – l’indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dell’1,2% rispetto ad aprile. Si tratta di un bel tonfo peggiore delle previsioni che erano per un miglioramento dello 0,2%. E mette fine alla retorica che era stata fatta per un dato appena appena positivo nel mese precedente. Anche perché, fa sapere l’Istat, l’indice è diminuito dell’1,8% negli ultimi dodici mesi. E i conti veri si fanno su base annuale, non sui singoli mesi (periodi troppo brevi ed esposti a oscillazioni che sembrano violente, ma nel complesso pesano molto meno).
La produzione è calata del -0,4% nell’ultimo trimestre, rispetto ai tre mesi precedenti. Una portavoce dell’Istat ha senza mezzi termini definito i dati “molto negativi”.

Ma è tutta la zona euro a trovarsi nella stessa situazione. In Francia gli economisti non hanno ormai più parole per descrivere quanto negativa sia la situazione economica e quella delle finanze pubbliche. La produzione manifatturiera francese è scivolata di un allarmante 2,3% in maggio.
In Olanda il settore manifatturiero ha marcato visita nel mese di maggio, con la produzione che è scesa dell’1,9%. Mntrre nell’arco degli ultimi dodici mesi risulta in rialzo di appena lo 0,5%, ma con uyna marcata tendenza al ribasso in questi ultimi mesi.
Anche Germania e Gran Bretagna – considerate le due economie più solide d’Europa eper questo con un atteggiamento di superiorità apertamente sprezzante verso gli altri paesi – non sono state risparmiate dai risultati pessimi di maggio. Ieri Londra ha reso pubblico un ribasso dell’1,3% della produzione delle sue industrie dopo che Berlino aveva riportato un calo dell’1,8%, il peggiore risultato degli ultimi due anni.
Arrivano anche segnali di deflazione in Francia con i prezzi al consumo giù ad appena lo 0,6%

La situazione grave viene apertamente riconosciuta dal governatre della Banca d’Italia, Ignazio Visco. «In Italia la ripresa stenta ad affermarsi; la dinamica dei prezzi al consumo è scesa dello 0,2%». Parlando all’assemblea dell’Abi, ha osservato che anche nell’eurozona «la crescita è ancora molto debole».

E non è affatto detto che il programma Ltro, ovvero le misure varate a giugno dalla Bceche puntano a un maggior finanziamento, attraverso le banche, delle piccole e medie imprese, possa invertire la tendenza. Per l’Italia, infatti, quei circa 200 miliardi di prestiti vincolati diventerebbero appena “120 miliardi, al netto degli scarti di garanzia”.Ovvero delle cifre giù trattenute dalle stesse banche per proteggersi da esposizioni maturate in precedenza.

 

 “Le misure varate a giugno dalla Bce” che puntano a un maggior finanziamento, attraverso le banche, delle piccole e medie imprese per l’Italia “sono stimabili in circa 120 miliardi al netto degli scarti di garanzia”. – See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Visco-Dalle-misure-Bankitalia-120-miliardi-per-pmi-italiane-0d8841a1-8774-4f3e-aec4-5843a36ca7dc.html#sthash.A2sWPgsq.dpuf
 “Le misure varate a giugno dalla Bce” che puntano a un maggior finanziamento, attraverso le banche, delle piccole e medie imprese per l’Italia “sono stimabili in circa 120 miliardi al netto degli scarti di garanzia”. – See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Visco-Dalle-misure-Bankitalia-120-miliardi-per-pmi-italiane-0d8841a1-8774-4f3e-aec4-5843a36ca7dc.html#sthash.A2sWPgsq.dpuf

Ma il cuore del suo discorso è stata una frustata violenta proprio nei confronti delle banche. Visco, non ha concesso nulla alla diplomazia. “La crisi ha fatto emergere comportamenti inadeguati, imprudenti, talvolta scorretti da parte degli amministratori” delle banche italiane. Modalità di gestione che “possono provocare forti perdite economiche e danni alla reputazione degli intermediari, con conseguenze sul piano sanzionatorio”. Oltretutto, la “vigilanza bancaria” sta passando sotto il controllo della Bce, che certo avrà un occhio meno riguardoso nei confronti degli istituti di credito italiani.

Ma la gestione delle banche ha evidenziato – oltre a errori e dabbenaggine – anche molti ”episodi di mala gestio”, , anzi vere proprio condotte illegali: ”emergono sovente a seguito dell’azione di vigilanza e della collaborazione con le autorità inquirenti, con gli organi investigativi, con l’unità di informazione finanziaria per i profili di antiriciclaggio”.Insomma: bande di malaffare cosapevoli di esserlo….

E non è che la stessa Banca d’Italia abbia esitato a muoversi per reprimere questi comportamenti. “Adottiamo tutti i provvedimenti di nostra competenza per rimuovere le anomalie e le disfunzioni riscontrate, incluse sanzioni pecuniarie. Nei limiti dei nostri poteri, nei casi problematici favoriamo un ricambio dei vertici”. Ma è chiaro che ogni azione “repressiva” può avvenire soltanto a danni già fatti, mentre dovrebbe spettare agli organismi di amministrazione e controllo interni l’esercizione di “prevenzione e rimozione dei comportamenti anomali”. Se invece, addirittura, lu promuovono…

Il discorso non è piaciuto all’Abi, visto che il suo presidente, Antonio Patuelli, si era aviceversa lamentato – con faccia tosta di indiscutibile sfrontatezza, che “le banche sono state lasciate sole dal governo”. Ma come!? Non c’è stata iniziativa legislatica e decreto che non abbia dato alle banche ancora più mano libera e occasione di business alle spalle dei clienti!Persino l’obbligatorietà del Pos per commercianti e professionisti è stato deciso più in questa chiave che come contrasto all’evasione fiscale… (fosse stata vaera la seconda ragione, infatti, le banche sarebbero state obbligate e ridurre fortemente i costi annuali piuttosto abnormi degli stessi Pos)-

Persino l’unico accenno che era parso autocritico nel discorso di Patuelli (con l’invito ai soci a “non coprire i buchi di soggetti opachi o tremebondi”, che era parso un accenno alla scabrosa vicenda di Giovanni Berneschi, vicepresidente dell’Abi fino a un mese fa, quando è stato arrestato con l’accusa di truffa e riciclaggio ai danni di Carige) è stato di fatto coperto e annegato dall’insulso lamento nei confronti del governo più “filo-bancario” della storia recente: avrebbe infatti “lasciato sole le banche, insieme a famiglie e imprese, a sopportare il peso della crisi degli ultimi anni”. Al punto da sposare persino, tra le “normative avverse” al business, il costo del lavoro ai fini Irap, l’Iva di gruppo e gli interessi passivi nella tassazione societaria Ires e Irap.

Al contrario, il governatore Visco ha affondato il suo autorevole e preciso bisturi nella regine di tutte le nagagne bancariae: “la riduzione dei prestiti deteriorati è indispensabile per la ripresa del credito”. Ma quei prestiti che non torneranno mai indietro sono stati concessi dalle banche a imprese di cui fanno parte in prima persona, con incroci di partecipazioni azionarie o antiche frequentazioni “salottiere” più potenti di qualsiasi oggettiva “analisi del rischio”.

Non deve essere insomma solo una divina coincidenza che le banche italiane siano da tre giorni l’epicentro della caduta generalizzata di Piazza Affari (oggi un altro -1,71%). I mitici “mercati” sanno bene chi picchiare…

 

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