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Le priorità si chiamano salari e domanda interna, non il Made in Italy

Occorre aumentare la massa salariale. È inutile sostenere ancor di più l’export con fondi pubblici. Bisogna pensare dopo 26 anni alla domanda interna e per farlo bisogna finirla con la giungla lavorativa e salariale. L’altro giorno Cgil e Cisl Brianza hanno firmato un accordo di sito con la Rovagnati che punta a equiparare lavoratori dell’azienda con quelli delle cooperative che lavorano nel sito sotto il profilo normativo, di retribuzione e di sicurezza sul lavoro. 

È il primo accordo in Italia dall’epoca Sacconi, il ministro che ha favorito la giungla. Anche nel pubblico è così. L’Usb si sta battendo per internalizzare gli infermieri che lavorano per le cooperative. In alcuni casi la battaglia ha avuto successo ma sono troppe le resistenze. Lo stesso Landini ieri sul Corriere dichiarava che bisogna fare la guerra alle false cooperative, spesso in mano alla criminalità. 

Ecco, incominciasse con quelle vicine al suo mondo. Stamane Italia Oggi scriveva che tra ‘Fornero’ e ‘quota 100’, centomila insegnanti quest’anno andranno in pensione. 

Ecco, occorre stabilizzare tutti i precari. Ancora, la ministra della Funzione Pubblica. Dadone (M5S), propone ai sindacati un Memorandum sul pubblico impiego da firmare entro il 19 febbraio. La ministra, per farla finita con la giungla degli ultimi 20 anni, dovrebbe mettere sul piatto la stabilizzazione di 340 mila precari della Pa, un’autentica vergogna. Tanti sono andati in pensione, tanti ci andranno in questi anni, in molte parti c è gravissima carenza di personale. 

Per ripeterci, occorre aumentare la massa salariale e farla finita con la giungla. Solo così ci risolleveremo, non con l’export, che fa ricche poche persone. In primis difendere il ‘decreto Dignità’, ‘quota 100’ e ‘Reddito di Cittadinanza’. Ci vuole civiltà, non la giungla.

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