Per tentare di incidere sulla realtà per trasformarla in senso progressivo nel divenire storico delle transizioni post- capitaliste , bisogna capire cosa significhi concretamente l’ attuale fase di guerre militari e di guerre economiche per il dominio attraverso l’uso centrale della comunicazione costruita per la fabbrica del falso ai fini del consenso di massa e della finanziarizzazione – che è molto diversa dal capitalismo finanziario della fase dei monopoli.
Ora non si tratta solo del controllo del capitale produttivo e monetario per favorire la centralizzazione del capitale, ma anche dell’uso delle monete e dello scontro in atto per il dominio monetario e delle politiche economiche della loro gestione – vale a dire, anche dello Stato e la dominazione o distruzione di interi Paesi nazioni – per favorire la captazione di risorse capitalisticamente vitali da parte delle borghesie transnazionali negli spazi locali e globali di produzione ma anche di distribuzione controllata e dominata ( vedi ovviamente guerre NATOcentriche contro Russi , Cina, Cuba , Venezuela e in genere contro il pluripolarismo ).
La caratteristica principale dell’ attuale fase del conflitto imperialistico si esprime per il controllo delle catene globali del valore: la separazione tra la produzione dei valori d’uso e la dissoluzione degli spazi fissi di localizzazione del processo produttivo e della configurazione territoriale e sociale ad essi associata (risorse primarie , controllo dei flussi migratori , movimenti di capitali , urbanistica del controllo sociale , educazione -conoscenza con la comunicazione deviante , regime economico – finanziario che soffoca le priorità politico sociali , ecc.), in modo che la creazione e l’appropriazione del plusvalore si articoli in uno spazio globale dove il controllo del capitale del processo lavorativo è molto più sicuro che in regimi spazialmente localizzati.
Questo non si può applicare alle industrie estrattive, petrolio e litio in primis, che sono soggette a configurazioni territoriali molto rigorose. In questi processi di produzione di valori d’uso della natura, l’articolazione dell’estrazione del plusvalore al capitale globale viene elaborata attraverso forme di neocolonialismo, attraverso l’accesso alla proprietà e al controllo delle risorse e la guerra di dominio politico e subordinazione.
La divisione internazionale del lavoro non è cambiata in modo significativo con la fine del colonialismo e la formazione di Stati nazionali alla periferia allora significa che si sta verificando una transizione dall’ imperialismo moderno alla colonizzazione globale, e quindi alla competizione interimperialistica , un processo che ha certamente trasformato le forme di dominio nel conflitto internazionale capitale/lavoro , ma non la struttura dei rapporti centro-periferia su scala mondiale.
Le nuove istituzioni del capitale globale, come il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale (BM), così come le organizzazioni militari come la NATO, le agenzie di intelligence e il Pentagono, tutti formatisi dopo la seconda guerra mondiale e la presunta fine del colonialismo, mantengono la periferia in una posizione del subordinata agli interessi degli apparati militari industriali d alle multinazionali del petrolio , metano , carbone .
Di fronte a tutto questo torna prepotentemente a imporsi la questione del ruolo degli intellettuali organici alla classe, che è quello di evidenziare le condizioni di ampia diffusione della conoscenza e della sua mercificazione nella società della fabbrica del consenso attraverso il falso messo a regime produttivo nella dimensione sociale del dominio della conoscenza – comunicazione deviata e deviante . Solo con tale impostazione nell’ attualizzazione drl metodo e delle leggi del materialismo dialettico e del materialismo storico si possono sviscerare le basi metodologiche e concettuali per le quali transita la creazione del valore.
Parlare di “società del dominio sulle menti e sul ciclo produttivo della devianza informativa della conoscenza”, dunque, può essere accettabile solo nella misura in cui non si metta in secondo piano la permanenza dei rap- porti capitalistici di produzione su cui si impianta la nuova centralità della caratterizzazione comunicazionale del dominio imperialistico NATOcentrico nel controllo totalizzante della conoscenza.
È ovvio che la conoscenza non si spande per il mondo a macchia d’olio. Al contrario la conoscenza, collocata al centro della concorrenza nella competizione globale economica e delle relazioni di potere, sperimenta una chiara tendenza alla sua appropriazione privata ed alla concentrazione in imprese, regioni del Sud non necesariamente geografico .
Soprattutto nel contesto del dominio NATOcentrico, la conoscenza – informazione per il consenso ,è stata sommersa in un tessuto del diritto internazionale imposto, economico- commerciale – monetario , promilitare, che cancella la condizione di bisogno collettivo a titolarità sociale , che le venne attribuita tradizio- nalmente. Perciò appare politicamente più corretto parlare dell’esistenza di una nuova fase della mondializzazione capitalistica molto incentrata sul dominio attraverso L ‘ uso spegiudicato delle armi militari e delle armi della fabbrica del falso per il consenso di massa . Una opzione armata non può prescindere dall’ altra per ben caratterizzare la società capitalista della conoscenza- falsificazione -dominio.
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