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Ilva. Fabio Riva condannato per truffa

Fabio Riva, figlio del patron dell’Ilva Emilio, è stato condannato a 6 anni e 6 mesi di reclusione – per associazione a delinquere e truffa – al termine del processo sulla truffa allo stato di Riva Fire, holding che controlla il colosso siderurgico di Taranto.

I giudici della terza sezione penale del Tribunale di Milano hanno stabilito una condanna superiore alle richieste del pm, che per lui aveva chiesto 5 anni e 4 mesi.
I giudici  hanno condannato anche Alfredo Lo Monaco della svizzera  Eufintrade Sa a 5 anni e Agostino Alberti, ex dirigente di  Ilva Sa (società svizzera del gruppo Riva), a 3 anni.

Per lui è stata disposta l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Sul banco degli imputati, oltre al patron del gruppo, Emilio Riva (deceduto di recente), c’è anche la società Riva Fire, condannata ai sensi della legge 231 sulla responsabilità oggettiva di enti per reati commessi dai loro manager o dirigenti.

Secondo l’ipotesi formulata dai pm Mauro Clerici e Stefano Civardi, gli imputati avrebbero creato una società ad hoc in Svizzera, la Riva Sa, per aggirare la normativa sancita dalla legge Ossola sull’erogazione dei contributi pubblici destinati alle imprese che esportano all’estero. Una truffa che avrebbe permesso a Riva Fire di sottrarre dalle casse dello Stato italiano risorse complessive per circa 100 milioni di euro.

Riva Fire, holding di controllo dell’Ilva, dovrà versare immediatamente nelle casse del ministero dello sviluppo economico 15 milioni di euro. E’ questo il valore della provvisionale stabilita dai giudici della terza sezione penale di Milano.

A questa gente, ancora adesso, lo Stato riserva però un diritto di incidere sulle sorti dell’acciaio in Italia e sulla salute dei cittadini che lavorano o vivono vicino agli stabilimenti.

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