Menu

La commedia della tassazione alle banche, ancora una volta

Ci sarà tempo per analizzare più attentamente le varie voci della legge di bilancio. Anche su questo giornale abbiamo accennato a qualche riflessione, ma ora che il testo del Consiglio dei Ministri è stato licenziato si potrà dire qualcosa in più. A partire dall’elemosina di 20 euro alle pensioni minime e dal rinvio dell’aumento dell’età pensionabile… in pratica a chi sarà al governo nella prossima legislatura.

Quello che sappiamo per certo è che il fulcro sarà l’aumento delle spese militari secondo i vincoli NATO, e le coperture arrivano per lo più da tagli al resto secondo i vincoli della UE. Un combinato disposto di povertà e morte, ormai difficile da nascondere. Ma è anche il caso di analizzare come si è risolta la diatriba che ha scosso momentaneamene il governo: quella sulla tassazione degli extraprofitti bancari.

Come già era successo in passato, da una parte c’è la Lega, che si erge a paladina dei piccoli imprenditori, e anche di tanti piccoli evasori, affermando che il contributo delle banche è “doveroso e ragionevole“. Dall’altra Forza Italia, che con Tajani ci ha tenuto ad affermare che una tassa sugli extraprofitti è un “concetto da Unione Sovietica“.

Nel caso, ce lo rivendichiamo, in un paese in cui persino il Presidente della Repubblica, che ha firmato di tutto e di più, ha sottolineato come la maggior parte delle entrate fiscali provenga da dipendenti, pubblici e privati, e pensionati. Ma ciò che è interessante è come alla fine abbiano trovato un accordo i tre partiti di governo.

Nella manovra vi sono una serie di interventi che si stima dovrebbero garantire un gettito pari a 4,3 miliardi per i prossimi due anni, e altri 2,5 miliardi nel 2028. Un totale di circa 11 miliardi nel triennio a venire. I pilastri di questo ‘prelievo’ sono sostanzialmente due: l’aumento dell’Irap e, appunto, questo contributo volontario sugli extraprofitti, che va però sviscerato per comprenderlo a pieno.

Per quanto riguarda l’Irap, l’importo dovuto aumenterà di 2 punti percentuali, dal 4,65% al 6,65% per le banche e dal 5,9% al 7,9% per le assicurazioni. Al riguardo, però, Lando Maria Sileoni, segretario generale della Federazione Autonoma Bancari Italiani (FABI), ha già messo in chiaro chi sarà a pagare lo scotto del provvedimento, alla fine.

Esiste la possibilità teorica – dice Sileoni – che le tasse in più vengano recuperate con maggiori costi sui servizi pagati dalla clientela, come i conti correnti“. Non solo, quindi, è stato già indicato dove le banche recupereranno l’aumento dell’Irap, ma l’incremento dei costi legati ai servizi era già stato messo in conto con la riduzione dei tassi di interesse e dunque con la riduzione dei margini di profitto su prestiti e mutui. Ora le banche hanno pure il capro espiatorio per la loro rapacità.

Per quanto riguarda poi il contributo volontario sugli extraprofitti, è sempre Sileoni a chiarire il meccanismo che, tirate le somme, andrà a favorire le banche. Non c’è, infatti, una tassa sui bilanci di quest’anno, ma la possibilità di svincolare ora i miliardi degli extraprofitti del 2023 messi a riserva, e pagare immediatamente su di essi un prelievo comunque dovuto entro il 2029.

Sileoni storce il naso di fronte a un sistema che, nei fatti, è molto poco ‘volontario’: “chi vuole pagare nel 2026 paga il 27,5%, altrimenti rischia di pagare il 40% nel 2029“. La realtà, però, è che dunque il governo sta facendo un favore alle banche, riducendo il contributo che sarebbe dovuto, per recuperare immediatamente soldi e mascherando il tutto come impegno degli istituti per la collettività.

Quanto effettivamente verrà tolto alle casse dello stato è chiarito in un prospetto pubblicato dall’ANSA e che riportiamo qui a sinistra. Il contenuto è inequivocabile: sono 700 i milioni di euro in meno che arriveranno al bilancio, garantendo così di potersi intascare una porzione maggiore degli extraprofitti incassati. Il contrario di una misura perequativa.

Inoltre, stando a una sentenza del primo agosto della Corte di giustizia UE, poiché l’Irap sul 50% dei dividendi incassati dalle partecipate estere delle banche italiane è stata valutata come illegittima, lo stato ha già previsto un esborso di circa 1,5 miliardi di euro per pagare i rimborsi che verranno chiesti: quasi tutto quello che verrà preso verrà nei fatti restituito.

Un gioco delle tre carte, con il quale Salvini può dire di aver difeso i lavoratori, Tajani le banche, Meloni di aver trovato i fondi necessari per aumentare le spese militari, gli istituti bancari e assicurativi di essere stati costretti a pagare più di quanto dovevano per il bene di tutti… recuperando poi buona parte del contributo. E coloro che ci andranno a perdere, nei fatti, saranno solo lavoratori e pensionati.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

1 Commento


  • Marco Vassallo

    la solita solfa, tutti gli anni, chi paga e’ sempre pantalone: ma che schifo!!! Soprattutto se pensiamo che questi balzelli servono a finanziare l’aumento delle spese militari!!!!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *