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Napolitano impone l’elmetto a tutto il governo

La “mezza zampata” della Lega sembrava fatta: rientro di oltre duemila soldati, risparmi per 140 milioni di euro dalle missioni militari, intervento in Libia finanziato solo fino al 30 settembre. Ma nel tardo pomeriggio di ieri è arrivato il contrordine di Giorgio Napolitano: la riduzione dei contingenti è “solo un’ipotesi”, da “concordare con l’Onu e gli organismi internazionali” perchè “solo così possono essere effettive”. Nel giorno in cui il Carroccio sembrava aver strappato un’altra concessione a Berlusconi,  il Quirinale ha rimesso l’elmetto di guerra a tutto il governo, Lega inclusa.
Nessuna reazione ufficiale da parte della Lega all’intervento a gamba tesa del Capo dello Stato già palesatosi ieri l’altro con le decisioni del Consiglio Supremo della Difesa che aveva deciso che la guerra prosegue su tutti i fronti: Afghanistan e Libia soprattutto. Il ministro dell’interno Maroni si è trincerato dietro un “no comment”, mentre solo in conversazioni ufficiose i dirigenti leghisti trovano il coraggio di replicare: “Così è Napolitano che ci dichiara guerra”; “Non può essere il presidente della Repubblica a fare la politica del governo”. Del resto, il pensiero del Carroccio sull’argomento l’aveva esplicitato oggi in conferenza stampa il ministro Roberto Calderoli: “Il Consiglio Supremo di Difesa è un organo di indirizzo, quello deliberativo è il governo e poi il Parlamento”. E qualcuno rammenta il ruolo oltranzista di Napolitano nell’intervento militare in Libia, come ad esempio “l’aver ricevuto al Quirinale i rappresentanti dei ribelli libici”.

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