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L’INPS entra a gamba tesa nel mercato dell’Intelligenza Artificiale

Con un comunicato stampa del 31 Marzo scorso, l’INPS – per la precisione la Direzione centrale Organizzazione e Comunicazione – informa del rilascio con licenza BSD 3-Clause, compatibile con la GNU GPL 2,3 (fsf.org), del codice sorgente di alcuni software sviluppati internamente. Si tratta delle librerie SPID per sistemi iOS e Android (github.com/INPS-it).

Ciò, si legge nel comunicato (servizi2.inps.it), permetterà a tutte le amministrazioni dello Stato, così come a soggetti privati, di fare leva su questa base per sviluppare ulteriori applicazioni, senza dover riprogettare e investire risorse nella creazione ex novo di componenti essenziali per le applicazioni digitali.

Si tratta di un primo passo, dice il comunicato. Il programma è di proseguire attivamente e in modo trasparente in contributi nel Software Libero.

L’INPS, dice, ha deciso di puntare sul Software Libero, incardinandolo nel proprio piano strategico, allo scopo di far progredire il know-how digitale, e creare software più sicuro, e in generale facilitare una produzione di soluzioni digitali direttamente nel Paese, con maggiori tutele per le istituzioni e i cittadini.

Si tratta di un ingresso a gamba tesa di un gigante – il Gigante – in un settore tecnologico e di investimenti ben presidiato da colossi americani, colossi che – tutti, chi più chi meno, ultima IBM che ha acquisito RedHat – hanno usato la leva del Software Libero.

Questo salto ha un risvolto etico. Nel 2016, in un colloquio informale a Monza, Richard Stallman mi disse che in Italia ci sono molti bravi programmatori, ma pochi politici, ossia poche persone interessate all’aspetto politico del Software Libero. Adesso c’è l’INPS, c’è Tridico da Scala Coeli (Cosenza).

«L’Inps – dice Trdico – intende stimolare un meccanismo di condivisione e collaborazione in cui le Pubbliche Amministrazioni generano risorse non solo per sé stesse, ma per tutte le altre amministrazioni e i privati».

Il 29 aprile,Vincenzo Di Nicola, quasi sicuramente l’artefice di questo salto, pubblica sul suo blog (vincenzo.me), il resoconto dei suoi primi 100 giorni all’INPS.

Decenni fa, dice, l’INPS è stata veramente innovatrice nelle tecnologie. Negli anni ’60 non c’era l’Informatica, almeno non come la conosciamo oggi. Tutto era cartaceo, conservato in mega archivi. Negli anni ’80 l’INPS intraprese un enorme progetto di digitalizzazione delle informazioni, riversando nei propri database ogni dato cartaceo dei contribuenti.

Uno sforzo immane per i canoni di oggi – dice Di Nicola. Figuriamoci all’epoca. E di una lungimiranza come poche. Davvero tanta stima per questo progetto, che fu ideato e guidato da Gianni Billia.

“È grazie a questo sforzo” – dice Di Nicola – “che ho potuto visualizzare i contributi di mio padre come contadino negli anni ’60. Mentre invece l’INPDAP non fece nulla di tutto questo per i dipendenti pubblici: e infatti non posso vedere i contributi di mio padre quando divenne dipendente comunale“.

Non bisogna meravigliarsi se oggi, per implementare ogni piccola o grande manovra pubblica (Reddito di cittadinanza, Bonus Covid, Disoccupazione, Maternità, Malattia, Isee, Congedo parentale, Invalidità, etc) si scomoda l’INPS.

L’INPS non è lo Stato, ma senza l’INPS lo Stato crollerebbe sotto il suo peso.

Vincenzo Di Nicola oggi è Responsabile per l’Innovazione Tecnologica e la Trasformazione Digitale all’INPS. Ha studiato a Stanford, a San Diego California, a Bologna, e ha chiuso con un tirocinio a Yahoo!. È stato co-fondatore di GoPago e, soprattutto, di Conio, compagnia di punta in Italia per le cryptovalute, con 20 milioni di dollari di investimenti da parte di Poste Italiane, Banca Sella, Banca Generali, etc.

Tutte le cose messe in campo dall’INPS – l’elefantiaca banca dati, il software, la politica della FSF, la procedura di integrità dei dati garantiti dall’uso di criteri crittografici distribuiti – sono tecnologia, sono investimenti in tecnologia di altissima gamma, sono Intelligenza Artificiale messa a disposizione di tutta l’amministrazione pubblica e di chiunque voglia avvalersi di questo driver.

Non bisogna immaginare l’Intelligenza Artificiale come un Robot che parla, commina e fa il cameriere o gioca a scacchi. L’IA consiste di un processo di produzione umano ingegnerizzato e meccanizzato. Costruire una macchina capace di fare tortellini in autonomia è mettere in piedi intelligenza artificiale.

Non bisogna guardare con sospetto un istituto pensionistico che diventa promotore di un progetto di investimento pubblico in intelligenza artificiale. D’altronde, quel poco di tecnologia all’avanguardia che c’è oggi in Italia deriva perlopiù da Sip – Società Idroelettrica Piemontese, un’azienda che produceva energia con l’acqua corrente.

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