“La candidatura sarà formalizzata subito dopo l’approvazione del bilancio comunale “, ha detto Alemanno. A seguire, sarà reso operativo “un comitato promotore” a cui spetterà avviare “la presentazione internazionale” del progetto. Secondo Alemanno Roma sente di «aver bisogno dei giochi» per poter «affrontare la modernizzazione», superare gli errori di programmazione del passato, riqualificare il patrimonio storico, artistico e culturale e trovare «la spinta economica necessaria per valorizzarsi in prospettiva futura». La campagna “diplomatica”, dunque, è già partita, come conferma il tono dei colloqui avuti a Tel Aviv con i promotori dei giochi ‘ebraici’ delle Maccabiadi. A sostegno del progetto olimpico capitolino, ha proseguito il sindaco, concorrono “motivi di carattere sia interno sia internazionale”. Alemanno ha pensato bene di approfittare di questa due giorni anche per avviare una collaborazione con Tel Aviv per lo sviluppo di sistemi di sicurezza contro la criminalità e prendere spunto dalle politiche israeliane per l’implementazione della raccolta differenziata.
Proprio sulla questione dello smaltimento dei rifiuti lo scorso anno il Forum Palestina e le reti per il boicottaggio di Israele denunciavano come il sistema israeliano Arrow Bio fosse fortemente sostenuto da importanti leader politici della Regione Lazio, dal Presidente della Provincia di Roma, l’esponente del PD Nicola Zingaretti, e dal sindaco di Roma. “Il punto è che il sistema Arrow Bio – denunciava il Forum Palestina – è semplicemente inapplicabile nel nostro Paese, in quanto incompatibile con le norme e le modalità di trattamento dei rifiuti vigenti non solo in Italia, ma in tutta l’Unione Europea”. “Perché tanto interesse – e tanti soldi buttati – per un progetto semplicemente inapplicabile? La risposta è semplice: perché il Paese produttore del sistema Arrow Bio si chiama Israele” denunciava la rete filopalestinese. “Il sostegno al sistema israeliano di smaltimento dei rifiuti non è altro, dunque, che l’ennesima marchetta che alcuni politici italiani – dell’uno e dell’altro schieramento – devono fare ad Israele, marchetta che andrebbe ad aggiungersi ai tanti accordi che il governo nazionale e gli enti locali hanno già in essere con Israele, dalla cooperazione militare al finanziamento della ricerca dual use israeliana” concludeva il comunicato del Forum Palestina. La mobilitazione del movimento di solidarietà con il popolo palestinese e degli ambientalisti è già stata in grado di fermare la presentazione del progetto Arrow Bio in Toscana e di bloccare negli anni scorsi un accordo sull’acqua tra ACEA e istituzioni israeliane.
La prossima settimana l’Aula Giulio Cesare dovrà discutere il riassetto della holding capitolina: «È uno strumento che nasce per esigenze di compensazione fiscale” ha detto Alemanno, che proprio sulla privatizzazione di Acea ha precisato di voler aspettare l’esito del rederendum. Mentre i lavoratori dei servizi comunali e delle aziende municipalizzate, insieme ai settori sociali per il diritto alla casa, ai servizi nei quartieri e contro le devastazioni ambientali, sono pronti a scendere oggi in piazza, per lo sciopero metropolitano, con il corteo che partirà alle 15,00 dal Colosseo al Campidoglio, gli attivisti della Campagna BDS contro l’economia e le politiche di guerra israeliane si preparano alla mobilitazione contro gli accordi che le istituzioni e gli enti locali italiani si ostinano a stringere con Israele.
Ascolta l’intervista realizzata da Radio Città Aperta:
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