Non erano certo mancate, in passato, le polemiche nei confronti della Federazione Nazionale della Stampa, accusata da giornalisti e attivisti dell’informazione di scarso interesse per le sorti di migliaia di precari e freelance, delle radio e dei nuovi media su web e di concentrarsi invece esclusivamente sui lavoratori della Rai e delle grandi testate.
Ma negli ultimi giorni le polemiche hanno assunto il tono di una vera e propria contestazione, crescente e sempre più frontale, nei confronti della Fnsi. Nel mirino delle proteste il nuovo contratto dei giornalisti che di fatto legalizza una condizione di lavoro nero e di sfruttamento già dilagante conferendogli una copertura contrattuale.
Una legalizzazione del precariato che, accusano giustamente i contestatori, impedirà a molti operatori dell’informazione di vivere del loro lavoro e li costringerà ad abbandonare una professione già di per sè assai difficile, e sottometterà migliaia di giornalisti ad un ricatto ancora maggiore da parte degli editori e dei loro colleghi stabili. Molti dei quali, comunque, potranno sempre essere privati dei loro ‘privilegi’ sulla base della nuova normativa che concede a editori e proprietari mano praticamente libera. Una delle norme più vergognose del contratto riguarda infatti gli incentivi ai contratti a tempo determinato, con sgravi fiscali e tagli ai salari di ingresso, una vera e propria istigazione alla precarizzazione dei rapporti di lavoro.
L’anima nera dell’operazione è Franco Siddi, segretario generale dell’FNSI in quota Partito Democratico, che ha fatto di tutto per accelerare i tempi della trattativa che ha portato al si del sindacato al decreto governativo varato dal sottosegretario all’editoria Luca Lotti. Una fretta dettata dall’esigenza di tenere fuori pezzi importanti della categoria – molti dei quali si sono accorti di quanto stava accadendo a cose praticamente fatte – e di ridurre al minimo le possibilità che il dissenso interno potesse far saltare tutto.
Non solo l’Associazione Stampa Romana ha sparato a zero sull’accordo – definito ‘indecente trattativa’ – ma addirittura il mummificato Ordine dei Giornalisti, tramite il suo presidente Enzo Iacopino, ha parlato di «suicidio della Federazione Nazionale della Stampa» affermando che «Dopo la “morte” dei precari e dei freelance, ora tocca ai “garantiti”». Anche la sezione lombarda ha storto il naso, mentre l’associazione dell’Emilia Romagna ha bocciato l’accordo e quella Toscana ha chiesto una consultazione tra gli iscritti su salario d’ingresso ed “equo compenso”.
Ma è soprattutto tra i precari e dei freelance che corre la protesta, che finora si era limitata a qualche articolo e a numerosi tweet e post sui social network. Ma che ieri, in occasione della conferenza stampa di presentazione dell’accordo nella sede romana dell’FNSI, ha assunto toni assai più diretti e determinati.
Di fronte a una platea di ‘colleghi’ che chiedono spiegazioni e accusano il sindacato di aver svenduto i meno garantiti, il segretario Siddi perdo le staffe, alzato la voce, strepita contro le ‘polemiche sterili’. «È solo chiasso e rumore» sbraita tentando di delegittimare chi lo contesta: «Ho fatto un’analisi dei tweet e ho scoperto che sono fatti in gran parte da persone che non fanno i giornalisti, da mercanti di illusioni». Siddi taglia corto e afferma che siccome si tratta di una conferenza stampa e non di un’assemblea decide lui chi deve parlare, e basta.
Il video: http://video.repubblica.it/cronaca/fnsi-siddi-difende-il-contratto-e-litiga-con-il-coordinamento-freelance/170641/169130?ref=NRCT–2
I precari e i free lance in sala ribattono quanto già afferma una petizione online firmata finora da centinaia di esponenti dell’informazione. «L’accordo è iniquo e incostituzionale – si legge nell’appello – non esiste alcuna proporzione tra i lauti salari di chi è contrattualizzato con i 250 euro lordi mensili riconosciuti nell’accordo truffa. Dovrebbe preoccupare anche i giornalisti contrattualizzati. Per ora gli editori stanno scaricando la riduzione del costo del lavoro completamente sui precari; ma il prossimo passo riguarderà loro». Nel mirino di chi non gode di un contratto a tempo indeterminato c’è soprattutto il cosiddetto ‘equo compenso’. Secondo l’accordo raggiunto il 20 giugno tra la Fnsi e la Fieg (il sindacato degli editori) nel prossimo contratto nazionale dei giornalisti sarà inserito un tariffario per i giornalisti che lavorano come autonomi in un regime di “collaborazione coordinata e continuativa”. Le tariffe lorde minime stabilite vanno dai 250 euro ad articolo per i mensili, ai 67 euro per i periodici, dai 20,80 euro per i quotidiani, ai 6,25 euro per un lancio di agenzia o per una segnalazione sul web. Ma il tariffario stabilisce comunque una soglia minima di pubblicazioni all’anno e al mese al di sotto delle quali queste tariffe non valgono più.
È sfruttamento legalizzato» scrivono in una nota i coordinamenti dei free lance, «si tratta di cifre ben al di sotto dei minimi stabiliti da qualsiasi contratto collettivo nazionale, e dunque in contrasto con quanto stabilito nella legge 92/12, secondo la quale la retribuzione minima dei collaboratori deve corrispondere con quanto stabilito dalla contrattazione per i lavoratori dipendenti».
“Un contratto, appena siglato, che riduce i diritti di tutti, creando le condizioni per l’esplosione dei rapporti a termine – attacca il presidente dell’Ordine dei Giornalisti Iacopino – Una vita sotto ricatto permanente per tanti. Anche così si uccide la libertà di stampa e si comprimono i diritti dei cittadini ad avere una informazione libera”.
La contestazione non si limiterà ai social network o ad alcune domande ‘impertinenti’ durante la conferenza stampa di ieri. Per l’8 luglio alle 10 infatti i coordinamenti dei giornalisti precari e free-lance hanno indetto una protesta sotto la sede della Federazione Nazionale della Stampa italiana a Roma. Ha annunciato Maria Giovanna Faiella, membro freelance della commissione nazionale contratto Fnsi, prima della conferenza stampa di ieri: ”faremo un’assemblea il 5 luglio all’Orp di Roma, aperta a tutti i giornalisti per un nuovo sindacato e l’8 luglio una manifestazione sotto la Fnsi di tutti i precari e freelance di tutta Italia. Stiamo anche cercando di ricorrere al Tar e in caso anche alla Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo per impugnare sia l’equo compenso che il contratto”’.
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